_______ IL NAVICORDO

Storia

IL Catasto Antico della Terra di San Giorgio

Di Gaetano Izzo

INTRODUZIONE


Il catasto è l’inventario dei beni, oggi soltanto immobili (catasto terreni e catasto fabbricati), ai fini fiscali. L’Ufficio che ne cura la conservazione e l’aggiornamento era detto Ufficio Tecnico Erariale (U.T.E.), oggi denominato Agenzia del Territorio ed è a livello provinciale, perché ha la competenza in tale ambito, ed è alle dirette dipendenze del Ministero dell’Economia e Finanze.
La sua origine è antichissima: gli Egiziani ne dovettero creare uno per la esatta individuazione delle proprietà, allorché il fiume Nilo con le periodiche inondazioni, col deposito del limo che fecondava i campi, ne cancellava ogni elemento atto a riconoscerle.
Anche gli Etruschi, in Italia, ebbero un catasto.
E’ da ricordare, poi, che le scritture catastali non hanno necessariamente carattere probatorio, ossia non stabiliscono legalmente il diritto di proprietà sui medesimi immobili, per cui costituiscono una presunzione di proprietà, che solo una prova contraria ne può stabilire i veri possessori dei diritti reali di proprietà.
A tal fine occorrono atti notarili dei legittimi proprietari interessati, necessari per le c.d. volture catastali, che possono avvenire anche da sentenze di usucapione.
Sovente mancano tali rogiti all’Agenzia del Territorio, per cui gli Enti impostori ripetono le imposte da persone non in possesso dei diritti reali di proprietà, ma riportate, con quote o meno, meramente figurative. E ciò crea un fastidioso disservizio.
Ora l’assetto catastale provinciale e a livello nazionale è tutto «on line» con enorme vantaggio pratico per tutta l’utenza, non più costretta, per ogni tipo di visura, a recarsi presso le varie Agenzie del Territorio.
Il Web ha dato inizio ad una nuova era, cominciata il 12 marzo 1989, allorché Tim Bemers-Lee, insieme al ricercatore Robert Cailliau gettò al CERN le basi del World Wide Web. Sono semplicemente impensabili le continue novità applicative della RETE.
Il CERN è l’«Organizzazione Europea (già Consiglio Europeo) per la Ricerca Nucleare»
E’ il più grande centro di ricerca del mondo, istituito nel 1954, con laboratori a Ginevra su di una 80a di ettari, poco più della metà dei quali in Svizzera e il resto in Francia.
[ catasto: dal greco bizantino Katàstichon= registro riga per riga].

 

PREFAZIONE


Nell’annol991 curammo, in proprio, un opuscolo dal titolo ”Catasto della Terra di Sangiorgio A.D.1594”e la ventura di rinvenire successivamente, presso l’Archivio di Stato di Napoli, una preziosa fonte di notizie in merito, ci ha indotto ad una dettagliata rivisitazione dell’argomento, che riveste notevole interesse storico locale.
Tale ritrovamento è nella documentazione di un giudizio, svoltosi alla metà del 1700, tra Tallora Barone di S. Giorgio, Andrea Sarno-Prignano, e il Principe di Avellino, Francesco Caracciolo, circa l’esatta numerazione dei “fuochi” della Università di Sanseverino e di quella di S.Giorgio.
Quando fu istruito il processo, venne allegato al fascicolo procedurale il catasto anno 1594 di S. Giorgio, conservato presso la Università e salvato così anche dalle ingiurie del tempo.
All’epoca 1991, si ebbe l’accortezza di fotografare le pagine di detto catasto 1594, ora conservato presso TArchivio di Stato di Napoli (busta numerata n° 10930 col titolo Giustizia Pandetta corrente). Il prezioso documento non è più consultabile, perché si frammenta tra le dita all’apertura della busta in cui è racchiuso.
Lo scopo della rivisitazione dell’opuscolo 1991, alla luce del ritrovamento delle notizie del catasto 1594, è quello di una panoramica storica sulla società del Comune di Castel San Giorgio nel 1600 con tutte le sue attività economiche, agricole, artigianali, commiste tra loro. Utile in proposito è anche la consultazione dei registri sullo stato delle anime delle parrocchie, come pure quella dei protocolli notarili.
Il presente lavoro ha l’ambizione di procedere ad una disamina generale del contesto socio-economico del Comune di Castel San Giorgio nell’anno 1594.
Occorre, infine, ricordare che, all’epoca, il catasto costituiva la descrizione di tutti gli averi mobili e immobili, crediti e proventi della persona interessata e non si limitava solo a quella dei beni immobili.
Nel catasto 1594, esibito nel giudizio tra il Barone e il Principe, a prova dei confini tra le due Università di Sangiorgio e Sanseverino, non figurano i casali delle attuali c.d. frazioni inferiori del Comune di Castel San Giorgio per aggregazioni o disaggregazioni non coeve.
Le frazioni inferiori solo dopo l’anno 1820 vi furono aggregate, mentre il casale di Piro e porzione di Piazza del Galdo passarono al Comune di Mercato San Severino.
Per la storicità, ricordiamo che hanno fatto parte del Comune di Roccapiemonte, fin dalla metà del 1400, porzioni della frazione di Fimiani e della frazione Lanzara(lato contiguo alla chiesa di S. Biagio con inizio dal palazzo Lanzara, di confine con la zona Pantrice).
Ai Principi di Sanseverino fu tolto il feudo di Rocca, perché partigiani degli Angioini rimasti sconfitti nella guerra contro gli Aragonesi per il dominio dell’Italia Meridionale e Sicilia.
I restanti sono stati sempre casali dello Stato di Sanseverino.

 

L’ANTICO CATASTO DELL’ANNO 1594 DELLA TERRA DI SANGIORGIO


Il catasto in questione era costituito da una prima parte, elaborata nell’anno 1593 e pubblicata nell’anno 1594; comprendeva l’elenco dei capifamiglia residenti e possessori di beni; la seconda parte, invece, era l’elenco dei forestieri possessori di beni, ma non residenti nell’università. Fu pubblicato sotto la data del 29 agostol613.
Era dettagliato per ogni singolo casale, con la indicazione delle generalità e dei mestieri di tutti i capifamiglia residenti e possessori di casa o di un appezzamento di terreno e di quelle dei figli maggiorenni (prima parte) e dei non residenti possessori di case o terreni (seconda parte).
Con la consultazione dei ”registri delle anime” delle parrocchie dei vari casali (S. Maria a Favore, SS. Salvatore, S. Barbara, S. Maria delle Grazie, e di S. Croce) si può ricavare la consistenza completa dei “fuochi”( ossia delle varie famiglie). Il fuoco, che S. Francesco nel “Cantico delle creature” dice: « Ed elio è bello e jocundo et robustoso et forte», era il simbolo del nucleo familiare. Il Poverello di Assisi lo chiama “Frate Foco”.
Le numerazioni dei “fuochi” erano conservate nella Regia Camera della Sommaria di Napoli, documenti andati distrutti dagli eventi bellici del 1940-1945.
Fu possibile riprodurre la numerazione dei “fuochi” della frazione Torello dell’anno 1596 e si riferiva ai cittadini della frazione, che facevano parte dell’università di S. Giorgio, e non a quelli non residenti di Sanseverino.
Lo stato delle anime dell’anno 1601 della parrocchia di S. Barbara di detta frazione Torello, riportato in appendice al presente lavoro, è l’unico dei pochi rinvenuti nell’Archivio Diocesano di Salerno.
I dati sono attendibili, perché poco posteriori all’anno 1594, e non alterano il quadro delle attività soc io-economiche di riferimento.
La trascrizione è integrale e completa delle annotazioni fatte nei vari anni. Riveste particolare rilievo quella del 22 maggio 1667 circa una proprietà del barone Ottavio de Sanctis e del successore Orazio de Sanctis trasferita a Minico de Giptio, che probabilmente la utilizzò fino a verso la fine del 1600.
Vengono riportati tutti gli appezzamenti di terreno con i dati della loro estensione, riferita all’unità di misura della «quartoIella», che corrispondeva alla decima parte del moggio, nonché i nomi dei proprietari confinanti, l’indicazione della località, la qualità di territorio e produzione, come vino, castagne, noci e ghiande(cerque).
Interessante è la classificazione dei territori in:
- terreno de mita (adacquatori, seminatori ed in parte vitati e in parte arbustati); di proprietà del barone o di nobili famiglie e detti terreni burgensatici, perché di origine feudale;

- terreno di terzo (adatti al solo prodotto di vino "terrazzi o lemmiti” o seminatori, arbustati e vigneti) con tale denominazione erano di assoluta proprietà di privati e costituivano i beni allodiali, ossia di pieno possesso;
- terreno di quarto (montagne cedue querciali o selvagge per uso di fascine e carboni);
-terreno di quinto (boschi selvaggi atti al solo pascolo e produzione di mortella).
La pianta dell’anno 1813 di S. Giorgio e sua descrizione è un buon punto di riferimento per la sopraddetta classificazione.
Pur di duecento anni posteriore, essa contiene i medesimi dati del catasto del 1594 ed è riportata, qui, in appendice col titolo “ Carta topografica del comune di S. Giorgio, e suoi villaggi adiacenti colla rispettiva dimensione dei fondi nella diversa specie di coltura a cui sono addetti”.
La tavola evidenzia per ogni casale il tipo delle attività svolte, collegate -forse - alla natura del luogo e alla sua esposizione geografica.
Ancora oggi, le varie frazioni del Comune vengono ricordate per gli antichi mestieri che vi si praticavano, pur con le mutate odierne condizioni socio - politiche - economiche.
Al casale del Praio (attuale Capo luogo del Comune) la maggior parte degli abitanti - fino agli anni 80 del secolo scorso - erano artigiani, commercianti e professionisti (come vaticale, barbiere, speziale etc.). Notevole importanza rivestiva per essere sito nell’antico asse viario romano di comunicazione con l’agro nocerino, l’alta valle del Sarno, con Napoli, con Salerno (l’antica Irnum) fino alle Calabrie, nonché all’Irpinia (terra del lupi) e alle Puglie (l’antica Capitanata dei dauni).
Nell’ambito di un medesimo nucleo familiare si registrano mestieri diversi non solo, ma anche titoli onorifici come Magnifico (titolo di prestigio anche se inferiore a quello di Cavaliere e Barone) o il cognomen “ de Claro” (trasformato in De Caro), dovuto e riferito alla erudizione o alla capacità professionale del soggetto interessato.
Nei casali di Campomanfoli (Manfoli), Ayello e Torello primeggiavano i braccianti, mentre a S. Maria a Favaie (oggi Favore) e Piro gli ortolani e braccianti.
E da ricordare, poi, ai fini dell’assetto generale delle attività lavorative, che il contadino del casale era spesso artigiano, perché, nei tempi morti del lavoro dei campi, si dedicava a confezionare attrezzi e panieri, che rivendeva e che le mogli si dedicavano al ricamo, alla tessitura, alla confezione di conserve alimentari, al commercio al minuto, senza trascurare le peculiari faccende domestiche.

 

Descrizioni dei confini della Terra di San Giorgio nell’anno 1668

In primis mi sono conferito nella suddetta terra di San ' Giorgio, quale resiede soppra la Citta di Nocera de Pagani che si possedè per il suddetto Sig.r Andrea Prignano, che fu del
quondam Barone Horatio de Sanctis, divisa in sette casali, cioè la Piazza di Santo Giorgio, Santa Croce, Cortedomina, Campomansoli, Ayello, S.ta Maria àfavoris, et il casal di Piro,
non ci sono muraglie a torno, ma sono tutti aperti, tienimo di circonferenza di territorij, tra montagne territorij seminatorij, et arbusti dè miglia sei in circa le dette montagne sono parte d'esse demaniali, e parte à patronato, con alberi di cerque, e castagni, con pochi piedi di olive, e pascoli per animali, confina detta terra, e suoi casali verso mezzo giorno con la terra della Rocca Pimonte e stato di Santo Severino da due terze di miglio, verso ponente similmente confina con detta Rocca e Stato di Santo Severino,ver so tramontana confina con la terra di detto Stato et con il casale di Torello, cioè Siano, da un miglio, e Torello un terzo di miglio, confina anco con la parte di Levante con detto Stato di S.to Severino, e la costarella, di mezzo miglio, dalla Citta di Nocera de Pagani, da miglia quattro in circa, dalla Città di Salerno, dove risiede la Regia Udienza Provinciale da miglia diece in circa, et dalla Città di Napoli miglia venti quattro in circa, conforme dal ultima numerazione sta numerata per fuochi cento novanta tre, vi sono amine di conmunione al numero di cinque cento, et allievo puoritio al numero di trecento venti, risiede il Corpo di detta terra di Sancto Giorgio, seù la Piazza accosto la falda della montagna nominata del castello, il quale sta situato sopra la sommità di essa al presente diruto, et inabitabile, viene detta terra, e suoi casali cirdondati da montagne verso mezzo giorno demaniali del Università di detta terra, et la montagna dell'Angelo nella sommità di essa vi è una chiesa sotto il titolo di Santo Michele Arcangelo dove risiedono due eremiti = li territorij piani sono futi fruttiferi, e producono tutte sorti di vittovaglie, e viti nascono nelli territori arbustati, in quanto la racolta del grano non sono bastati per il vitto de cittadini di detta terra, grani d'india, orgi, et altre legume se ne fa con avanzo, et la smaltiscono per le terre, è citta convicine, le olive che sono nelle dette montagne producono pochissimo frutto, vi è l'abundantia di acque Sorgenti, quale scaturiscono, tanto nelle strade, quanto dentro a territorij, e fra altre nel habitato del casal di Piro, in tempo d'inverno, è parte dell'estate, le quale acque producono mal aria in tempo d'estate, et in detto tempo vi sono molti i malati, questo è nel tempo della sorte di detta acque fra gli anni sette, e nel tempo di mancanza l'aria è mediocre, la quale sorte d'acque deteriora la vendita di territorij stante che si allaghino, la d.a Università ci fa molta spesa anno per
anno per cacciarla fuora, accio non se deteriorino i territorij Le starde quali sono in detta terra, e suoi casali, sono, tutte piane, vi è il corso del fiume, quale viene dalla palude di Santo Severino abbondano d'acqua fra il tempo di detti anni di sorta va al mulino Baronale, et in tempo d'estate,é di gran giovamento per adacquare li terrotorij=L 'abitationi di cittadini sono tutte con bassi, è camere, ed case sotterrarne parte di esse coverte, ad astrichi, é à travi, et a lamia, et altre a tetti, vi sono molte habitationi comode per persone civili, con molte case dirute, causate per mancanza di fuochi, li cittadini di essi sono la maggior parte Bracciali, quali se li trattengono alla coltura di territorij, vengono agiutati da loro donne, le quali in tempo di recolta vanno anche a spigolare li grani, et il tempo, che ad esse avanza, se la trattengono al filare, tessere et cosire, vestono mediocremente al uso del paese, vi sono altri cittadini, che vivono d’entrate, che provengono dal loro propi territorij, et alcuni altri se la trattengono alla vateco a caricare li grani in puglia, et a vendere verdure, per le terre, et citta convicine= vi sono cinque dottori di legge, il medico, et il spedale di medicina, un notare, et il giudice in contratto, due barbieri, otto cositori et un ferrano, con quindici capi Scolari, vi sono più poteche pizzicarde di tutte sorti di robbe comemstibili= li uomini, et le donne sono di mediocre aspetto, vi è sta signalata sino a anni sissanta, e sittanta= vi sono in detta terra, e suoi casali, bovi, et bacche aratorie, per servizio della coltura delti territorij, al numero di cento cavalli, e muli al numero di cento e piu, animali sonmarini al numero di dodici, e questo e quanto si contiene il Stato di detta Terra per il temporale=
In Napoli lì 25 di ottobre1668.

 

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