_______ IL NAVICORDO

San Giorgio Storia

 

Castel San Giorgio

San Gerardo Maiella nel 250° dalla morte

e centenario della Beatificazione

di Rocco Amendola

 

DAI _GIORNALI _ DELL' EPOCA

IL MATTINO DEL 17 APRILE 2005

 

CRONACHE 17 APRILE 2005

 

LA CITTA' 17 APRILE 2005

 

METROPOLIS 17 APRILE 2005

 

S. ALFONSO Periodico bimestrale ANNO XIX - 2005 N° 3

 

URNA DI SAN GERARDO

 

 

 

 

ESTRATTO DAL MATTINO DEL 17 APRILE 2005

PAGANI. IN FESTA LA CHIESA DELL’AGRO
Dopo 251 anni toma San Gerardo Le reliquie ospitate nella Basilica di Sant’Alfonso

LUCIA TROTTA
Pagani. Dopo 251 anni San Gerardo Maiella ritorna a Pa­ gani. Questa sera le sacre reli­ quie del Santo Protettore del­ le mamme e dei bambini, in occasione dell'Anno Gerardino, arrivano in processione nella cittadina dell'Agro per restare fino a mercoledì nella Basilica Pontifìcia di Sant'Al­ fonso Maria dei Liguori.


Alle 20.00, all'angolo tra Via Aufiero e Via D'Azeglio, nei pressi di un «altare» dedicato al Santo, saranno accolte le reliquie di San Gerardo. Da qui si procederà in processione fino alla Basilica. Per tre giorni saranno celebrate le SS. Messe con la recita del Santo Rosario meditato. Con la liturgia della parola le scuo­ le della città di ogni ordine e grado renderanno omaggio al Santo. Benedizioni particolari a mamme, bambini, anziani ed ammalati della città. Martedì alle 19.00 la S. Messa sarà presieduta da S.Ecc. Mons. Gioacchino Illiano e animata dalla Corale della Basilica. Alle 13.00 di mercoledì 20 poi, il saluto di commiato a San Gerardo.

Quella di Pagani è una delle prime tappe del pellegrinaggio della statua, con una insigne reliquia, che fino a settembre farà tappa nei luoghi visitati dal Santo durante la sua vita, in Campania, Puglia e Basilicata. A Pagani, San Gerardo manca dal 1754. In quell'anno venne chiamato da Sant'Alfonso (nella fotouna tela che ricorda l’episodio). Il dottore della chiesa, fondatore dell'ordine dei Redentoristi, richiamò a Pagani San Gerardo. Alla sua presenza lesse due lettere dove veniva accusato di una relazione disonesta con Nicoletta Cappucci, appartenente alla nobile famiglia presso la quale spesse volte veniva ospitato. La calunnia partiva dalle confessioni di una donna, Nerea Caggiano di Lacedonia, di fronte alle quali, però, San Gerardo taceva. Fu Sant'Alfonso a proibirgli ogni contatto con la gente di fuori e lo privò anche della Comunione.

" Figlio mio, perché non hai parlato?
Perché non hai pronunciato neppure
una parola per difendere la tua
innocenza ? "

In seguito, il suo comportamento sempre sereno, sempre ilare ed il pentimento della giovane di Lacedonia, convinsero il fondatore dell'ordine della sua innocenza. Per espresso ordine di Sant'Alfonso, fu trasferito a Materdomini e per la sua gioia avrebbe potuto fare la Comunione. Il Santo Patrono di Pagani scriveva: «L'accusa mossa a fratel Gerardo era un orrendo tessuto di calunnie fatte per istigazione diabolica».

Adesso dopo 251 anni, la città di Sant'Alfonso rende omaggio ad un grande Santo. L'anno Gerardino, come ricordato dall' indimenticabile Papa Giovanni Paolo II nel suo messaggio al Padre Generale dei Redentoristi, è una «occasione propizia per rin­ novare l'impegno personale e comunitario nel rispondere alle sfide attuali della evangelizzazione con la stessa prontezza e creatività di San Gerardo e di Sant'Alfonso». La città è pronta ad accoglierlo, e l'intera comunità dell'Agro nocerino attende per potergli rendere omaggio.

 

FOTOGRAFIE ORIGINALI DEL QUADRO

Per gentile concessione dei Padri Redentoristi

(Museo di Sant' Alfonso Pagani)

PRIMA CELLA DI SANT' ALFONSO A PAGANI

(Museo Alfonsiano)

 

MUSEO SANT' ALFONSO PAGANI

 

MUSEO SANT' ALFONSO PAGANI

 

APPROFONDIAMO_LA_VICENDA

(N.D.R.)

La vicenda " infamante " descritta nell'articolo del " Mattino " e vissuta da San Gerardo, era all' epoca, ma ancora oggi attuale, uno strumento molto usato per screditare l' operato di una persona e fare in modo di privarlo di ciò che lo rendeva " visibile " al popolo.

Anche S. Alfonso ha vissuto di questi attacchi, sia verso la sua persona ( accusato davanti al RE ) sia in maniera indiretta colpendo la sua confraternita ( vedi episodio della Casa di Villa degli Schiavi in provincia di Caserta ).

Si riportano per brevità i riferimenti di questi due episodi, ma la vita di S Alfonso ne è costellata, e tutti questi attacchi erano finalizzati alla chiusura delle " Case dei Redentoristi ".

DAL LIBRO DEL TANNOIA

 

DAL LIBRO DI PADRE BERTHE

 

. . . . . . . . Una rea femmina, che non aveva temuto di calunniare Alfonso e i suoi Confratelli dinanzi al popolo e dinanzi al giudice, morì con la lingua rosa dai vermi, e in tale stato di decomposizione che non le si potè amministrare il Santo Viatico. Negli ultimi momenti, tormentata dai rimorsi della sua coscienza, rientrò in sè stessa e confessò pubblicamente che le sue accuse non erano state se non un tessuto di calunnie. . . . . . . . . .

 

 

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