_______ IL NAVICORDO

Lanzara Storia

 

LANZARA_ RICORDO _DEL_

Rev.mo Mons. Gennaro Apostolico

Di Rocco Amendola e Gaetano Izzo

Una _Storia_ Nella _Storia

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Leggendo l' intervista di Don Gennaro fatta all' Avv. Raffaele Lanzara nel Giugno del 1945, dal titolo " Raffaele Lanzara ed il Fascismo ", mi ha colpito molto e mi ha fatto riflettere, la sua biografia, scritta all'inizio dell' intervista, come una sorta di premessa. Tale biografia è contenuta solo nella trascrizione dattiloscritta, non è invece contenuta nei fogli scritti a penna.

Quale significato dare a questa biografia che, mette bene in chiaro, fin dall' inizio dell'intervista, come una sorta di " dichiarazione ", qual è il " suo credo politico " considerando che il suo " Maestro " è stato Mons. Nicola Monterisi , ben conosciuto come il Vescovo che rifiutò di celebrare la messa di suffragio ad Italo Balbo nel trigesimo della sua morte avvenuta il 30 Giugno 1940.

Per consentire al lettore una immediata fruizione di questa biografia riportata nel capitolo " Scritti e Discorsi " la si ripete qui in appresso :

" Gennaro Apostolico, sacerdote e docente viene dalla Scuola di mons. Nicola Monterisi, l'arcivescovo di Salerno che si rifiutò di celebrare la messa in suffragio di Italo Balbo allorché il gerarca fascista cadde con il suo aereo colpito dalla contraerea... Non si sa quale contraerea sia stata.

Monterisi rifiutò la celebrazione perché Italo Balbo era stato uno dei principali artefici della barbara uccisione di don Giovanni Minzoni avvenuta il 24 agosto ad Argenta ad opera di squadracce fasciste.

Gennaro Apostolico è laureato in storia e filosofia, materia che ha insegnato per 40 anni dopo aver vinto un regolare concorso. È autore di molti articoli, di carattere diverso. E stato presidente del Rotary di Nocera e Agro. Ha pure insegnato presso il seminario arcivescovile di Salerno. Nell'agosto del 2004 è stato nominato cappellano del Papa. È nato nel 1928. "

Don Gennaro fece l' intervista nel Giugno 1945, ancora non aveva compiuto 18 anni, e ancora non era sacerdote, lo diventerà solo il 3 Settembre 1950.

La riflessione, che nasce spontanea, dalla lettura di questa breve " autobiografia ", è la seguente : " Don Gennaro separa marcatamente le due parti della biografia, sottolineando due concetti " ;

1) io sono un " Sacerdote " e provengo dalla scuola di " Monterisi " ;

2) io sono " Laureato in storia e Filosofia " ;

Perché ?

Ogni lettore formulerà la sua risposta a questo " Perché ", IL Navicordo non può che riportare la cronaca di questo episodio dell' uccisione di Don Minzoni ad opera dei Fascisti, che Don Gennaro cita nella sua premessa autobiografica, e può solo ripercorrere nei punti salienti la biografia di Mons. Nicola Monterisi, al fine di comprendere gli eventi .

Arcivescovo Nicola Monterisi

(Arcivescovo di Salerno dal 5 ottobre 1929 – 30 marzo 1944 deceduto)

 

Mons. Monterisi, il vescovo che aiutava i salernitani durante la seconda guerra mondiale

Nacque a Barletta il 21 maggio 1867. Frequentò il Ginnasio presso il Seminario Interdiocesano di Bisceglie (1881-1886) e il liceo presso il Seminario Vaticano (1886-1889). Negli anni 1889-1893 fu alunno dell'Almo collegio Capranica e studiò Filosofia e Teologia presso l'Università Gregoriana. Si laureò in Teologia dogmatica alla Gregoriana, in Diritto Canonico all'Apollinare e in Lettere presso la Regia Università di Roma. 

Fu ordinato sacerdote il 15 agosto 1893. Rientrato nella diocesi di Barletta insegnò Teologia nei seminari di Bari, Trani e Bisceglie fino al 1908.

Il 5 ottobre 1929 fu traslato nella sede primaziale di Salerno.

I suoi interventi ebbero eco in Italia e all'estero. La sua famosa lettera pastorale del 1917, “Nella guerra attuale benediciamo il Signore”, fu apprezzata da Papa Benedetto XV ed ebbe addirittura 10 edizioni in Italia, 2 in Francia e una negli Stati Uniti.

Allo scoppio della Seconda guerra mondiale non volle abbandonare mai la città di Salerno, neanche sotto i bombardamenti, e costrinse il suo clero diocesano a fare altrettanto.

Si oppose alle truppe del Comando Alleato che volevano requisire il Seminario Regionale. Per questo motivo il capo del Governo Italiano, Pietro Badoglio, mise in dubbio l'amor patrio di mons. Monterisi.

L'arcivescovo non esitò a rispondergli : “Non permetto che si metta in discussione la mia italianità; mi sento e sono più italiano del maresciallo Badoglio. Quando il popolo è rimasto solo e stremato dalle sofferenze della guerra io, vecchio di 76 anni, col mio clero sono rimasto al mio posto a conforto e sollievo della popolazione, mentre il maresciallo Badoglio è scappato a Pescara!”.

BIOGRAFIA COMPLETA DI MONS MONTERISI

 

Don Giovanni Minzoni

(Ravenna, 29 giugno o 1 luglio 1885 – Argenta, 23 agosto 1923)

Argenta Prov. di FERRARA

 

Alla morte del parroco di Argenta nel gennaio 1916, don Giovanni Minzoni fu designato a succedergli, ma nell'agosto successivo venne chiamato alle armi per prestare servizio nella prima guerra mondiale. Inizialmente operò in un ospedale militare di Ancona, ma successivamente chiese di essere inviato al fronte: vi giunse come tenente cappellano del 255º Reggimento Fanteria della Brigata Veneto. Durante la battaglia del solstizio sul Piave, dimostrò un coraggio tale da essere decorato sul campo con la medaglia d'Argento al Valor Militare.

«Instancabile nella sua missione pietosa di confortar feriti, di aiutare i morenti, durante il combattimento, impugnato il fucile e messosi alla testa di una pattuglia di arditi, si lanciava all'assalto contro un nucleo nemico, faceva numerosi prigionieri, e liberava due nostri militari di altro corpo precedentemente catturati»

 

Salettuol, 15 giugno 1918, Regio Decreto del 13 marzo 1924 in «Ministero della Guerra - Bollettino Ufficiale», Disp. 13ª del 21 marzo 1924, p. 740

 

( fonte del testo )

IL SOLDATO DIMENTICATO.

La storia di Giovanni Battista Faraldi

(Leucotea Edizioni Sanremo)

 

Molto toccante e impegnativo, pertanto si consiglia una lettura serena e voluta, è questo altro episodio che potete leggere dalla pagina del Diario di Don Minzoni

 

 

 

Don Minzoni  era un Assistente  Scout , aveva organizzato la gioventù  della  sua parrocchia  di  Argenta, organizzando opere sociali, e a tre mesi dal suo martirio aveva lanciato anche gli Esploratori, convinto che ai giovani bisognava presentare  degli  ideali grandi, generosi e forti.

i reparti di esploratori fondati da don Minzoni 

 

 

CORRIERE DELLA SERA 25 AGOSTO 1923

 

TRASCRIZIONE ARTICOLO DI GIORNALE

CORRIERE DELLA SERA 25 AGOSTO 1923

 

Un gravissimo fatto di sangue è avvenuto ieri ad Argenta. Verso le 23 l'arciprete don Giovanni Minzoni. di anni 38. uscito dal cinematografo insieme a certo Giovanni Bondanelli, si avviava verso la propria abitazione quando, giunto in una località un po' deserta, venne aggredito da due sconosciuti, uno dei quali gli assestava un terribile colpo di randello alla testa, ferendolo gravemente.

Il Bondanelli cercò di difendere il compagno, ma venne anch'egli bastonato e gettato a terra. Quindi gli sconosciuti, svoltala una stradicciuola, si dileguarono nel buio, per i campi. Intanto sopraggiungevano alcune persone che accompagnarono l'arciprete a casa, poiché sembrava il più grave, e il Bondanelli a curarsi in ospedale.

Un medico tosto arrivato al capezzale di don Minzoni constatò che il suo stato era gravissimo; e infatti, senza aver pronunciato parola, dopo un'ora di agonia il povero sacerdote moriva.

Da informazioni assunte nel paese si ritiene che il movente del delitto sia da ricercarsi in dissidi che da vario tempo esistevano tra don Minzoni, il quale era attivissimo organizzatore del giovani esploratori cattolici, e il gruppo dei giovani fascisti avanguardisti, I quali ultimi non potevano gareggiare coi primi, più numerosi e meglio organizzati di loro.

A suffragare tale supposizione si racconta che giorni sono un avanguardista schiaffeggiò un giovane esploratore cattolico. Ciò avrebbe inacerbito gli attriti già esistenti.

Appena diffusasi la notizia del grave delitto, si recarono sul posto tutte le autorità politiche, ecclesiastiche e di P. S. di Ravenna.

Il fiduciario dei fasci della provincia di Ferrara e alcuni giornalisti. Il sindaco, il fiduciario provinciale dei fasci e l'autorità ecclesiastica fecero affiggere manifesti di cordoglio per il delitto commesso, concordando tutti nel salutare la salma del giovane sacerdote ex-combattente, dichiarando di voler cooperare affinché siano consegnati alla giustizia gli assassini.

Don Giovanni Minzoni era persona stimata e ben voluta. Appena scoppiata la guerra, andò volontario cappellano militare. In una cruenta azione sul Carso, in mancanza di ufficiali, prese il comando di una compagnia di arditi e alla testa dei suoi uomini conquistò un'importante posizione, liberando numerosi prigionieri. Per questo valoroso atto si guadagnò la medaglia d'argento al valor militare. Era anche insignito della croce di guerra e di quella di cavaliere della Corona d' Italia.

Appena congedato, oltre al suo ministero aveva preso ad attendere con lena alla costituzione della sezione del giovani esploratori cattolici. Pur militando apertamente e combattivamente nel partito popolare, collaborava coi fascisti in alcune istituzioni e opere di beneficenza.

Le case e gli edifìci pubblici di Argenta hanno oggi esposto le bandiere abbrunate e i negozi sono stati chiusi. La salma di don Minzoni è stata esposta nello studio del defunto, trasformato in camera ardente. Per domani si preparano imponenti funerali, con l'intervento di tutte le autorità politiche, ecclesiastiche e fasciste.

Si assicura che la salma sarà trasportata a Ravenna per essere tumulata nella tomba di famiglia.

Da Ravenna intanto è segnalato uno strano caso di telepatia riferentesi al fatto di sangue di Argenta. Certo don Zannoni, di anni 85, cappellano della parrocchia di San Rocco. sita in Ravenna in sobborgo Fratti, da parecchi mesi in letto, nelle prime ore di stamane, prima che la notizia dell'assassinio fosse conosciuta a Ravenna, ha detto alla donna che lo vegliava: “ Hanno ammazzato don Giovanni. Lo hanno ammazzato in un cantone “.

La donna non ha dato importanza a queste parole, ma purtroppo più tardi è giunta l' impressionante notizia.

 

CORRIERE DELLA SERA 26 AGOSTO 1923

 

TRASCRIZIONE ARTICOLO DI GIORNALE

CORRIERE DELLA SERA 26 AGOSTO 1923

 

CORRIERE 26 AGOSTO

Ferrara. 25 agosto, notte.

Perdura ancora ad Argenta viva impressione per l'uccisione del cav. don Giovanni Minzoni. Unanimemente si ritiene che gli autori dell'assassinio siano fascisti e che per fine politico abbiano voluto infliggere al compianto sacerdote una lezione, andata senza dubbio oltre la volontà degli autori.

Il fiduciario politico dei fasci ha messo tutti gli elementi delle varie sezioni di Argenta a disposizione dell'autorità giudiziaria. la quale procede a un rapido e singolo esame di tutti i fascisti.

Si ritiene quindi che in seguito a simile provvedimento non sia possibile agli autori del delitto sfuggire alla identificazione.

In giornata sono stati eseguiti due arresti, quello del segretario del fascio di Argenta, geometra Garanti, e quello del seniore maestro Marani.

La salma dell'assassinato, vestita degli abiti talari con le decorazioni di guerra, è stata oggi esposta in chiesa, dove ha avuto luogo un ufficio funebre alla presenza di tutte le autorità e di una folla di cittadini. La famiglia dell'ucciso ha espresso il desiderio che i fascisti non siano rappresentati ai funerali.

I giovani cattolici e i popolari hanno stanotte stracciato tutti i manifesti della Federazione fascista.

L'elemento fascista, nonostante ciò, è abbastanza calmo.

L'autorità ha preso severe misure di ordine pubblico.

n.d.r.

Si avverte il " lettore " che quanto sopra riportato è solo la " cronaca " dei fatti accaduti.

Per trasformare la cronaca in Storia occorre che ci sia un percorso di " Studi Universitari Specialistici ", come quello effettuato da Don Gennaro.

 

Sempre e solo per il dovere e correttezza di " cronaca ", sfogliando i giornali per le ricerche , non può non evidenziarsi lo svolgimento di una " guerra civile " tra rivali politici, così come la cronaca quotidiana riporta.

 

 

MORTE DI ITALO BALBO

 

30 GIUGNO 1940

 

FUNERALI DI ITALO BALBO A TOBRUK

 

 

AVVISO DELLA MESSA DI SUFFRAGIO AD ITALO BALBO

 

 

 

 

IL RIFIUTO DI MONS MONTERISI

 

Come evidenzia Don Gennaro, Mons Nicola Monterisi si rifiutò apertamente di celebrare la messa di suffragio a Italo Balbo, nato a Ferrara, dove vi fu l' uccisione di Don Minzoni.

Di fatto, in tutti i suoi atti ed i suoi scritti Mons. Monterisi si manifesta autenticamente come Vescovo in tale visione di fede. Molti suoi atti coraggiosi sono stati riferiti dagli storici:  il rifiuto alla benedizione dei gagliardetti e delle sedi del partito fascista, il divieto di unire feste religiose e divertimenti organizzati dai civili, la resistenza alla cessione del Seminario al Governo Badoglio. Se cerchiamo le motivazioni di questi gesti, vediamo che esse furono tutte ispirate dal suo senso soprannaturale della funzione del Vescovo, in difesa cioè della Chiesa, della sua morale e dei suoi diritti. Vorrei ricordare l'episodio della sua opposizione alle leggi razziali; sulla base di un documento della Santa Sede, aveva pubblicato un'energica condanna di tali leggi, tanto da provocare un intervento del Ministero degli Interni, con minacce di sequestro ed altro; il Prefetto, preoccupato delle conseguenze, gli aveva raccomandato prudenza:  Mons. Monterisi non esitò a rispondergli che egli trattava questi argomenti non da politico ma da Vescovo, “nel modo difficile di essere banditore delle dottrine di Cristo”. Queste sue parole sono rivelatrici:  un Vescovo ha il dovere di usare, quando necessario, “il modo difficile di essere banditore delle dottrine di Cristo.

( fonte Arcidiocesi di Salerno )

 

Per Approfondimenti su Arcivescovo Nicola Monterisi si consiglia

THESAURUS ECCLESIARUM ITALIAE

RECENTIORIS AEVI

XII 7

Antonio Cestaro

Edizioni di Storia e Letteratura

( Roma 1996 )

 

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