_______ IL NAVICORDO

San Giorgio Storia

 

Castel San Giorgio

Albo D' Oro Caduti in Guerra

LA SECONDA GUERRA MONDIALE 1940 - 1945

I fronti di guerra sono dapprima sulle Alpi, poi in Libia, in Africa Orientale Italiana, sui mari e nel cielo. Successivamente, il timore che una volta conclusa vittoriosamente la guerra Hitler avrebbe esteso a tutta la penisola balcanica l'egemonia della Germania, indusse Mussolini a dichiarare la “guerra parallela” e le operazioni si spostano anche in Jugoslavia, Grecia e Albania. L'occupazione dei territori jugoslavi, greci, tunisini ed egiziani avvenne in cooperazione con le Forze Armate tedesche.

 

 

Nel 1941 la Gran Bretagna lancia l'offensiva in Africa e sottrae all'Italia i possedimenti in Africa Orientale occupando parte della Libia.

 

OCCUPAZIONE ITALIANA IN ALBANIA TRA IL 1939 ED IL 1943

Il Protettorato Italiano del Regno d'Albania fu uno Stato nato tra il 1939 e il 1943, quando la corona del Regno Albanese fu assunta da Vittorio Emanuele III d'Italia, a seguito dell'occupazione promossa dal regime fascista (campagna militare 07-12 aprile 1939).

 

 

GRECIA 1941-1943: ZONE OCCUPATE DALLE POTENZE DELL'ASSE

 

 

Da aprile 1941 le forze tedesche occuparono le aree strategicamente più importanti di Atene, Salonicco, la Macedonia centrale e diverse isole dell'Egeo, tra cui la maggior parte di Creta. I tedeschi occuparono anche la città greca di Florina (situata nella periferia della Macedonia), rivendicata sia dall'Italia che dalla Bulgaria.

 

INVASIONE UNIONE SOVIETICA 22 GIUGNO 1941

A seguito dell'invasione tedesca dell'Unione Sovietica con l'Operazione “Barbarossa”, Mussolini decise l'invio di un Corpo di Spedizione italiano (C.S.I.R.), in aiuto dell'alleato. Con questo gesto egli intendeva riportare un equilibrio nell'alleanza con la Germania dopo gli aiuti ricevuti in Grecia e in nord Africa.

 

 

AFRICA SETTENTRIONALE - “EL ALAMEIN” 1942

Sino al 1942 sembra che la guerra volga dalla parte dell'Asse ma in breve due sconfitte militari segnano l'inesorabile inizio della fine. La battaglia di “El Alamein” vede la sconfitta degli italo tedeschi in Libia, mentre a Stalingrado i sovietici mettono in rotta i tedeschi e di conseguenza l'Armata italiana in Russia (ARMIR).

 

I NOSTRI CONCITTADINI AL FRONTE

La seconda guerra mondiale, cinque volte più distruttiva in termini di vite umane, ed enormemente più pesante per i costi economici, fu una diretta conseguenza della prima, che aveva lasciato sostanzialmente irrisolti i problemi per i quali era scoppiata. il 10 giugno 1940 Mussolini, vista la straordinaria vittoria tedesca sul fronte occidentale, annunciò l'entrata in guerra dell'Italia, certo che il conflitto sarebbe stato breve e che non si sarebbe dovuta perdere l'occasione di sedere al tavolo delle trattative. Il paese però non era preparato a sostenere il peso di una guerra moderna.

Infatti, era a maggioranza agricolo, l'industria dipendeva per le materie prime dall'estero, l'Esercito non era dotato di artiglieria moderna ed era carente di mezzi corazzati ed equipaggiamenti invernali. Venne pertanto lanciata un'offensiva sulle Alpi contro la Francia, già stremata dall'attacco tedesco, per contribuire al suo crollo.

L'obiettivo, entrando nel conflitto, era sì quello di scendere in campo come alleato della Germania, ma conducendo comunque una “guerra parallela”, cioè una guerra propria, autonoma e con obiettivi esclusivamente italiani, avente come scopo il controllo dei Balcani e del Mediterraneo, in primo luogo conquistando il canale di Suez. In tale contesto i militari di Castel San Giorgio combatterono su diversi fronti:

- su parte del settore Alpino occidentale contro i francesi, ove vi fu un'offensiva limitata;

- in Libia, Egitto, Etiopia e Somalia contro l'impero Inglese e in Tunisia contro gli anglo-americani;

- nel Mediterraneo per annientare il predominio della flotta inglese; - in Grecia, che era protetta dagli Inglesi;

- in Jugoslavia (a partire da aprile 1941); - in Russia (a partire da luglio 1941), contro l'Unione Sovietica;

- in Italia (campagna d'Italia da giugno 1943 a maggio 1945).

A partire dal 9 settembre 1943, anche la provincia di Salerno fu interessata da intensi combattimenti a seguito dello sbarco alleato a Salerno; in particolare, la così detta “Operazione Avalanche” creò notevoli conseguenze sulla popolazione civile di tutta la provincia di Salerno e dell'Italia intera.

In totale furono 59 i Caduti militari, (di cui 27 dispersi).

I luoghi dove sono caduti/dispersi i nostri soldati si conoscono solo in parte, e in particolare:

- 6 caduti in Africa Settentrionale (Tunisia, Libia ed Egitto);

- 6 caduti in Africa Orientale (Etiopia, Eritrea, Somalia Italiana);

- 3 dispersi nell'Oceano Atlantico (al largo della costa Africana nei pressi dell'isola di Ascensione);

- 12 caduti nelle Regioni Balcaniche (Jugoslavia, Grecia, Albania);

- 8 caduti sul Fronte Russo; - 1 caduto sulle Alpi occidentali;

- 12 caduti sul Fronte Italiano;

- 3 caduti in Germania.

Tra questi 10 morirono in prigionia e 12 furono i dispersi in mare (di cui 6 prigionieri).

Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, sottoscritto dall'Italia con le Forze Alleate, furono oltre un milione i militari11 e civili catturati e disarmati dalle truppe tedesche in Francia, Polonia, Paesi Baltici, Russia, Jugoslavia, Albania, Grecia, e l'Italia stessa, che subirono la deportazione e l'internamento nei campi di concentramento tedeschi che erano sparsi un po' dovunque in Europa, soprattutto in Germania, Austria e Polonia. Per quanto riguarda i Balcani e le isole dell'Egeo, il disarmo dell'Esercito fu più complesso, a causa della dispersione dei reparti e della maggiore resistenza opposta dai soldati italiani, ma anche in questi teatri in poche settimane le Forze Armate tedesche ebbero la meglio.

Ad eccezione di chi prese la via di fuga o si unì ai partigiani iugoslavi e greci, la maggior parte dei soldati italiani fu convinta a cedere le armi con la falsa promessa di un ritorno a casa. Di questi, almeno 13.000, nei mesi compresi fra settembre 1943 e febbraio 1944, mentre veniva trasportato verso i campi d'internamento o di prigionia, trovò la morte negli affondamenti di navi nel bacino del mar Mediterraneo, da parte del nemico britannico o tedesco, a seconda del momento.

Non sono considerati ufficialmente caduti, ma sono comunque deceduti a causa degli eventi bellici :

Soldato Carmine Sellitto di Sabato e Fiume Rosa, coniugato con Palma Carmela nato il 23 febbraio 1909 (frazione Castelluccio), soldato del 10° Reggimento Genio (sede reparto Santa Maria Capua Vetere-Caserta) richiamato alle armi per esigenze di carattere eccezionale, si ammalò in servizio prima della partenza per il “territorio dichiarato stato di guerra”. Fu ricoverato prima all'Ospedale Militare di Caserta, successivamente a quello di Napoli ed infine presso il “Sanatorio Principe di Piemonte” di Napoli (attuale Monaldi), dove morì per Tubercolosi polmonare ed insufficienza cardio respiratoria il 24 dicembre 1941. Non si conosce il luogo esatto di sepoltura.

Operaio Gaetano Rescigno, nato il 20 agosto 1908 a Fimiani di Castel San Giorgio, figlio di Paolo e di Maria Sofia Rescigno, coniugato con Mafalda Rescigno, operaio, fu fucilato dai tedeschi il 30 settembre 1943, nei pressi del muro di cinta del Real Bosco di Capodimonte. Insieme a Gaetano Rescigno furono fucilati Salvatore Palumbo con suo figlio Ciro e Angelo Ciòrciari, perché accusati dell'uccisione di un soldato tedesco. Il 30 settembre 2013 il comune di Napoli ha posto una lapide nel luogo della fucilazione a perenne ricordo.

I decorati al Valor Militare in totale furono 12:

- 3 medaglie d'argento;

- 4 medaglie di bronzo;

- 8 Croci di Guerra;

- 1 promosso per merito di Guerra (Capitano di Vascello Amedeo Capuano).

Una menzione particolare va al Capitano Pilota Giuseppe Lanzara, nato a New York il 2 luglio 1910 e residente a Castel San Giorgio (frazione Casalnuovo), decorato con ben 2 medaglie d'Argento al Valor Militare, una di Bronzo e una Croce di Guerra per azioni svolte nei cieli del Mediterraneo. Fu medico chirurgo ed assessore comunale a Castel San Giorgio dal 01 gennaio 1965 fino al 25 ottobre 1965 (giorno della sua morte)

(11) Con provvedimento arbitrario di Hitler del 1° ottobre 1943, furono considerati “Internati Militari Italiani (IMI)”, e non “prigionieri di guerra” affinché non potessero invocare il trattamento previsto dalla Convenzione di Ginevra del 1929. Vennero sfruttati come forza lavoro. Dei circa 600.000 internati, oltre 40.000 perirono nei campi tedeschi per stenti, malattie e maltrattamenti.

 

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