_______ IL NAVICORDO

San Giorgio Storia

 

Castel San Giorgio

Sant' Alfonso Maria Dei Liguori

La Missione di San Giorgio e Lanzara

di Rocco Amendola

 

CIORANI E LA CASA DEI REDENTORISTI

DI SANT' ALFONSO

GIUSTINIANI 1802

CIORANI era uno de'casali dello Stato di Sanseverino in Principato citeriore, in diocesi di Salerno . In oggi però si appartiene in feudo alla famiglia Sarnelli con titolo di Baronia. La sua situazione è in una valle parte in piano, e parte ip luogo montuóso. La distanza che tiene da Salerno è di circa miglia 10. Nel suo territorio vi sono de’vigneti e castagneti. Vi è della caccia, e gli abitanti al numero di 800 hanno un monte di maritaggi e la loro industria consiste nell’agricoltura, e in varie fabbriche di rozzi vasi da cucina , che vendono poi altrove. IL migliore edificio è il palagio baronale costruito con qualche idea. In questo luogo l' ottimo Vescovo di Sant' Agata de' Goti Alfonso de' Liguoro edificò la prima casa de' Sacerdoti detti della Congregazione del S.S. Salvatore.

 

MAPPA LI GIURANI 1750

(cliccare per ingrandire )

 

CIORANI DALLA COPERTINA DEL LIBRO DI OTTAVIO CAPUTO

LE MISSIONI DI S. ALFONSO NELLA DIOCESI DI SALERNO

 

 

CIORANI VECCHIA FOTOGRAFIA DEL PALAZZO SARNELLI

 

Beato Gennaro Maria Sarnelli

 

E' grazie al beato Gennaro Maria Sarnelli che vengono messe le basi per la realizzazione della casa dei rendentoristi di Ciorani

 

Gennaro Maria Sarnelli è uno dei più illustri redentoristi della prima ora, nacque a Napoli il 12 settembre del 1702. Laureatosi nel 1722 in diritto canonico e civile, esercitò la professione fino all'anno 1728 insieme all'amico e avvocato Alfonso Maria de' Liguori, che conobbe frequentando il casale di Chiaiano dove la sua famiglia aveva notevoli possedimenti, contigui alla casa della famiglia De Liguori in Marianella luogo natio di Alfonso.

       Verso la fine dell'anno 1728 abbandonò la professione di avvocato per entrare in seminario. Fu consacrato sacerdote l'8 luglio 1732. Dopo l'ordinazione, a Napoli iniziò l'opera di recupero e prevenzione contro la prostituzione tra le giovani ragazze.

       Il 9 novembre 1732, anno in cui Sarnelli ricevette il sacerdozio, l'amico e vecchio compagno avvocato Alfonso de' Liguori fondava la Congregazione del Santissimo Redentore. Nel giugno 1733, Alfonso Maria rimase solo nella sua Congregazione nella città di Scala e Sarnelli decise di entrare a far parte della comunità redentorista per aiutare l'amico nella sua missione. Da questa unione seguirono una serie di missioni in vari paesi della Campania. La casa madre della Congregazione sorse proprio nel palazzo baronale di Ciorani, che il barone Angelo Sarnelli donò su richiesta del figlio Gennaro. Sarnelli, a causa di impegni precedentemente presi, non poté seguire l'amico all'interno della congregazione fin dalla fondazione, ma divenne sostenitore del progetto.

Tra le altre attività portate avanti dal Sarnelli, dall'anno 1736, vi sono iniziative a favore dei «facchinelli» , cioè i minori sfruttati per il lavoro, la fondazione della casa redentorista di Villa Liberi (Caserta), campagne contro l'abuso dell'utilizzo della bestemmia, la divulgazione della religione fra i laici, la formazione spirituale dei fanciulli e una missione permanente all'interno dei sobborghi napoletani.

Morì il 30 giugno 1744 a Napoli, all'età di 41 anni. Fu sepolto nella parrocchia di Santa Maria dell'Aiuto e poi trasferito nella casa dei redentoristi di Ciorani.

estratto da www.redentoristinapoletani.it

 

9· - Seguì la morte del detto Rev.mo D. Andrea Satnelli a luglio 1755, e il signor D. Nicola Sarnelli fratello del detto defunto e Barone pretese invalidare le donazioni, e convenzioni. suddette, si rimesse la pretenzione ad un Avvocato de consensu eletto da ambedue le parti, e fu il Signor D. Fortunato Villani, si concluse la transazione per· docati mille, da pagarsi hoc modo, videlicet: Ducati 125 ne pagassi.mo in atto della stipola; 300 se ne pagano mensatim dal primo ottobre del detto anno sino al seguente, e detti vanno ripartiti fra singoli fratelli ed esso signor Barone docati 100 per uno, il restante di docati 575 siamo obligati pagarne I75 etiam mensatim, a docati 25 il mese d'ottobre venturo 1756 e gli altri d. 400 complimento dei d. mille siano tenuti pagarli fra lo spazio di anni tre, finiti però saranno i suddetti oblighi · mensatim docati 25 il mese, cioè d. 133 e rotti per ogni anno, decurrendo dalla intiera sodisfazione del suddetto debito mensatjm ecc., e si pagano tertiatim ogni quattro mesi la terza parte ecc. L'istrumento fu stipulato in Napoli per mano del mag.co Notaro Nicolò Letizia a 6 settembre 1755.

( estratto da SPICILEGIUM o HISTORICUM Congregationis SSmi Redemptoris )

 

CIORANI 1900

 

CIORANI PRIMI ANNI DEL '900

 

anno 1734

Sant' Alfonso si reca in Ciorani invitato da P. Sarnelli per una Predicazione e visitare i luoghi, in vista dell'apertura di una nuova Casa dopo quella di Scala

Don Gennaro, ancora novizio, d'accordo con suo fratello Andrea, aveva pensato di istituire una fondazione nelle terre della baronia. Ne parlarono col santo Fondatore, che, per rendersi conto della cosa, sul principio del 1734 predicò una missione a Ciorani. I quindici giorni di predicazione furono quindici giorni di benedizioni, non solo per il villaggio, ma per le popolazioni circonvicine.

( estratto da R. P. A. Berthe pag. 112)

 

LA NUOVA CASA DI CIORANI

Card. Arcivescovo di Capua Alfonso Capecelatro LIBRO II Capo II – pag 191-200

anno 1734

Prima però che finisse l'anno 1734. Surse un terza Casa della nuova Congregazione in Ciorani, ch' è nell' archidiocesi di Salerno ; e la Casa sorse principalmente per opera di Padre Sarnelli e d'un altro suo fratello, anch' esso sacerdote, per nome Andrea. La terra dei Ciorani era baronale, e stava sotto il dominio dei Sarnelli. Sin dal 1733 Alfonso vi era andato a predicare in una missione assai fruttuosamente : di che quei terrazzani, buona gente, desideravano che egli potesse stare tra loro; e i signori del luogo lo desideravano ancora. Andrea Sarnelli fu tra tutti il più ardente e perseverante in questo pensiero. Non solo insisté molto presso il proprio fratello e presso il Santo, ma offrì le spese per l'adattamento della nuova Casa. Dippiù promise all' opera cento ducati l'anno ( 425 lire), assicurandoli sopra una sua vigna, e poco di poi li accrebbe sino a cinquecento. (il Sarnelli finì per donare tutta la vigna alla Congregazione)

Alfonso, spinto, non tanto da queste larghezze, quanto dal desiderio di dilatare presto l'opera del Signore, chiese prima il consenso dell'arcivescovo di Salerno, Fabrizio da Capua, e poi tosto accettò l'incarico senz'altro.

maggio 1735

(datazione di P.A. Tannoia )

S' avviò un giorno col Mazzini e col Rossi a Ciorani. Cavalcavano sopra tre umili asinelli, volendosi presentare al popolo proprio come poveri del Signore, e come usavano i compagni del gran Poverello d' Assisi ; ma ciò non impedì che fossero ricevuti festosamente.

Era colà ad acclamarli il clero, anche dei luoghi vicini, e un popolo immenso. Salutaronoil suo arrivo, come si usa in queste nostre provincie, con romoroso sparo di mortai. Sonavano a gloria le campane ; e molti, tra i festosi evviva, ripetevano a squarcia gola : “ecco il Santo, ecco il Santo “. Così arrivarono tutti alla chiesa, dove Alfonso predicò per un'ora. Ma finita la predica, il popolo desiderò che Alfonso visitasse allora stesso tutti gli infermi del luogo, i quali erano i soli che non l' avevano potuto vedere ; ed ei, benché stanco, li visitò con affetto di Padre.

L' abitazione assegnata dapprima al Liguori e ai suoi, non che fosse soltanto povera, era piccolissima : solo due camere, e un sotterraneo adoperato per cucina : poi s' aggiunsero due altre camere, ma divise dalle prime, e così mal riparate dal vento, che riuscivano affatto insalubri. Per giunta le quattro stanze stavano, due sopra la bettola del paese e due sopra le carceri ; sicché i Padri erano molestati nel dì e nella notte da grida e parolacce e da canti osceni. Nonpertanto il Nostro, ridotta una delle stanze ad Oratorio, si contentò per abitazione dell' altra ; e presto colà la vita sua e dei suoi compagni non fu punto dissimile da quella di Scala e di Villa degli Schiavi (dove erano collocate le altre due Case).

Il frutto però, certo, in nessun luogo fu tanto abbondante, quanto a Ciorani. Quel popolo lo si vide trasformato in altro : non più risse, non più rancori, non più ruberie, non più canzoni oscene ; tutto invece, tra quella gente, spirava bontà, mansuetudine e carità. Né Alfonso e i suoi restrinsero il loro apostolato a Ciorani, ma, come usava, a poco a poco allargò la sua missione nei paesi vicini, e raccolse ubertosi frutti di salute.

Predicando Alfonso in Ciorani, parecchi gentiluomini ed ecclesiastici lo pregarono istantemente che facesse far loro gli esercizi spirituali. Il Santo acconsentì di buon grado ; ma prevedendo che la chiesina era troppo angusta, ottenne di predicare in un' ampiissima sala del palazzo baronale, e che dormissero colà alcuni che venivano da molto lontano. La memoria di questi esercizi dura tutt' ora a Ciorani, e i frutti che ne derivarono, furono una vera consolazione per la travagliosa vita di d' Alfonso.

Uno dei secolari che v' intervennero, Andrea Villani, giovane di nobile famiglia, di animo generoso e di gran cuore, restò così preso d' amor di Dio per quella predicazione, che tosto risolvette di consacrarsi tutto a Lui e alla santa carità, diventando discepolo e figliuolo del nostro Alfonso.

E fu discepolo e figliuolo dei più illustri e santi, eletto presto maestro dei novizij, e poi tenuto sempre in gran conto nella nuova Congregazione.

Intanto non mancarono in Ciorani le invidie e i sospetti di taluni contro il Santo, e neppure le accuse, massimamente da parte di preti o meno buoni o meno pii. Talvolta le cose procedettero tant' oltre, che lo stesso arcivescovo di Salerno, tanto amico del Liguori, stette in forse, se dovesse o no continuare a proteggere l' Istituto. Per ricordare, tra molti, un solo fatto, il sacerdote Andrea Sarnelli imprudentemente un dì propose di far concorrere, in qualche piccola parte, i parroci a mantenere le missioni. Non l' avesse mai detto ! La proposta eccitò nel clero una vera burrasca, la quale, senza la prudenza del Santo e dell'arcivescovo, non si sarebbe forse più mai chetata. Ma non ostante tali difficoltà, nacque in tutt' i Cioranesi un vivo desiderio di veder meglio stabilita quella Casa apportatrice di benedizione e salute; e la Provvidenza ne additò presto il modo.

 

DONAZIONE DEL BARONE SARNELLI DI UNA SECONDA PROPRIETA' PER LA NUOVA CASA

Il Sarnelli, Barone del luogo, donò ad Alfonso un bel sito con fabbrica e giardino, poco discosto dall' abitato, e donò pure, come scrive lo stesso Alfonso, calce, legnami e anche danaro per fabbricare. Il popolo poi accorse a Ciorani per ajutare la fabbrica, anche più numeroso di quel che non avea fatto a Villa degli Schiavi.

Anzi a Ciorani gli stessi figli del Barone, il clero, il parroco, Alfonso con i suoi, tutti trasportavano pietre, calce, terra, fascine. E mettevano l' opera nel fabbricare. Accorsero anche molti dalle terre vicine ; le Domeniche soprattutto, avendo l' arcivescovo concesso il permesso, la gente che lavorava, era moltissima.

Così la nuova Casa sorgeva a vista d' occhio, e a Ciorani, più che in ogni altro luogo, pareva che l' opera del Liguori dovesse, prosperando, avere vita lunga.

Mentre che però la Casa si compiva, e anche subito dopo che fu compiuta, Alfonso estese il campo del suo apostolato in tutta l' archidiocesi di Salerno, assai più che non aveva fatto prima nella diocesi di Scala e di Caiazzo. In due anni soltanto ei predicò nell' archidiocesi salernitana oltre a ventotto missioni, e sempre con visibili frutti. Nell' inverno del 1737 la parola del Santo riuscì a fare gran bene in Bracigliano, in Turiello, in Serino, in Sala, in Canale, in San Giorgio, in sant' Agata, in Ribottoli, in Santa Lucia. In San Michele, in Solofra.

La nuova casa di Ciorani, riattata e architettata alla men peggio, fu compiuta in pochissimo tempo. Con la Casa si costruì anche una chiesina, nella quale il Santo fece recare quella stessa immagine di Maria Santissima del Patrocinio, che servì ai suoi primi esercizj spirituali in Napoli. Costruita la Casa e la chiesina di Ciorani, Alfonso si raccolse, là con tutt' i discepoli e figliuoli , e vi stabilì la solita vita povera e penitente, la quale nella mente del Santo doveva essere il seme di tutto il bene che sperava di fare.

Dettero presto gli esercizj spirituali al popolo ; e il numero degli accorsi fu tanto grande, che ai nuovi Religiosi mancava il tempo per prendere un po' di riposo. Poco di poi il santo fu nominato penitenziere maggiore di tutta la diocesi di Salerno ; e per questo ufficio accorrevano a lui da tutte le parti penitenti senza numero. Non bastava : ancorché oppresso da tante occupazioni, faceva frequenti missioni nell' archidiocesi di Salerno e fuori. Intanto benché si spendesse sempre particolarmente pel popolo minuto, in ogni missione faceva pure grandi sforzi per santificare con la sua predicazione il clero, e ispirargli il santo amore, del popolo soprattutto.

Presto si cominciò a vedere che questa Casa nuova di Ciorani riusciva al tutto piccola pel gran bisogno dei Padri, e molto più della gente che vi accorreva. Nacque perciò il desiderio di ampliarla ; ma, a voler giudicare secondo la prudenza umana, la cosa pareva allora impossibile.

 

ALLARGAMENTO DELLA NUOVA CASA

Mancava assolutamente il danaro per farlo, e quello stesso Padre Rossi, ch' era stato tanto fiducioso nella prima fabbrica della Casa, ora s' opponeva gagliardamente. Forse dové credere che, ormai passato il primo fervore, non si potesse più sperare quel concorso popolare che s' era avuto qualche anno addietro. Il nostro Santo dapprima anche lui stava in forse, e pareva sfiduciato. Ma ecco che sopraggiunse colà Monsignor Rossi, nuovo arcivescovo di Salerno, che era succeduto all' arcivescovo Fabrizio di Capua. Il Rossi sapendo il gran bene che si faceva da quei Padri, e vedendo la Casa così piccola e insufficiente, com' era, mostrò desiderio che si ingrandisse. Bastò questo per eccitare la fede del nostro Alfonso, e per fargli vincere ogni difficoltà.

Il Liguorino Rossi, sempre contrario, non s' acchetava ; ma il Santo lo vinse al suo volere dicendogli queste belle parole, che ci sono state conservate, e che possano giovar molto a tutti coloro che intendono a far per Dio opere difficili e ardite : “ Noi, caro Padre mio, non dobbiamo fabbricare, come costumano i secolari , i quali prima uniscono il danaro, e poi metton mano all' opera ; dobbiamo regolarci tutto all' opposto. Prima dobbiamo intraprender l' opera, e dopo aspettare dalla divina Provvidenza quanto bisogna “ . --- Infatti l' opera fu incominciata con uno zecchino (quasi nove lire) avuto in prestito da un soldato del Barone del luogo ; ma presto la Provvidenza venne visibilmente in ajuto. Una lettera circolare dell' arcivescovo eccitò molti del popolo e del clero a dare elemosine ; e tra gli altri una donna di Solofra dette 400 ducati, che sono quasi 1800 lire, e un altro cento ducati d' oro. Pare però che la maggior parte del danaro Alfonso lo ritraesse in un modo affatto inaspettato ; e fu questo.

Un dì mancava assolutamente il danaro per continuare la fabbrica. Il Santo che nella sua fede conservò sempre una semplicità e un candore infantile, volle che i suoi giovani chierici scrivessero a questo fine una petizione a Gesù Cristo e la petizione la mise accosto al Santissimo Sacramento. Ed ecco che quel giorno stesso Alfonso, il quale molto aveva pregato il Signore per questo fatto, fu invitato a recarsi in Napoli per dare il suo voto a uno o forse a più cavalieri, che chiedevano di essere aggregati al Sedile di Porto, a cui apparteneva la Casa dei Liguori. Sulle prime, presentandosi al Sedile, lo presero per un pitocco, così malvestito e povero com' era ; onde fu malamente ricevuto dall' alabardiere che stava sulla porta ; ma poi riconosciuto, tutti gli fecero onore, alcuni perché era un nobile, e altri perché lo tenevano in conto d' un gran servo del Signore. Il Santo dette allora il voto richiesto, ed ebbe un' elemosina tanto cospicua, che bastò a completare la Casa di Ciorani con tre piani e tre ordini di celle, con la cucina di sotto e con uno spazioso refettorio.

A questo proposito però mi par bene di ricordare ciò che il Santo lepidamente disse allora, e poi ripeté appresso. Tutti sanno che nel secolo scorso i pregiudizj, onde si esagera il valore del patriziato, erano tuttora assai vivi nel Napoletano. Ebbene, allora Alfonso, in proposito del voto dato al Cavaliere che voleva essere ascritto al Sedile di Porto, non dubitò di dire : “ Poiché costui ama tanto il bene e i poverelli, gli avrei data il voto favorevole, anche se fosse stato il figlio di un fornajo “.

Opere Card. Arcivescovo di Capua Alfonso Capecelatro LIBRO II Capo II – pag 191-200

CIORANI OGGI 2022

 

 

 

 

INIZIO DELLA NUOVA CASA A PAGANI

BASILICA DI PAGANI

Il 23 Marzo 1743 il Vescovo mons. De Dominicis dà il suo assenso alla costruzione della nuova Casa della Congregazione a Pagani

Come racconta il Tannoia :

Non avendo i nostri nè casa nè chiesa in Pagani, monsignor vescovo accordò ad Alfonso per esercitarvi le funzioni del proprio ministero, una chiesa beneficiata dedicata a s. Domenico, appartenente al Contaldi, ed in vicinanza del sito, ove stabilirsi doveva la nuova casa. Colà oltre il popolo di Pagani, accorrevano ogni giorno io folla quei di S. Egidio, di Corbara, della terra di Angri, e de' casali di a. Lorenzo e di s. Marzano. Cominciavano i padri le loro fatiche sul far del giorno, e non uscivan di chiesa che dopo mezzodì. E siccome il bene che si operava era tanto grande e si diffondeva da per tutto, così uni versale era l'applauso e la venerazione che riscuotevano Alfonso e i suoi missionari.

Il 23 Luglio 1743 fu posta la prima pietra della Casa della Congregazione là dove oggi sorge la Basilica dedicata a Sant' Alfonso.

 

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