_______ IL NAVICORDO

Storia

ITALO BALBO

E LA TRASVOLATA ATLANTICA

NOCERA INFERIORE

CONFERENZA TEATRO ROMA

15 GENNAIO 1931

 

In occasione della PRIMA TRASVOLATA 17 Dicembre 1930

Orbetello (ITALIA) - Rio de Janeiro (Brasile)

IL Fascio di Nocera Inferiore organizza una conferenza al teatro " Sala Roma " e in tale occasione viene pubblicato questo opuscolo :

 

 

 

TRASCRIZIONE INTEGRALE

Invitato quasi da un giorno al' altro, a tenere un discorso sull'aviazione italiana, io non ho potuto, come avrei voluto, preparare in queste pagine una sintesi chiara e completa di tutto quello che l'Italia nostra ha fatto nel campo aeronautico in quest'ultimo decennio. Pur non di meno, non ho voluto rinunziare al piacere e all'orgoglio di portare un modesto contributo all'intelligente iniziativa del Fascio di Nocera Inferiore, e, facendo tesoro del lavoro veramente pregevole del Calderara (1) ho scritto, così, come mi è stato possibile, queste brevi note sull'aviazione, nelle quali è da notare, più che il valore di uno studioso, il modesto contributo di un patriota.

Nocera Inferiore, 15 - 1 - 1931 Anno IX.

Giovanni Perna

 

 

LA SALA ROMA

La " Sala Roma " nasce in via Garibaldi nel 1907 principalmente come Teatro, nel 1913 ottiene anche la licenza per la proiezione di Film.

 

RICOSTRUZIONE STORICA

 

Come può vedersi dalla ricostruzione storica della mappa dell' epoca, la " Sala Roma " si trovava un pò prima dell' attuale Banco di Napoli a Nocera Inferiore.

 

FOTOGRAFIA DI FINE '800

In questa fotografia di fine '800 è indicata dalla freccia gialla il futuro ingresso al " Teatro Roma " che sorgerà di li a poco, arretrato di circa 15 m rispetto al cancello che si vede in fotografia.

 

SALA ROMA

( FOTOGRAFIA RISORGIMENTO NOCERINO )

 

 

NELLA FOTOGRAFIA E' LEGGIBILE L' INSEGNA

Come detto in precedenza, nel 1913 la " Sala Roma " riceverà anche la licenza per sala cinematografica, quindi ci saranno cambiamenti oltre che nella insegna esterna, anche negli spazi interni destinati agli spettatori .

INSEGNA ESTERNA TEATRO ROMA

 

INSEGNA ESTERNA SALA ROMA

 

Nel 1926 la Sala Roma modificherà i suoi interni, creando un aumento dei posti per gli spettatori, così come dalla fotografia successiva,

 

INTERNO SALA ROMA

( FOTOGRAFIA RISORGIMENTO NOCERINO )

 

E' proprio in quest' ultima configurazione architettonica che appena cinque anni dopo, esattamente il 15 Gennaio 1931, che il Fascio di Nocera Inferiore organizzerà una conferenza sull' evento di portata Storica Mondiale, che vide protagonista Italo Balbo con i suoi idrovolanti nell' effettuare la Prima Trasvolata Atlantica in formazione di volo con ben 15 idrovolanti, un' impresa questa, mai realizzata da nessuno fino ad allora.

 

ESTRATTO DALLA CONFERENZA

Dalla solitudine dell'esilio, ove lo avevano ridotto gli insuccessi della sua dottrina politica, con quell'intuito realistico che fu precipua caratteristica del suo pensiero, un dotto abate piemontese, nel secolo passato, rivolto agli Italiani, divisi e depressi, diceva loro: " Italiani, qualunque sieno le vostre miserie, ricordatevi che siete nati principi e destinati a regnare moralmente sul mondo.

In ogni genere di cultura e di gentilezza noi fummo e dobbiamo essere i primi ; ci appartiene il guidare altrui, non Tessere guidati „ (1).

Gli stranieri ci tenevano in scarsa considerazione ed erano indotti sovente a paragonare la loro attuale grandezza alla nostra miseria; e il filosofo lanciava loro la sfida superba : “ Non potreste, arditi Britanni, dominare i mari ed essere i Romani dell'Oceano, nè voi, Germani, tener lo scettro in molte parti della profana letteratura, se le flotte di Amalfi, Pisa, Genova,

(1)  V. Gioberti - Primato morale e civile degli Italiani. U. T. E. T

Venezia, non avessero insegnato ai vostri maggiori l'arte di signoreggiare i flutti, e se la classica antichità non vi fosse stata dischiusa dai secoli di Lorenzo e di Leone „ (1).

Questi pensieri del Gioberti mi tornano spontanei alla mente, nel tempo stesso che rivivo in me lo spettacolo stupendo della traversata atlantica. Si; gli Italiani affermano la loro genialità con manifestazioni superbe di eroismo e di sapienza, che hanno insieme della storia e della leggenda. Talvolta sono condotte con una semplicità che appare incoscienza, con una disinvoltura che appare follia, con una precipitazione che ha del fantastico e del romanzesco, ma che è invece profonda consapevolezza di uomini e cose.

Osservando la spedizione dei Mille, il che è quanto dire, osservando mille uomini malamente equipaggiati, scarsamente armati, seguire un Capo eroico e affascinante, col programma di conquistare un Regno, un dotto inglese si domandò, se “ gli Italiani sono la più geniale o la più folle delle stirpi .. E ci sarebbe agevole dimostrare che per lungo corso di anni, l' Italia ha prodotto tanto nel cammino della civiltà da lasciarsi indietro per lungo tratto tutte le Nazioni del mondo.

Nel campo artistico, letterario, filosofico, nella storia delle navigazioni, invenzioni e scoperte, abbiamo segnate date luminose, ottenuti progressi sorprendenti, poste pietre miliari nella storia del pensiero e della civiltà.

Il solo ardimento sapiente di Cristoforo Colombo basterebbe ad assicurarci un primato nella storia delle navigazioni e scoperte; di Cristoforo Colombo, che una critica astiosa ci ha conteso e combattuto, e che l'indagine

(1) ibidem

serena della stona ha nvendicato all Italia e agli Italiani. Era necessario dunque che anche nella navigazione aerea, che è la celebrazione dell' intelligenza dell'uomo sulla forza della natura, l'Italia scrivesse la sua pagina gloriosa, o meglio aggiungesse ad una cronaca di eroismi e di prodigi, un avvenimento che rivelasse una originalità ed un'impronta nuova da superare quelli di tutto il mondo.

L'uomo non ha mai rinunziato attraverso i secoli, a spiccare, sia pure sulle ali della fantasia, il volo alla conquista dell'etere, per scrutarne i misteri, leggerne gli arcani, rivelarne le bellezze suggestive. Dapprima questa aspirazione riveste le forme ingenue, ma significative della leggenda, ed il volo infausto di Icaro riempie di orrore e di ammirazione tutto il mondo ; poi il successo di Dedalo che, più prudente e sapiente, dopo d'avere errato di qua e di là, si ferma nella classica Cuma, a breve distanza dalla celebre spiaggia di Partenope, e ivi, nel tempio di Apollo, consacra le ali al Nume, racchiude in sè, in forma suggestiva e poetica, l'aspirazione superba d'un tentativo felice. Se ci è dato trarre un costrutto da questa leggenda, a me piace leggere nel gesto religioso di Dedalo, compiuto a Cuma, il vaticinio che l'Italia sarebbe stata la terra classica dell' aviazione. E come l' Italia produsse in ogni tempo uomini universali, come Leonardo e San Francesco ; artisti celebrati, come Michelangelo e Leonardo ; poeti mirabili come Dante e l'Ariosto ; così ha prodotto il tipo perfetto e caratteristico del­ l'aeronautico, che è una delle più celebrate creazioni del secolo XX.

E, passando dal campo della leggenda a quello dei primi esperimenti scientifici, troviamo una ricca e sorprendente cronaca, la quale documenta che l'aspirazione al volo costituiva per l'uomo una naturale esigenza dello spirito, e che egli viveva cullandosi nella dolce speranza di potere effettuare questo sogno.

Aulo Gellio ci tramanda una notizia interessante sulla celebre colomba di Archita, secondo la quale il filosofo tarantino avrebbe fatto : “ un simulacro di colomba in legno con una certa arte macchinativa, di tale sorta che volava, tanto bene era librata e mossa dall'aura dello spirito che vi era occultato e rinchiuso „. E prosegue con le parole di un altro scrittore : “ tale colomba di legno volava, ma fermandosi non risorgeva, perchè non più che tanto aveva potuto l'arte . (1).

Il racconto di A. Gellio, se pure impreciso nei particolari, offre agli studiosi del problema aviatorio grande interesse, in quanto ci addita nel filosofo e matematico tarantino il più lontano precursore degli aviatori.

Che se qualcuno voglia parlare di questa costruzione come di cosa poco interessante, anzi banale, impari alla fama del grande Archita, lo faccia pure, purché non dimentichi che il ricordo di questo ornitottero sopravvisse di quattro secoli e interessò Gellio che lo consacrò nella sua opera.

Dalla tradizione possiamo togliere parecchi episodi per provare che il problema del volo costituisce non soltanto una questione scientifica, ma sopratutto un'esigenza viva dello spirito.

L'azzurro sconfinato del cielo, soffuso di nubi dal colore romantico, doveva attrarre a sè, ed attrasse, con la sua glauca malia, lo spirito dell'uomo. Ai tempi di Nerone, un personaggio di cui le cronache non ci tramandano il nome, si adattò agli omeri due ali fisse, e si lanciò dall'alto del palazzo imperiale. Ma non fu più fortunato del mitico Icaro, perchè, dopo d'aver ripetuto nel vuoto parecchi giri, stramazzò al suolo pesto e malconcio, lasciando triste ricordo della sua infausta impresa. E un vecchio libro arabo, intitolato “ L'odore del ramo fiorito di Spagna „ racconta che un medico famoso che viveva alla Corte del Califfo Omniate Loran II, aveva inventato un apparecchio, mediante il quale pensava di potersi lanciare nell'aria. E convocò un giorno il popolo per l'esperimento. “ Il popolo smanioso sempre di novità, si radunò ansioso in una grande piazza e l'audace scienziato, dopo di essersi applicate alle braccia due ali e atteso, fra l'impazienza del pubblico e dello stesso Califfo, il vento favorevole, alla fine spiccò un volo da un'altura, ma il peso del suo corpo, nonostante l'affannoso romigio delle ali, lo portò precipitosamente a terra fra le rise del pubblico, che, deluso nell'ansiosa sua aspettativa, fatto crudele, non si curò dei suoi danni „ (1).

Un precursore

Ma se le altre Nazioni ci hanno preceduto nelle realizzazioni degli apparecchi aeronautici, relativi al più leggero e al più pesante, l'Italia può vantare un precursore, la cui intuizione fu un'antiveggenza.

•  Cfr. Calderara - op. clt. pag. 21.

Una mente poderosa aperta genialmente a tutti i rami dello scibile, e che in sè tutto accumulò e rese fecondo, Leonardo da Vinci, portò la sua attenzione sul problema del volo e ne trasse principi e leggi che tuttora costituiscono il fondamento della navigazione aerea. Per studiare il problema del volo egli esaminò il volo degli uccelli, decomponendone, analizzandone i movimenti, studiandone la natura delle ali e ne trasse teorie precise ; e stabilì che il peso di un corpo non costituisce ostacolo al suo volo, anzi n' è condizione sufficiente, purché esso estrinsechi una reazione contro l'azione della gravità. Dai suoi numerosi schizzi, ci è pervenuta una veduta d'insieme, e la planimetria di un apparecchio destinato al volo, il quale egli dovette sperimentare, secondo una felice intuizione del Calderara, (1) nei giardini del Duca Galeazzo o a Firenze.

Mancò a Leonardo il vero motore, ma se quello egli avesse divinato ed attuato, il cielo da più di quattro secoli sarebbe percorso da apparecchi di ogni forma e potenza ed oggi per noi l'audacia sublime di Lindberg, di Chamberlin, di Byrd apparirebbero forse ai nostri occhi, come gesta primitive “ (2).

Ma oltre i grandi divinatori nella storia delle invenzioni e scoperte, vanno ricordati i precursori anche più modesti, gli artefici più fecondi, gli eroi più silenziosi. Spesso parliamo di inventore di questo o di quel sistema, nel senso assoluto ; ma questo è solo

un modo di dire, perchè le invenzioni quanto più sono complesse e difficili, tanto più sono il risultato di un necessario svolgimento d'un pensiero scientifico, le cui origini talvolta sono tanto lontane fino a confondersi con le tenebre della tradizione.

Ma, nella storia dell'aeronautica esistono tre fatti, tre momenti decisivi, tre episodi che hanno peculiari caratteristiche e suscitano il più vivo interesse : Il volo di Wright, la spedizione di Lìndberg, e la crociera di Balbo.

(1) Cfr. Calderara - op. cit. pag. 24-25.

(2) Cfr. Calderara - op. cit. pag. 26.

 

Fratelli Wright

Tenaci e perseveranti, animati dal desiderio di conseguire il primato nel campo aviatorio. Wilbur e Arville Wright, in origine modesti costruttori di biciclette, si assunsero il compito di dare all'aeroplano un cuore lucido e pulsante: il motore. Si rivolsero nel loro ardore scientifico all'ing. Ottavio Chanute, da cui ebbero consigli amorevoli ed incitamenti fecondi alla difficile impresa. Campo e centro dei loro studi fu Kitty Hawk, terreno percorso dal soffio regolare dell'Atlantico. Lavorando in silenzio, traendo esperienze preziose dai primi tentativi di volo planè, i fratelli Wright riuscirono a segnare una data memoranda nella storia dell'aviazione.

Infatti, il 12 dicembre del 1903, appena dopo tre anni di studio e di preparazione, iniziarono i loro esperimenti, alternandosi nei voli su di un apparecchio munito di motore, il quale riuscì ad alzarsi sul terreno ad un'altezza di tre metri e mezzo. Il prodigio, diffuso in tutto il mondo, fu accolto con vivo scetticismo, e poiché esso partiva dalle Americhe, si pensò che si trattasse d'uno dei soliti bluff americani. Non mancò qualche voce solitaria che applaudì e rese omaggio al prodigio, come quella del Ferber, ma l'eco di essa si spense ben presto, per ridestarsi appena due anni dopo, (nel 1905) quando i geniali e fortunati inventori, strappata al problema del volo ogni più recondita legge, tentarono felicemente un percorso circolare di trentanove chilometri.

Non si trattava oramai più di un bluff, ma di una realtà magnifica e possente. Tutta T Europa ne fu come ossessionata, ovunque gli studi aeronautici, relativi al più pesante furono ripresi con zelo e vigore. Ma i Wright all'annunzio di questo attivo fermento di vita aeronautica in Europa, pensarono di intensificare i loro studi e di riprovare con maggiore successo i tentativi di volo. Uno di essi, Wilbur, lasciata l'America se ne venne in Europa per documentare e manifestare la potenza della sua invenzione. Venne, e in Europa non restò a nessuno secondo nel campo aeronautico, vincendo ininterrottamente tutte le gare di velocità, di altezza, di resistenza, ovunque raccogliendo allori e celebrando trionfi. Ormai il problema del più pesante, uscito dal mistero in cui si era troppo a lungo celato, trovava nella conquista dell'etere la sua più felice soluzione.

 

Il valico delle Alpi

Dopo questi prodigi si volle tentare qualche cosa di più emozionante e suggestivo: il valico delle Alpi. “ L'Alpe che aveva visto con terrore stamparsi nella sua candida neve l'orma grave e tozza degli elefanti di Annibaie, l'Alpe che aveva ripetuto con voce cupamente triste il rimbombo delle artiglierie di Napoleone, l'Alpe vide ora passarsi, con sorriso beffardo, sul capo indomito il leggero apparecchio pilotato da Geo Chavez, un giovane ardimentoso d'origine peruviana. E quando a lui sorrideva più fulgido il trionfo a dieci metri dal suolo, mentre l'eco della folla in preda al maggiore entusiasmo lo salutava esultante, si udì uno schiantoe dai rottami del velivolo veniva tratto fuori un corpo sanguinante e reso sacro nel martirio alla morte.

IDROVOLANTI SULLE ALPI

La montagna sembrava splendere perfidamente luminosa, lieta della tragica fine del profanatore dei suoi bianchi confini. Ma tre anni dopo, il valoroso aviatore Dalmata-Peruviano, Bielovucic, su quell' Alpe stessa avrebbe presa l' umana rivincita, vendicando la morte dell' ardito suo connazionale Geo Chavez, compiendo felicemente in 26' lo stesso percorso Briga - Domodossola „ (1).

 

Idroaviazione

Ma se alle altre Nazioni è riconosciuto il merito di aver iniziato la navigazione aerea, anche l'Italia in questo campo afferma la sua originalità. La prima prova di navigazione aerea marittima si ha per opera d'italiani, per l'audacia di queirintrepido pilota: Mario Calderara. Era già molto noto come aviatore provetto ; si era distinto nel circuito di Monza, dove si erano trovati di fronte in gare di altezza e di velocità, i maggiori assi dell'aviazione. In quel circuito Calderara aveva riportato una vittoria stupenda, e anche quando il suo apparecchio dovette atterrare, dai rottami e frantumi, si trasse fuori un corpo sanguinante, ma non vinto. E Gabriele d'Annunzio in quella circostanza concedette a questo intrepido aviatore l' onore di pilotare

per lungo giro. Dicono le cronache che Calderara non volò mai cosi bene, come quando egli volò con d' Annunzio. A lui, dunque, si devono i primi tentativi di idroaviazione, ma alla prova fu travolto da una raffica e precipitò in mare, dove l'apparecchio rinchiudendosi per la resistenza dell' acqua, travolse il suo corpo con gravissimo pericolo. (1) Ma facendo tesoro di queste dure esperienze, egli potette costruire un grande idrovolante monoplano, il quale anche oggi per alcune caratteristiche resta insuperato.

(1) Cfr. Calderara - Op. cit.

•  Cfr. Calderara - Op. cit.

 

Bombardamento aereo

Ed all' Italia spetta anche l'iniziativa di avere trasformato 1' aeroplano da organo di turismo in organo bellico. Il primo bombardamento aereo in zona nemica fu eseguito da quattro aviatori italiani durante la guerra italo • turca.

TENENTE GIULIO GAVOTTI

( Genova , 17 ottobre 1882 – Roma , 6 ottobre 1939 )

In quella circostanza il tenente Gavotti (2) elevatosi all' altezza di 700 metri sull' oasi di Ain-Zara lanciò delle granate al picrato di potassio. Fatta una ricognizione subito dopo, notò che i gruppi di arabi ivi raccolti, fuggivano precipitosamente in ogni senso spaventati da quell' insolito assalto.

RIPRODUZIONE DELL' EPISODIO

Ogni traccia di accampamento era intanto distrutta. Questo avveniva nel 1911.

 

AEREO DEL TENENTE GAVOTTI

 

TENENTE GAVOTTI AL RIENTRO DALLA OPERAZIONE

(2) Gli altri tre sono : Piazza. Moizo e Rossi.

Quando Wright faceva i primi ed incerti tentativi di volo, non poteva prevedere i progressi mirabili che si sarebbero conseguiti sul campo aeronautico. Il primo

trentennio di questo secolo è ricco di vicende di vittorie nella stona dell'aviazione ; vittorie che potrebbero avere larga risonanza nel verso ispirato di un poeta, al modo stesso che incidere nella storia bronzee pagine, come quelle classiche di Tucidide.

Veramente la guerra, infuriando in tutte le forme e con ogni mezzo, ha offerto all'azione aeronautica una ricca palestra di esercitazioni improvvisate e di eroismi mirabili; palestra nella quale i popoli si sono contesa a palmo a palmo la corona della vittoria, ed hanno avuto modo di estrinsecare e perfezionare attitudini, per lungo tempo celate. Per la guerra italoturca ci servimmo prevalentemente di apparecchi stranieri, ma nell'ultimo conflitto europeo, al contributo del nostro valore strategico, aggiungemmo la perizia tecnica, concretizzata in una serie dì costruzioni di aeroplani, rispondenti alle migliori esigenze, tanto da conquistare il terzo posto nella graduatoria aeronautica del mondo.

L'entusiasmo per il volo e i fortunati tentativi svilupparono la coscienza aeronautica ; il volo si impose come una esigenza, un'ossessione. Gli aeronauti, infatti, sono impazienti di fermarsi troppo a lungo negli aerodromi, inermi, in passiva contemplazione ; essi vogliono spiccare il volo superbo verso il cielo, percorrerlo in tutti i sensi, con una serie complicata di acrobazie e di eroismi ; vogliono strappare al problema del volo ad uno ad uno tutti i suoi segreti.

Il pilota, nell'atto di spiccare il volo verso l'etere, ha nel volto una strana caratteristica, che sembra apatia, ma che invece è il riflesso di una profonda sentimentalità. È tutto un dramma che si agita nella sua anima : egli è consapevole di poter conquistare e di sapere dominare il cielo ; di aver ottenuto un trionfo, che ieri era appena utopia ; di vivere una vita che è al di là di se stesso, e che si trasforma in una dolce epopea.

Si; la vita è triste, solo se l'uomo si lascia sedurre dagli allettamenti del male; ma è infinitamente bella e pura, se l'uomo è consapevole di poter realizzare o di aver realizzato un ideale di grandezza e di sapienza ; se sa di aver raggiunto una mèta che lo rende immortale, dandogli la forza di poter trascendere una rete troppo meschina di interessi contingenti, per assurgere ad una importanza più viva e duratura.

E qui torna opportuno il giudizio sapiente di Sallustio: “ E' vero che la vita è breve, ma l'uomo può renderla eterna con i suoi prodigi " .

La grandezza dell'uomo è riposta tutta nelle azioni sublimi e nel pensiero, le cui intuizioni lo elevano cosi alla natura dell'angelo, come lo abbassano al livello della mera bestialità. Pascal ha scritto, che l'uomo è la più debole canna della natura e che un solo soffio di vento basta ad annientarla. Ma in questa tragica lotta, l'uomo non perde nulla della sua grandezza, perchè la natura che lo annienta non sa di aver questo vantaggio di forza su di lui. mentre l'uomo ha coscienza di soggiacere alla cieca forza della materia.

NEGLI ANNI '60 LA SALA ROMA FU ABBATTUTA DALLA SPECULAZIONE EDILIZIA

AL SUO POSTO OGGI TROVIAMO QUESTO PALAZZO

 

 

 

APPROFONDIMENTO

IL PRIMO BOMBARDAMENTO AEREO DELLA STORIA

DI MASSIMO OSSIDI

 

Nel corso della GUERRA ITALO-TURCA (29 settembre 1911- 18 ottobre 1912) nella zona  settentrionale della Libia, avvenne il primo bombardamento aereo della storia e a sganciare le bombe fu un aviatore italiano, Giulio Gavotti.

E'  l'1 novembre 1911. Gavotti ha 29 anni, e dall'abitacolo del suo Etrich lancia tre bombe a mano Cipelli su un accampamento turco ad Ain Zara e una bomba sull'oasi di Tripoli, staccando il detonatore con i denti.

 

Ecco come lui stesso descrisse l'evento sul suo diario:

 

" 1 novembre . Ho deciso di tentare oggi di lanciare delle bombe dall'aeroplano. E' la prima volta che si tenta una cosa di questo genere e se riesco sarò contento di essere il primo. Appena è chiaro sono nel campo.

Faccio uscire il mio apparecchio. Vicino al seggiolino ho inchiodato una cassettina di cuoio; la fascio internamente di ovatta e vi adagio sopra le bombe con precauzione.

Queste bombette sono sferiche e pesano circa un chilo e mezzo. Nella cassetta ne ho tre; l'altra la metto nella tasca della giubba di cuoio. In un'altra tasca ho una piccola scatoletta di cartone con entro quattro detonatori al fulminato di mercurio.

Parto felicemente e mi dirigo subito verso il mare. Arrivo fin sopra la “Sicilia” ancorata a ovest di Tripoli dirimpetto all'oasi di Gurgi poi torno indietro passo sopra la “Brin”, la “Saint Bon” la “Filiberto” sui piroscafi ancorati in rada. Quando ho raggiunto 700 metri mi dirigo verso l'interno.

Oltrepasso la linea dei nostri avamposti situata sul limitare dell'oasi e mi inoltro sul deserto in direzione di Ain Zara altra piccola oasi dove avevo visto nei giorni precedenti gli accampamenti nemici (circa 2000 uomini). Dopo non molto tempo scorgo perfettamente la massa scura dell'oasi che si avvicina rapidamente. Con una mano tengo il volante, coll'altra sciolgo il corregile che tien chiuso il coperchio della scatola; estraggo una bomba la poso sulle ginocchia. Cambio mano al volante e con quella libera estraggo un detonatore dalla scatoletta e lo metto in bocca. Richiudo la scatoletta; metto il detonatore nella bomba e guardo abbasso. Sono pronto. Circa un chilometro mi separa dall'oasi. Già vedo perfettamente le tende arabe.

Vedo due accampamenti vicino a una casa quadrata bianca uno di circa 200 uomini e, l'altro di circa 50. Poco prima di esservi sopra afferro la bomba colla mano destra; coi denti strappo la chiavetta di sicurezza e butto la bomba fuori dall'ala. Riesco a seguirla coll'occhio per pochi secondi poi scompare.

Dopo un momento vedo proprio in mezzo al piccolo attendamento una nuvoletta scura. Io veramente avevo mirato il grande ma sono stato fortunato lo stesso; ho colpito giusto.

Ripasso parecchie volte e lancio altre due bombe di cui però non riesco a constatare l'effetto. Me ne rimane una ancora che lancio più tardi sull'oasi stessa di Tripoli.

Scendo molto contento del risultato ottenuto. Vado subito alla divisione a riferire e poi dal Governatore gen. Caneva. Tutti si dimostrano assai soddisfatti. "

 

Fu premiato con una medaglia d'argento al valor militare e celebrato anche da Gabriele D'Annunzio in una poesia intitolata "La canzone di Diana".

 

Giulio Gavotti è stato uno dei pionieri dell'aeronautica italiana. Nasce il 17 ottobre 1882 a Genova dove compie i suoi studi di ingegneria.

Nel Novembre del 1910 sul campo di Centocelle (Roma) consegue il brevetto di pilota aviatore su apparecchio Farman; ha anche conseguito il brevetto di pilota di aerostati ed è stato tenente del Battaglione Aviatori.

Come sopra ricordato, ha partecipato nel 1911 alla cosidetta "GUERRA DI LIBIA" ed il 1° Novembre di quell'anno dall'abitacolo del suo Eitrich Taube lanciò delle granate a mano Haasen di fabbricazione danese ad Ain Zara e sull'oasi di Tripoli: primissima azione di bombardamento da un aeroplano della storia.

Nel 1914 viene assegnato alla stazione di idrovolanti sul lago Trasimeno come  istruttore e pilota collaudatore durante la Prima Guerra Mondiale.

Negli anni venti è stato capo sezione della produzione aeroplani presso la Direzione superiore del genio e delle costruzioni aeronautiche con il grado di colonnello. Negli anni trenta è entrato nel consiglio di amministrazione della compagnia aerea nazionale ‘Ala Littoria', della quale è stato ispettore.

È morto a Roma il 6 ottobre 1939.

 

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