_______ IL NAVICORDO

Lanzara Storia

 

LANZARA_ E _IL CULTO _DI _SAN BIAGIO

La Storia Tra Sacro e Profano

IL MARTIRIO DI SAN BIAGIO

( RACCONTO STORICO )

 

LA DATAZIONE DEL MARTIRIO DI SAN BIAGIO

( 307 - 323 )

E' questo l' arco temporale in cui la " Chiesa Romana " colloca il Martirio di San Biagio di Sebaste

( oggi la data consolidata è quella del 316 )

 

DALLA BIBLIOTHECA SANCTORUM VATICANA

( si legge )

L' opinione preferibile è per l' epoca di Licinio 307 - 323

 

LA DATAZIONE DEL MARTIRIO DI SAN BIAGIO

( 288 )

E' questa la datazione di " Jacopo della Varagine " nella sua opera dal titolo " La Leggenda Aurea " , scritta intorno al 1265, prima opera in assoluto, in cui vengono raccontate le Biografie di tutti i Santi.

( La trattazione completa completa è riportata a parte nel capitolo storia di San Biagio)

)

NEL GRAFICO SOTTOSTANTE LA COLLOCAZIONE TEMPORALE DEL MARTIRIO DI SAN BIAGIO DI SEBASTE SECONDO LE DUE FONTI CITATE

 

Tenendo presente che Diocleziano lascia il posto di Imperatore a Galerio nel 306, se fosse confermata la data del 307 l' Imperatore in carica sarebbe Galerio.

Pertanto, quando qualche fonte cita Diocleziano come periodo storico del martirio, probabilmente si fa riferimento all' Editto del 303 emesso da Diocleziano contro i Vescovi Cristiani, Editto voluto fortemente da Galerio, che, succeduto a Diocleziano nel 306 appena tre anni dopo l' emanazione di tale Editto, modificherà le sue convinzioni anticristiane, al punto tale che tra il 310 ed il 311 sottoscriverà l' Editto di Serdica.

Ma allora se Galerio non nutre tutto quest' odio per i Cristiani, quali sono i motivi che lo hanno spinto a chiedere insistentemente a Diocleziano l' emanazione di tale editto ?

La risposta a questo quesito è tutta contenuta nella storia completa relativa alla promulgazione dell' Editto di Diocleziano (303), che, se non avete già letto nella trattazione precedente, quella relativa agli imperatori, viene qui di nuovo proposto.

 

SOTTO LA CARTINA DEI LUOGHI DELL' IMPERO ROMANO DESCRITTI

IN ROSSO I NOMI DELLE ANTICHE CITTA' DELL' IMPERO ROMANO

IN NERO IL NOME DELLE STESSE CITTA' OGGI 2023

 

DISTANZA SEBASTE CESAREA

( a Cesarea sarà Vescovo San Basilio )

 

IL MONTE ARGEO DOVE SI RIFUGIO' SAN BIAGIO A 160 Km DA SEBASTE

 

MOTIVI_DEL_ MARTIRIO_ DI_ SAN _BIAGIO

TESI_DI _LICINIO _IMPERATORE

Prima di parlare dei motivi del martirio di San Biagio, occorre dimostrare la tesi che il Martirio sia avvenuto proprio sotto Licinio, quindi con datazione successiva al 313, data in cui Licinio diventa Imperatore d' Oriente.

Analizziamo l' Editto di Diocleziano del 303, questo Editto fu voluto in maniera forte da Galerio, genero di Diocleziano per aver sposato sua figlia Valeria, tanto che Diocleziano all' inizio era titubante, fu solo a seguito della consultazione dell' Oracolo di Apollo che sottoscrisse l' Editto.

Come si evince dalla storia completa sull' Editto, erano " accaduti fatti nuovi ", sempre più frequenti gli ammutinamenti e le richieste di soldati Romani con fede cristiana, lotte interne sempre più violente, tra diverse fedi religiose professate dalle comunità, " delle lotte tra le varie sette « eretiche » ed antiereticali " (*) (Cap. IV, § 5).

Tutto ciò costituiva un enorme problema per l' amministrazione dello Stato Romano che necessitava innanzitutto della fedeltà dell' esercito. Diocleziano stesso infatti, stava cercando di modificarne l' ordinamento.

Altro problema, non secondario, le liti interne alle famiglie Romane stesse : " (ad es. dalla propria genitrice, verisimilmente in lotta colla nuora Valeria, cristianeggiante, e con la madre di costei Prisca, moglie di Diocleziano; dal governatore della Bitinia, Hierocle Sossiano, — così avverso ai Cristiani, che appresso scriverà contro di loro due libri , — e da un mago di nome Theotecne) " (*).

(*) Fonte : Luigi Pareti - UTET Storia Romana 1962 Vol. VI pag. 187

FORMULAZIONE DELL' EDITTO

( fonte Eusebio di Cesarea )

Eusebio, Storia ecclesiastica, 8,2,4

Era il diciannovesimo anno del regno di Diocleziano, il mese di didstro, che i Romani chiamano marzo, nel quale, mentre si avvicinava la festa della passione del Salvatore, fu emanato ovunque un editto dell'imperatore che ordinava non solo di radere al suolo le chiese, ma di distruggere le Scritture con il fuoco e proclamava inoltre che quanti occupavano delle cariche fossero destituiti e i membri della casa fossero privati della libertà se avessero persistito nella professione del cristianesimo.

Questo fu il primo provvedimento contro di noi, ma poco dopo ne apparvero altri che ordinavano per prima cosa di imcarcerare tutti i capi delle chiese di ogni luogo, poi di costringerli con ogni mezzo a sacrificare.

Come si può vedere dal contenuto dell' Editto, quella di sopra è una trascrizione di Eusebio di Cesarea, esso era indirizzato a limitare ed arginare la " Diffusione del Cristianesimo ", che destava non poche preoccupazioni in ambiente politico Romano .

Se, assumiamo valide le asserzioni di Eusebio quando dice : " ma poco dopo ne apparvero altri che ordinavano per prima cosa di incarcerare tutti i capi delle chiese di ogni luogo, poi di costringerli con ogni mezzo a sacrificare ".

Incrociando queste affermazioni con la dettagliata ricostruzione storica di Luigi Pareti, dove si capisce che in realtà non ci furono " Editti Aggiuntivi " a quello del 303, ma solo delle " postille aggiunte ", introdotte per reprimere altri e nuovi episodi, di insubordinazione allo Stato Romano.

Da quest' ultimo passaggio si capisce quindi, che l' Editto mirava principalmente alla sottomissione dei Vescovi, al loro " annientamento istituzionale " , per dare un esempio forte, ai soldati Romani che chiedevano deroghe in merito ai loro giuramenti di fedeltà all' Impero.

Ovviamente il mancato rispetto di quanto previsto dall' Editto, avrebbe poi, eventualmente portato all' annientamento non solo " Religioso e Politico " ma anche " fisico ".

Se fosse vera la motivazione della fuga di San Biagio sul Monte Argèo, scaturita dai contenuti dell' Editto, fuga per sottrarsi alla richiesta di " effettuare sacrifici propiziatori pagani ", questa, sarebbe stata già una vittoria da parte dei Romani, che avrebbero in tal modo risolto il problema delle " predicazioni e degli orientamenti politici " del Vescovo, dannose all' immagine stessa dell' Impero.

Questa tesi di colpire i Vescovi per " disperdere " il popolo, che si ritrovava unito sotto le sue indicazioni, viene ripreso anche nel lavoro di F. Hendrichs :

F. Hendrichs S. I . - 1933 ( pag 52 )

Togli il Pastore supremo e l' armonia sparisce, l' ordine è turbato, la Chiesa è dispersa in mezzo ai popoli, i suoi membri sono diventati individui abbandonati a loro stessi. Se un forte legame non avesse stretto insieme questo corpo, se Pietro ed i suoi successori non avessero conservato tutto nella unità, si sarebbe veduta la Comunità dei fedeli divisa, sminuzzata in tante associazioni autonome .

(n.d.r.)

Si ricorda al lettore che la famosa frase :

" divide   et   impera "

il cui significato è abbastanza semplice da comprendere, era stata già pronunciata da Filippo II di Macedonia ( n. 382 avanti Cristo circa - m. Ege 336 avanti Cristo ), quindi con ben 600 anni di anticipo su quelle che poi saranno le strategie Romane in Asia Minore, ma anche di molti altri Regnanti in epoche successive ( Luigi XI di Francia 1423 - 1483 ; usava dire  " diviser pour régner " ).

Perché allora rincorrere un nemico che ormai non esiste più ?

Perché cercare a tutti i costi un Vescovo la cui Chiesa è stata distrutta ?

Perché disperdere risorse ed energie quando ormai hanno già vinto ?

 

L' EDITTO VIENE PROMULGATO A NICOMEDIA

( Nicomedia dista circa 800 Km da Sebaste )

 

ESTRATTO DALLA TRATTAZIONE COMPLETA

( fonte Luigi Pareti U.T.E.T. - Pag. 188 )

L'editto doveva essere esposto, in Nicomedia , il 24 febbraio 303 , ma già il giorno prima — dicesi su ordine di Galerio — sarebbe stata abbattuta la chiesa principale della città , sorgente su di un colle presso il palazzo imperiale, ardendovi i libri sacri, e predando gli oggetti preziosi : Diocleziano si sarebbe opposto a che la Chiesa fosse incendiata, ma solo per non porre a repentaglio la città stessa.

L'atto inconsulto di un cristiano, il quale strappò una copia affìssa dell'editto , lo portò ad esser condannato all'arsione , come scaduto ad « humilior », ma non potè aver conseguenze per l'intera comunità cristiana ; quando però scoppiò un incendio nel palazzo imperiale, di cui furono accusati i Cristiani — sia ch'esso fosse fortuito , sia dovuto veramente a qualche cristiano, sia fatto appiccare, come insinua Lattanzio, da Galerio stesso, — Diocleziano si adirò, ordinando processi e torture.

Guardando la cartina sottostante, in cui si vede che la distanza del Monte Argèo da Sebaste è di circa 160 Km, si capisce che pur volendo rispettare alla lettera l' Editto ed il suo contenuto, qui c'è una vera e propria caccia al " nemico vinto " .

Se questo comportamento dei Romani fosse vero, significa che volendo fare altrettanto con altri Vescovi che sicuramente si sono messi in salvo come San Biagio, sarebbero occorse svariate Legioni di soldati considerando la vastità del territorio di ricerca.

IL MONTE ARGE'O DISTA CIRCA 160 Km DA SEBASTE

Inverosimile è anche lo " Sterminio di tutti i Vescovi ", come conseguenza dell' applicazione dell' Editto, per tutti coloro che si fossero rifiutati di " sacrificare ", cioè di rinnegare il Cristianesimo, storicamente non vi sono tracce di questo sterminio di massa.

Non si trovano tracce di questa intera ecatombe nella stessa opera di Eusebio di Cesarea dal titolo " Historia Ecclesiastica " .

PIU' ATTENDIBILE INVECE QUESTA OSSERVAZIONE

( fonte Luigi Pareti U.T.E.T. - Pag. 188 )

" Vero è, che dopo alcuni giorni di sfogo bestiale , si tornò all'esecuzione fedele dell'editto, colpendo i Cristiani , che non abiuravano, di morte civile e non fìsica . "

Se si guarda di nuovo il grafico sopra riportato, si evince che questa " rabbia sfociata nell' Editto del 303 ", si stava attenuando, come infatti avverrà di li a poco nel 310, e addirittura nell' editto che ne scaturirà verrà sancita la " restituzione gratuita " dei beni confiscati ai cristiani.

( n.d.r. )

Se i Romani avessero adottato una politica persecutoria, mirata all' annientamento della Religione Cristiana, non avrebbero certamente consentito che questi ultimi, avessero e mantenessero il pieno possesso delle loro " proprietà ", con conseguente potere economico nella società civile del popolo conquistato.

 

Inoltre, si tenga presente, che questi editti non hanno mai avuto un' applicazione uniforme in tutto il terrirorio dell' impero, comi si legge anche nella trattazione dell' Editto completa.

Alla luce di queste considerazioni, risulta invece più plausibile la datazione del Martirio di San Biagio sotto Licinio, quindi nel 316, per le considerazioni che andrò ad esporre, ed alla luce di tutto quanto è emerso su San Biagio e sulle sue origini.

 

MARTIRIO SOTTO LICINIO

Come si è visto nella Storia degli Imperatori Romani, nel 313 con l' Editto di Milano, Licinio diventa cognato di Costantino sposando sua sorella.

E' un momento storico per l' Impero Romano, che lo vede adesso diviso in due parti, l' Impero d' Oriente, comandato da Licinio, e l' Impero d' Occidente sotto la guida di Costantino.

La figura di Licinio, come risulta dall' analisi storica, è quella di un uomo cattivo ed ambizioso ( sia da fonti cristiane che da fonti pagane ) , quindi nonostante il legame familiare che lo lega a Costantino, non disdegna di trovare pretesti, anche futili, su cui imperniare conflitti e liti con suo cognato, finalizzati ad ampliare il suo potere ed allargare il dominio su altri territori.

Chiarito questo punto, che emerge dalla storia, e le cui conseguenze saranno disastrose per lo stesso Licinio (verrà infatti giustiziato da Costantino), vediamo come potrebbero essersi svolti i fatti in merito al Martirio di San Biagio.

Ricordando che la figura del Vescovo in questo periodo storico dei primi secoli, non è solo quella di " religioso " in senso stretto, ma anche quello di amministratore di beni, siano essi immobili, come chiese, terreni, sia monetari, ma soprattutto fanno da " guida politica " per il popolo, che culturalmente non è per niente istruito.

Come raccontato da qualche autore, sembrerebbe che a seguito di conflitti interni alla comunità di Sebaste, conflitti tra fedi religiose diverse, qualcuno denunciò ad Agricolao, preside (procuratore) della città, che San Biagio aveva preferenze politiche per Costantino.

Nel frattempo, prima che Agricolao potesse informarne Licinio, San Biagio fu messo al corrente della denuncia e prima ancora che potesse scattare qualche forma di vendetta da parte di Licinio, si allontanò da Sebaste rifugiandosi in una grotta sul Monte Argéo.

La vendetta di Licinio non dovette tardare molto, perché sempre con l' aiuto di qualche " informatore ", ma se vogliamo essere più espliciti possiamo parlare di " traditore " , San Biagio fu fatto prigioniero (qualcuno rivelò il nascondiglio del Santo ) , e come da consuetudine della prassi Romana, prima fu condotto in carcere, e successivamente soggetto ad interrogatorio con successiva condanna.

(n.d.r.)

E' quest' ultima un' ipotesi più verosimile, perché consente di spiegare alcuni aspetti della vicenda, quale la " fuga temporanea " per motivi di opportunità, quindi di aspettare gli sviluppi della denuncia subita, e non " l' abbandono della propria chiesa e della comunità " per evitare di rinnegare la propria fede cristiana secondo quanto contenuto nell' Editto di Diocleziano.

Gli stessi traditori, porteranno poi informazioni ad Agricolao per la cattura di San Biagio, con gli sviluppi che ne conseguiranno.

L' analisi da me fatta è frutto di considerazioni storiche circostanziate, che coincidono con tesi proveniente da " racconti " Armeni tramandati nel corso dei secoli, in cui il " tradimento " di San Biagio e la sua denuncia ad Agricolao, sono alla base del Martirio.

Attenzione ! - Nella trattazione in Croato della denuncia a San Biagio, si legge che San Biagio si rifugiò in una grotta " vicino Sebaste ", non sul " Monte Argèo " . Questa ipotesi è suffragata dal fatto che il Monte Argèo è distanti 160 Km da Sebaste, quindi il " racconto " proveniente da questa fonte Croata, più vicina ai luoghi reali dove visse San Biagio, risulta essere più attendibile.

(n.d.r.)

Con il termine " vicina " vuole intendersi non la vicinanza geografica, ma la vicinanza di flusso di informazioni prodotto dai traffici commerciali esistenti con le aree dell' Armenia Minor.

Il resto del racconto, strutturato dai diversi autori sulla prassi " giuridico storica " Romana, sarà riportato integralmente alla fine del presente capitolo.

Questi racconti, scritti da diversi autori, che nello spirito di " enfatizzazione " del Martirio del Santo, risulternno arricchiti di dettagli, privi però di riferimenti storici circostanziati, ma conformi al comportamento storico dell' epoca, cioè come prevedevano le leggi Romane nell' amministrazione della giustizia.

Rimarrà infine l' ultima domanda,

di questa avvincente storia sul Martirio di San Biagio :

 

Perché San Biagio viene lasciato solo, sia nel Martirio, sia nel ricordo ufficiale da parte della Chiesa Romana ?

Forse perchè San Biagio è di origini Armene, e quindi per la Chiesa Romana è una figura di second' ordine ?

Si ricorda al lettore che San Biagio è inserito quasi subito nel Sinassario Armeno come martire di prima classe, sarà inserito invece nel Martirologio Romano nel 1584.

INOLTRE

Perchè San Basilio il Grande, parlando del culto dei Martiri e del loro martirio, scrive omelie sui 40 Martiri di Sebaste del 320 e non fa nessuna menzione di San Biagio martirizzato nel 316, cioè solo quattro anni prima ?

Quest' ultimo quesito, da me formulato in forma ufficiale anche in sedi Universitarie, non ha trovato però risposta diretta.

Il motivo della mancanza di risposta al quesito formulato, è da ricercare nella mancanza di studi approfonditi specifici sulla questione, studi fino ad ora non effettuati per il loro interesse più specifico su San Biagio, che non consentono allo " Storico " in ambienti Universitari, di rispondere in maniera esaustiva a quanto da me chiesto.

Tuttavia però, se leggiamo il lavoro di ricerca fatto presso l' Università di Bari, presso l' Istituto di Studi Classici Cristiani, dal titolo : " Basilio di Cesarea e il Culto dei Martiri nel IV secolo - Scrittura e Tradizione ; ebbene, dall' esame di questo lavoro, emergono in maniera indiretta le motivazioni formulate nel quesito e qui di seguito sintetizzate.

San Basilio cerca, con l'esaltazione del Martirio di alcuni Martiri, scelti opportunamente, di " enfatizzare " il " Cristianesimo Biblico ".

San Biagio, " Martire Armeno " e anche Cristiano, è al di fuori di questo " progetto ", pertanto la citazione del suo martirio non rientra nei canoni delle omelie scritte da San Basilio.

Inoltre, le conflittualità tra " Chiese " , non è secondaria come motivazione, conflittualità, che sono proseguite e si sono accentuate poi, giungendo nel 451 con Concilio di Calcedonia al primo scisma ( appena 135 anni dopo la morte di San Biagio ) .

Con l'antica Chiesa di Armenia esisteva un contenzioso cristologico risalente al Concilio di Calcedonia (451), cioè ad oltre 1500 anni fa. Incomprensioni teologiche, difficoltà linguistiche, diversità culturali avevano per tutti questi secoli impedito un vero dialogo. "

(n.d.r.)

Ovviamente le mie considerazioni sono di tipo personale e non certamente storiche, sono però della considerazioni che chiunque può verificare o approfondire, sulla base delle fonti da me citate e consultate, che se pur condotte con finalità diverse, fanno emergere delle informazioni trasversali sulla questione da me evidenziata, che probabilmente fino ad ora non ha mai interessato nessuno nello specifico.

(n.d.r)

Attualmente la Diocesi di Sebaste è sede vacante

 

IL MARTIRIO SECONDO DIVERSI AUTORI

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