Lanzara Storia
LANZARA_ E _IL CULTO _DI _SAN BIAGIO
La Storia Tra Sacro e Profano
LANZARA
LA _STATUA
LE _RELIQUIE _DI _SAN _BIAGIO
Premessa
Il sottoscritto, in qualità di Presidente dell' Associazione " IL Navicordo ", nello spirito della ricerca storica, della verifica dell' attendibilità delle fonti, e di quant' altro potesse servire alla formulazione di un racconto " veritiero " su questi argomenti, ha inviato diverse richieste a mezzo mail - info@navicordo.it - , sia alla Diocesi di Tursi Lagonegro da cui dipende Maratea, sia alla stessa Maratea Basilica Pontificia, senza però ricevere mai nessuna risposta.
Nell' ultima richiesta inviata alla Diocesi di Tursi Lagonegro, si chiedeva la verifica dell'esistenza di un " registro delle reliquie ", in cui fossero annotate le " Donazioni " di reliquie di San Biagio ad altre parrocchie e chiese dedicate al Santo.
Tutto ciò per poter verificare con certezza storica documentata, la provenienza delle reliquie presenti nella nostra Parrocchia di Lanzara, che, in maniera orale si attribuiscono come provenienza proprio alla cittadina di Maratea, ma su queste affermazioni però, nessuno è in grado di produrre documentazione storica in merito.
LA CALOTTE GIORNALE SATIRICO FRANCESE DEL 1900
La mancanza di risposta, purtroppo, non può che alimentare la constatazione della realtà descritta dalla vignetta satirica riportata sopra, in questa rivista anticlericale francese del '900.
La chiarezza e l' onestà intellettuale manifestata da Padre Placido Tropeano nel 1982 proprio a Maratea, probabilmente non ha dato i frutti sperati.
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Per coloro che non hanno seguito il percorso storico e documentale proposto con l'indice cronologico agli argomenti trattati e siano giunti direttamente in questo capitolo su Lanzara, è opportuno segnalare alcuni passaggi storici documentali sulle reliquie dei Santi, a cui si rimanda per i dovuti approfondimenti.
LEGGI ROMANE SULLE SEPOLTURE
CTh. 9.17.7: Idem aaa. Cynegio praefecto praetorio. Humatum corpus nemo ad alterum locum transferat; nemo martyrem distrahat, nemo mercetur. Habeant vero in potestate, si quolibet in loco sanctorum est aliquis conditus, pro eius veneratione quod martyrium vocandum sit addant quod voluerint fabricarum (386 febr. 26). V. sul punto B. Biondi, Diritto Romano Cristiano, La giustizia II, cit., 261.
TRADUZIONE
A Cinegio prefetto del Pretorio : Nessuno traferisca in altro luogo un corpo seppellito, nessuno faccia a pezzi un martire , nessuno lo metta in vendita. Anzi lo abbiano come protettore, se qualcuno è sepolto in un luogo sacro per la venerazione di chi sarà chiamato martire si aggiungano quanti edifici vorranno .
Inoltre, la Chiesa Armena non ha mai visto di buon occhio questo trasferimento dei corpi dei martiri, innescando così quel contenzioso con la Chiesa Romana sfociato successivamente nei diversi " Scismi " religiosi , che vedono la spaccatura definitiva con il Concilio di Trento del 1563.
L' impiego delle " Storie sui Martiri ", del loro culto, per la diffusione del " Credo Niceno ", cioè di una visione " Trinitaria " di " Dio Padre " inizia con San Basilio, appartenente alla Chiesa Greca, mediante le omelie scritte e professe su alcuni " Martiri e relativo Martirio " scelti appunto in maniera selettiva.
E' questa un' altra concausa del perché gli " Atti del Martirio di San Biagio " risultano, cosi come dice la Chiesa di Roma " Tardivi " .
In ultimo, ma non certamente per importanza, l' Urna con il Sacro Torace di San Biagio conservata a Maratea, non risulta mai essere stata aperta prima della data del 3 maggio 1941,
pertanto l' eventuale " distribuzione delle Reliquie del Santo " , ad altre Chiese in cui era presente il culto di San Biagio, non è mai potuto avvenire.
Infatti, leggendo attentamente il capitolo delle " Reliquie dei Santi ", si capisce che la provenienza di queste reliquie è molto " Variegata ", ed ognuna di esse risulta sempre documentata, lasciando quindi il dubbio sulla loro " sovrabbondanza ".
Chiariti questi dovuti e necessari richiami dei capitoli precedenti, vediamo quello che emerge sulla " Reliquia di San Biagio a Lanzara " .
DALLE NOTIZIE FORNITE DA DON NICOLA BARI
Pag. 19 della relativa pubblicazione
. . . . . . Fu normale dunque che la comunità cristiana, dopo l' editto di Costantino ( n.d.r. 313 - noto come editto di Milano ), celebrasse la vittoria di Cristo nel culto delle reliquie dei Martiri e che le chiese titolari divenissero presto luogo di venerazione, quando in quella chiesa si deponeva una reliquia di una martire, che finiva per dare il suo nome alla chiesa stessa.
Le sorti delle reliquie di San Biagio non dovettero essere da meno.
Già la biografia parla di alcune donne che asciugarono le ferite del martire e si presero cura del suo corpo dopo la morte.
Se questo può spiegare la conservazione e la venerazione del corpo del martire, riguardo alla presenza delle sue reliquie in occidente bisogna risalire ad altri possibili motivi.
Un primo motivo potrebbe essere la consuetudine di trasportare a Roma i corpi dei santi vescovi e martiri già dal sec. IlI (30).
Nel caso di S. Biagio, però, e di altri Santi dell'oriente, non si può comunque escludere l’ipotesi più fondata, e cioè che la maggior parte delle reliquie giunsero in occidente, particolarmente nell'Italia centromeridionale, salvate dalla lotta iconoclasta che infuriava nel l’impero di Bisanzio (sec. VIII ). E’ infatti in questo periodo che compare il culto del Santo e delle sue reliquie in Italia (31).
Volendo suggerire una possibile traccia per una ricerca approfondita, diremo che comunità di monaci Basiliani (1) - (2) giunsero in Roma e nell’Italia centromeridionale portando con loro reliquie di Santi e di Martiri.
(1)_(n.d.r.) L'Ordine basiliano è nato solo il 1 novembre 1579, istituito da papa Gregorio XIII (1572-1585). Con il termine “basiliano” si identifica genericamente tutto il monachesimo italo-greco. (fonte - di CiriIlo Korolevskij - Enciclopedia Italiana 1930)
(2)_(n.d.r.) L'Ordine basiliano solo dopo 20 anni dal suo riconoscimento sarà presente presso il Santuario di Materdomini ( che successivamente diventerà Basilica Pontificia ) quindi soltanto dopo il 1600.
( n.d.r.)
I Monaci Basiliani, quelli fuggiti nell ' VIII secolo, diretti verso la Sicilia e le coste della Calabria, si premurarono principalmente di salvare le antiche pergamene Greche, contenenti la storia dei primi secoli del cristianesimo, le immagini sacre delle rappresentazioni delle Madonne e di episodi della passione di Cristo, materiale che era in loro possesso nei Monasteri.
La rimozione dei corpi dei defunti, come detto sopra era proibito dalle leggi Romane.
In particolar modo erano proprio queste immagini sacre, a disposizione dei monaci Basiliani, che erano di grande attrazione per il culto da parte dei pellegrini, a produrre imbarazzo a Leone III Isaurico nei riguardi delle accuse fatte dai Musulmani, ormai di religione monoteista, che lo additavano di " Idolatria ", cioè del culto degli idoli.
Ma soprattutto, quello che a , Leone III Isaurico preoccupava, non erano le immagini in sè, ma il grande potere che i Monaci in generale stavano acquisendo con la gestione di tanti pellegrini " devoti " appunto a questa forma di culto.
( fonte Treccani v. Leone III Isaurico - e relative fonti )
In ogni caso, per queste o altre vie da ricercare, se ne venne in possesso e ciò dovette incentivare e il culto e la costruzione di molti santuari; probabilmente fu questo il motivo primo per cui molte chiese già esistenti furono dedicate ai Santi Martiri.
Successe così a Lanzara_?
Possiamo presumerlo dal momento che mancano documenti storici a proposito.
La reliquia di S. Biagio in Lanzara è l’unica di cui si sia in possesso e che la tradizione ricordi.
RELIQUIA DI SAN BIAGIO LANZARA
( Fot. Gaetano Ricciardelli )
E’ costituita da due piccole ossa (sembrano della mano), rinchiuse in due teche doppiamente sigillate.
RELIQUIA DI SAN BIAGIO LANZARA
( Fot. Gaetano Ricciardelli )
Aprendo la prima teca, quella esterna, si potrebbe forse avere qualche notizia e possibilmente risalire alla data in cui se ne venne in possesso.
L’operazione comunque presenta dei rischi per la reliquia che potrebbe andare in ulteriore decomposizione.
Riguardo alla venerazione delle reliquie non si deve però pensare che si venerassero i corpi o gli strumenti del martirio in quanto tali, ma oltre alla virtù della persona alla quale appartennero, in esse si venerava soprattutto il sacrificio di Cristo, che nei martiri si perpetua.
Quando Elena, dopo aver trovato la Santa Croce, l’adorò, S. Ambrogio scrisse: « Adorava il Re, e non il legno »; e S. Paolina a Sulpicio Severo mandandogli una piccola reliquia della santa Croce:
Bibliografia
Prima di parlare delle ultime ricerche Storiche condotte sulla Chiesa di San Biagio di Lanzara e della rispettiva reliquia del Santo, è opportuno fare alcune precisazioni e puntualizzazioni, che emergono dalla seguente trattazione :
IL Culto di San Biagio a Lanzara potrebbe essere nato ancora prima della presenza materiale delle Reliquie del Santo
LE CHIESE DEDICATORIE
( fonte F. Hendrichs S. I. pag. 132 - 133 ; Roma Descléè & C. Editori Pontifici 1933 )
Devesi ora parlare delle Chiese semplicemente dedicate in onore dei Santi, per venerare i loro altissimi meriti ed invocarne l' intercessione presso Dio, Chiese che nulla hanno a che fare con le reliquie, ma che vennero costruite esclusivamente a dimostrazione dell' infinito rispetto portato a questi amici di Dio e quale uno sviluppo naturale del pensiero e del sentimento primitivi verso di Essi.
Nei primi tempi cristiani si costruirono cosi Chiese, che portarono il nome della Vergine Madre, quali le Basiliche di Santa Maria Maggiore , di S. Maria Antiqua e di S. Maria in Trastevere.
Già al principio del II secolo S. Ignazio aveva dimostrato grande venerazione per Maria; Ireneo la glorificava, ed il suo culto offriva argomento al simbolismo sepolcrale.
A Roma, da epoca molto remota, troviamo chiese dedicate a Martiri altrove sepolti, che di essi non possedevano nemmeno reliquie, ma dove essi erano venerati in modo speciale. Ad es., S. Clemente, ricordata da S. Gerolamo, e i Santi Quattro Coronati, citata dal codice di Berna del martirologio detto gerolomiano.
Il concetto di dedica si estese dalle Basiliche dei Martiri ad edifici di culto dedicati a Santi come S. Silvestro e S. Martino, e di poi ancora a singoli oggetti, quali la lampada votiva d argento offerta al santo pontefice Silvestro ( dal Codice Vaticano ).
(*) Le chiese a lui intitolate si moltiplicarono ed alcune di esse nel giro di pochi anni si tra- sformarono in santuari famosi ed accorsati; molte città e paesi lo proclamarono loro speciale patrono e protettore e la stessa onomastica e toponomastica ne furono fortemente influenzate.
(*) - Padre Placido Tropeano - ( capitolo in questo lavoro - Maratea Storia - )
CHIESE DEDICATORIE SULLA BASE DI PSEUDO MIRACOLI
(*) Non hanno retto alla critica e vanno definitivamente abbandonate le tradizioni di Santi e Madonne prodotte da mani angeliche, le storie popolari di immagini prima nascoste e poi riscoperte dietro suggerimento della stessa Vergine o Santo, il poetico colorito del mulo o di altro animale che si oppone alle direttive del cavaliere e si avvia da solo al luogo destinato al futuro santuario, l'autotrasferimento dei dipinti da un luogo all'altro o più semplicemente da un altare all'altro secondo una misteriosa scelta fatta dalla stessa vergine e santo, la fantasiosa demolizione notturna delle opere costruite di giorno perché l'edificio sacro non era ubicato nel luogo desiderato, la spettacolare consacrazione di chiese da parte degli angeli nello sfolgorio abbagliante di luci e rintocchi di campane che suonano da sole.
(*) - Padre Placido Tropeano - ( capitolo in questo lavoro - Maratea Storia - )
(n.d.r.)
Come si può buon ben vedere dalla trattazione di F. Hendrichs, l' esistenza di una chiesa dedicata a qualsivoglia Santo o Martire, non sempre è legata alla presenza " materiale " della rispettiva reliquia, lo stesso dicasi per Padre Placido Tropeano.
Questo potrebbe far supporre, ovviamente l' uso del condizionale è in questo caso d' obbligo, che molto probabilmente, la Chiesa di Lanzara fu dedicata a San Biagio a seguito della grande diffusione che il culto di questo Santo ebbe in occidente per i suoi " miracoli ", ancora prima che arrivassero le sue reliquie.
ULTIME RICERCHE STORICHE
2023
Rocco Amendola - Gaetano Izzo
LA STATUA DI SAN BIAGIO
STATUA DI SAN BIAGIO DONATA DAL " FIGLIANO " CARMINE BARBA
( fot. Gaetano Ricciardelli )
Dalle ultime ricerche storiche, condotte con la documentazione fornita dall' Isp. On. della Soprintendenza Beni culturali di Salerno, Gaetano Izzo, documentazione quest' ultima, ritrovata presso gli Archivi di Stato e Diocesano di Salerno, è possibile fornire un quadro storico più dettagliato, sia sulla datazione delle reliquie di San Biagio, sia sulla prima statua di San Biagio.
PRO PARROCHIALI ECLESIA SAN BLASII DE LANZARA
IL DOCUMENTO CONSTA DI QUATTRO FOGLI
ED E' DATATO 1758
DETTAGLIO PAGINA INIZIALE
Si riporta in basso la trascrizione completa dell' intero documento riprodotto in originale sopra.
TRASCRIZIONE DALL' ORIGINALE A CURA DI GAETANO IZZO
Ma chi è Carmine Barba ?
Perché regala alla Chiesa di San Biagio una Statua del Santo ?
Nasce nel 1690 a Fimiani, da Stefano e Carmosina Lanzara, non si conosce l' istruzione ricevuta, però si ha notizia della sua attività di Massaro.
( diz. Treccani )
Massaro s. m. – 1. Forma ant. o region. per massaio. Nell'Italia centro-merid., il termine è stato largamente usato per indicare il mezzadro o fattore che presiede all'amministrazione e coltivazione [...] di poderi o che dirige un'azienda pastorizia : 2. Nel linguaggio degli storici, il coltivatore del manso, divisione agraria medievale, che prestava la sua opera in condizione libera o di servo, e che, in età comunale, fu via via sostituito dal mezzadro, o dal piccolo affittuario.
Abita in casa propria, in più, e diversi membri sottani, e soprani, con cantina e giardino contiguo.
Possiede un moggio e mezzo di territorio adacquatorio, e seminatorio nel luogo detto il Feudo, giusta i beni di Albenzio Lanzara, ed il fù Paolo Grimaldi, stimata la rendita per annovi docati undici e grana venticinque.
Più moggia due, e tre quarti di territorio adacquatorio, e seminatorio nel luogo detto lo Capasino, giusta li beni del Priorato di S. Giovanni della Rocca, Carlo Calvanese, e fiume pubblico, stimata la rendita per annovi docati venti due.
Più mezzo moggio di selva nel luogo detto le Coletelle, giusta li beni di Pompilio Pagano, e Francesco Alfano, stimata la rendita per annovi carlini dieci sette e mezzo.
Tiene due bovi aratori, stabilita la rendita per annovi docati sei.' Catasto Onciario dello Stato di Sanseverino, Quartiere del Mercato, Casale di Fimiani, a. 1754.
Carmine Barba, pertanto da un punto di vista economico, a quell' epoca 1754, è in discrete condizioni, quindi a ragion veduta pensa anche ad assicurarsi una degna sepoltura ed un eterno riposo.
Queste affermazioni sono documentate dal suo testamento, sottoscritto nel 1772 in presenza del Notaio Saggese Michelangelo, che chiamato dal Barba, si reca a Fimiani nella sua abitazione e stila il testamento dettato dallo stesso Carmine Barba.
Archivio del Comune di Mercato S. Severino. 18/05/1772 –Testamento - A.S.S. – Prot. not. San Giorgio, notaio Saggese Nicolangelo, b.5656, II vers. Pp 635r - 640r.
( Ricerche condotte da Gaetano Izzo )
Nella prima parte del testamento, indicata con (1°), quella iniziale per intenderci, il notaio riporta che il Barba, " infermo di corpo nel suo letto " , (cioè allettato), possiede però memoria, vista e udito.
Queste parole oggi sono semplificate nella formula " è capace di intendere e di volere ".
Nella seconda parte, indicata con (2°), viene esplicitata la volontà post mortem di Carmine Barba, che è la seguente :
" Volendo che dopo morto, il suo corpo cadavere sia seppellito nella sepoltura della laical Congregazione di San Biaggio, di Lanzara, dove si ritrova ascritto per indegno Fatto, ed in corrente colle mesate. "
Ora, facendo un pò di conti, se Carmine Barba nasce nel 1690 e muore verosibilmente nel 1772, all' epoca della stesura del testamento, come riportato nei Protocolli Notarili, cioè all' età di 82 anni, si potrebbe supporre ( ovviamente la tesi non è al momento dimostrabile, ma probabile ) che, il Barba abbia fatto donazione della statua di San Biagio ( quello piccolo per intenderci ) all' età di 60 circa, quindi in piena maturità e consapevolezza della sua devozione, così come recita il documento del 1758.
" la quale statua fu donata alla cappella di detto Santo in detta Parrocchiale dal figliano Carmine Barba per sua Divozione "
Pertanto è lecito supporre che la statua di San Biagio ( piccolo ) sia stata donata tra il 1750 ed il 1758, data quest' ultima in cui sicuramente la statua è già presente.
STATUA DI SAN BIAGIO APPENA RESTAURATA 2023
DONATA DA CARMINE BARBA
( Fotografia Gaetano Ricciardelli )
ULTIME RICERCHE STORICHE
2023
Rocco Amendola - Gaetano Izzo
LE _RELIQUIE_ DI _SAN_ BIAGIO
Come avvenuto per la Statua di San Biagio, allo stato attuale della " Conoscenza Documentata " , in cui si fa menzione delle Reliquie di San Biagio, sono i seguenti documenti :
1 ) Visita Pastorale del 1673; (fonte Archivio Diocesano di Salerno - A.D.S. )
2) Visita Pastorale del 1675; (A.D.S.)
3) Documento sopra citato del 1758;
VISITA PASTORALE 1673
VISITA PASTORALE 1673
( RICERCHE GAETANO IZZO )
INDICE VISITA PASTORALE 1676
( RICERCHE GAETANO IZZO )
DETTAGLIO INDICE VISITA PASTORALE 1673
( RICERCHE GAETANO IZZO )
VISITA PASTORALE 1673 MENZIONE DELLE RELIQUIE
DETTAGLIO DELLA VISITA PASTORALE 1673
( RICERCHE GAETANO IZZO )
VISITA PASTORALE 1675
VISITA PASTORALE 1675
( RICERCHE GAETANO IZZO )
INDICE VISITA PASTORALE 1675
( RICERCHE GAETANO IZZO )
VISITA PASTORALE 1675 MENZIONE DELLE RELIQUIE
( RICERCHE GAETANO IZZO )
Si segnala che allo stato attuale delle ricerche effettuate, dopo il 1675 non si hanno più notizie sulle reliquie di San Biagio, vale a dire non vengono più menzionate nelle visite pastorali successive.
Pertanto nell' arco temporale tra 1675 ed il 1758, anno in cui si trovano di nuovo menzionate le reliquie, esiste un " VUOTO DOCUMENTALE " ben evidenziato nel grafico riassuntivo sotto riportato,
Pertanto, si può concludere che la presenza delle Reliquie di San Biagio, nella chiesa di Lanzara, associato alla presenza documentata del culto per il Santo, visto nel capitolo La Chiesa, sia quello indicato dal grafico sottostante.
Voglio concludere quest' argomento sulle Reliquie di San Biagio a Lanzara, riportando una mia osservazione fatta proprio nel capitolo relative alle Problematiche delle Reliquie dei Santi :
partendo dalle considerazioni di Padre Placido Tropeano
( vedi Maratea Storia )
Riportato al Nostro San Biagio di Lanzara potremmo dire, non importa se le " reliquie " del Nostro Santo sono vere oppure false, non ci interessa sapere se vengono veramente da Maratea oppure da altro luogo, insomma non ci interessa come è stato costruito il Culto verso San Biagio a Lanzara.
Quello che ci interessa è che i " Nostri Avi " lo hanno fatto per noi, per creare una comunità, per credere e pregare insieme, aiutandoci l' un l'altro, indipendentemente dalle verità storiche, il vero miracolo è proprio questo, ed ora che " siamo adulti " ( cioè abbiamo la conoscenza ), siamo in grado di proseguire e rafforzare quello che ci è stato lasciato.
Rocco Amendola
Questo capitolo fa nascere due domande che sorgono spontanee :
dove sono oggi le spoglie mortali del " Figliano " Carmine Barba, che con somma devozione e con la testimonianza di un " Atto Notarile " donava alla Parrocchia di Lanzara la prima statua di San Biagio , chiedendo una degna sepoltura ?
Quale attenzione ha mostrato la " Confraternita di San Biagio " verso un suo confratello così devoto al Santo ma anche alla stessa Confraternita ?