Storia
TESTIMONIANZE SU QUEI GIORNI DEL RE
QUANDO VENNE A CASTEL SAN GIORGIO
Purtroppo, a Castel San Giorgio si è voluto dimenticare questo momento Storico che ha visto i nostri territori alla ribalta su tutte le pagine dei quotidiani dell' epoca .
Finanche la lapide deliberata dal Consiglio Comunale ed autorizzata dal Podestà e dal Commissario Prefettizio non fu mai scolpita e posta in opera, a differenza di quella fatta dagli avellinesi sul Comune di Avellino .
Perchè ?
La risposta non la conosciamo, ma il Navicordo qualche testimonianza "vera" è riuscito a raccoglierla, e la propone su questa pagina affinchè non vada persa o "volutamente persa" .
PRIMA TESTIMONIANZA
Don Gennaro Apostolico
23 Gennaio 1928 - 5 Gennaio 2024
Don Gennaro è stato intervistato da me personalmente nel marzo 2023, e alla mia domanda : " Don Gennaro, che cosa ricorda della visita del Re a San Giorgio " , questa fu la sua risposta:
" Purtroppo all' epoca io ero piccolo, avevo all'incirca 8 anni, ma ricordo benissimo che un giorno, non ricordo quale però, in qualità di scolaro, insieme a tutta la mia classe e ad altre classi della scuola, ci recammo a San Giorgio accompagnati dagli insegnanti, perché doveva passare il Re . "
( n.d.r. )
Sicuramente Don Gennaro non si riferiva al giorno della visita del Re sul nostro Comune, perché questo avvenne la Domenica del 30 Agosto del 1936, cioè in un giorno in cui le scuole erano chiuse.
Quindi molto probabilmente l'episodio avvenne in uno dei giorni precedenti al 30 Agosto.
SECONDA TESTIMONIANZA
IL PASTICCIERE DEL RE
Vito Adinolfi
Roccapiemonte 29 Luglio 1922 - Mercato San Severino 18 Marzo 2008
La presente testimonianza ci viene fornita dal figlio di Vito Adinolfi, Gaetano Adinolfi, che riporta il racconto, fatto spesso da sua madre Antonietta Grimaldi , allorquando dopo la morte del marito Vito, ne descriveva il suo carattere ai propri figli con questo ricordo di gioventù, che lo aveva reso fiero e felice del suo mestiere di pasticciere .
< " Correva l' anno 1936, Vito quasi quindicenne, lavorava a Roccapiemonte presso la pasticceria di Don Crispino, rinomato pasticciere non solo della zona ma di tutto l' Agro Nocerino.
Vito, che aveva iniziato questo apprendistato già da diversi anni, era diventato ormai il ragazzo di fiducia nonché l'aiutante prediletto di Crispino.
Un giorno del mese di agosto dell' anno 1936, arrivò nella pasticceria di Crispino un ordine speciale, quello di confezionare delle " paste ", cioè dei dolci, per il Re che sostava nel suo treno reale presso la Stazione Ferroviaria di Castel San Giorgio.
Fu una giornata intensa e si viveva un gran fermento in pasticceria.
Vito, o meglio " Vituccio ", così lo chiamava Don Crispino, sotto la supervisione ed i suggerimenti di Don Crispino, realizza quello che qui dalle nostre parti si chiama " una guantiera di paste fresche ", ricevendo da Don Crispino l'ordine di portarle direttamente al Re presso la Stazione Ferroviaria a San Giorgio.
Vito, felice della missione da compiere, si reca presso la Stazione, entra nei pressi della pensilina in legno dove sostava il treno reale, le gambe gli tremano al solo pensiero di incontrare il Re, ma . . . . . purtroppo qui viene fermato dal servizio d'ordine che, prendendo in carico la "guantiera di paste" lo riaccompagnò all' uscita.
Il giorno dopo, si seppe, da voci vicino al Sovrano, che il Re aveva gradito molto il dono ricevuto, ed aveva espresso parere positivo sulla bontà i quei dolci che aveva mangiato .
Vito non era riuscito a vedere il Re, ma questo episodio, e la gratificazione ricevuta da Crispino prima, ma soprattutto dal positivo gradimento manifestato dal Re, nell'assaggiare il frutto anche del suo lavoro, lo avevano reso talmente felice che ne andò fiero per tutta la sua vita, dedicata oltre che alla famiglia, a quella che si può definire un' Arte, quella del "Pasticciere" . " >
Vito Adinolfi da giovane
Vito Adinolfi : quando l' Amore per il proprio lavoro non ha età
( n.d.r. )
Purtroppo non sapremo mai chi ordinò e pagò quella "guantiera di paste" offerta al Re, quello di cui però siamo certi è che il Re apprezzò moltissimo oltre che il pensiero, anche la bontà del contenuto di quella "guantiera" .