_______ IL NAVICORDO

San Giorgio Capoluogo Storia

 

STORIA

CAPPELLA S. MARIA ALLA BARRA

di Giuseppe Benevento

 

 

La Cappella di S. Maria alla Barra era posta nella piazza di San Giorgio, nel distretto della chiesa del SS. Salvatore, ed era il vano a piano terra adesso trasformato in bottega di macelleria. Il territorio della chiesa terminava nella piazza di Sangiorgio e comprendeva il Palazzo della Grotta.

Nel 1625, è una grancia di S. Maria di Mater Domini ed è quasi diruta. Ha l'onere di una messa alla settimana. Viene comandato di celebrare la messa nella parrocchiale e di accomodare la cappella. Nel 1671, l a cappella è nei confini della parrocchia e ha un solo altare con icona della B.V. o Concezione e ha il necessario per la celebrazione. La chiave della cappella si conserva dal rev. Don Francesco Egizio.

 

Nella visita del 22 febbraio 1712 il canonico Anteo Silverio afferma:

Essa è posta nel distretto della parrocchia del Salvatore di Costa. Ha un solo altare decentemente ornato con onere di messe a proporzione di una casa sita in S. Giorgio. Ha il tetto e le pareti con tre finestre di cui una in frontespizio dell'altare maggiore. Viene comandato di aggiustarla nel giro di un mese sotto pena di sospensione. Ha la porta con la chiave che si conserva dal Rev. don Andrea de Sarno. Viene comandato nel caso di sua assenza di consegnarla soltanto a persona ecclesiastica sotto pena di libbre 10 di cera bianca lavorata. Nel 1714, l'altare Maggiore è decentemente ornato e celebra il rev. Andrea de Sarno. Ci sono suppellettili sufficienti per la celebrazione delle messe.

 

In un documento dell' anno 1723 risulta:

Anticamente, e al presente della SS. Annunziata, ove vi è un altare sotto il medesimo titolo decentemente ornato. In detta chiesa vi è il peso di messe da quando perviene ogni anno dall'affitto della casa terrana, camera che al presente sta affittata per carlini trenta al Mag. co Francesco Antonio Pergami, e si celebrano dette messe dal Rev. don Paulo Montefusco per ordine dell'odierno parroco. Tiene la porta novamente fatta, e reedificata detta chiesa dalla signora Baronessa di S. Giorgio, quale sta situata detta chiesa nel pubblico della Piazza di S. Giorgio di detta Terra nel luogo detto il Seggio, con la porta da parte di levante. Vi sono supplicanti paganti per la celebrazione delle messe. Con un campanello per segno delle chiamate a messa.

 

Nel 1766 in Terra di S. Giorgio si costituiscono alla presenza del Notaio Biagio Jacuzio , i cittadini Alfonso Mariniello, Magn. co Giacomo Antonio Pisano, Gasparro Rescigno, Francesco Montefuscolo, Gennaro Cerrato, Emanuele Rescigno, Domenico Grieco, Paolo Capuano, Gennaro Capuano dal q. m Tomasi, Angelo Capuano, Dominico Antonio Capuano, Gioacchino Murano, Michele Mariniello e Giovanbattista Rescigno tutti cittadini di detta Terra di Sangiorgio ed Andrea S. to Nastaso della Terra di Siano alquante abitante nella Terra di Sangiorgio e figliani ancora della Parrocchiale Chiesa del SS. Salvatore Carta di Sangiorgio Diocesi di Salerno, i quali non per forza o dolo, ma per ogni miglioria, spontaneamente con giuramento sacris scripturis dichiarano, ed attestano:

in mezzo alla pubblica Piazza di detta Terra di Sangiorgio c'è una Cappella ad immemorabile tempo sotto il titolo della SS. ma Pietà, nominata La Barra in ristretto di detta Parrocchiale Chiesa del SS. mo Salvatore, senza esserci stata sopra di quella alcuno Padrone, ma sempre si è amministrata dal Parroco di detta parrocchiale Chiesa del SS. Salvatore, e da tutti i figliani di detta Parrocchiale Chiesa, e propriamente quelli adiacenti a detta Cappella si è fatta celebrare la S. Messa in tutti i giorni festivi, recitare ogni giorno la Letania, e d'appicciarsi ogni sera la lampada, e fattoci tutti i soppellettoli, calice e altri utensili de detta Cappella per pura carità e divozione, e stando per se in questo stato cose con una somma armonia, pace e quieta hanno inteso e visto rispettivamente essi testificanti, che da R. sacerdote D. Pascale Sarno ex autoritate propria si sono presi i soppellettoli, e calice di detta Madre di Dio che si erano fatti di pura carità come sopra da molti fedeli, e divoti di detta Madre di Dio dicendo esser sua detta Cappella con volersi anco pigliare la chiave della medesima,quale si teneva dal Mag. co Michele Femmiano figlio del Magn. co Vincenzo Speziale di Medicina accosto alla Cappella suddetta, ed uno dei Mastri eletto e nominato dall'economo dell'anzidetta Parrocchiale Chiesa, che non avendo voluto consignarcela, dopo molti fragassi e parola tra di loro seguite, essendosi dall'anzidetto Magn. co Michele non doversi tenere dal suddetto Rev. D. Pascale detta chiave per non esser sua detta Cappella, ma bensì dal pubblico; ed annessa all'anzidetta Chiesa Parrocchiale dal di cui economo, e Parroco pro tempore si avesse dovuto tenere la chiave, calice e suppelletto li suindicato motivo per cui per evitare i disturbi si portò dal suddetto Magn. co Michele; e Rev. do Parroco D. Silvio Corvino richiese detta chiave quale li fu dal medesimo consegnata coll'obbligo di farsi anche consegnare da referito D. Pascale il calice suddetto che in suo potere si ritrovava, che poi sanno di già esserli stato consegnato per li quali disturbi si è venuta a levare la quiete e divozione di essa Madre di dio che da quattro giorni ritrovandosi serrata detta venerabile cappella, senza potersi in quella celebrare la Santa Messa, e farsi altri atti Cristiani per commune commodo di detti complateari e figliani stante stando distanti dalla detta Parrocchiale Chiesa del SS. mo Salvatore con somma amministrazione di tutto il popolo; che perciò dichiarono testificano acclamano, e si contentono che la chiave di detta ven. le Cappella si tenga dal suddetto Magn. co Vincenzo Femmiano pubblico Speziale di Medicina, uomo di detti principi, buon vita e fama, timorato di Dio di anni circa 60, il quale stà colla sua Speziaria avanti a detta Cappella; acciò si ripiglia di valore la divozione a Maria SS. ma e cessino tutti gli odii, rancori e scandali causati per la detta innovazione e così testificano li suddetti attestanti costandoli tutto ciò causa scienza per esser di detta Terra di Sangiorgio, figliani di detta parrocchiale Chiesa convicina detta Cappella, e perciò richiesti ne hanno fatto il pubblico attestato e causa scienzia, come sopra e con giuramento in presenza mia . Notaio Biagio Jacuzio

 

Davaniti al Notarius Joseph Figliolini a Sancto Severino, i signori Michele Femiano, Aniello Trotta, Giuseppe Zambrano, Gennaro Cerrato , Francesco Montefuscolo, Alessio Regio, Antonio Mariniello, et Angelo Capuano, Mastri eletti dall'attuale Economo della Parrocchiale Chiesa del SS. mo Salvatore supplicando umilmente rappresentano al Vescovo, che il Sacerdote D. Pascale Sarno intende disturbare la divozione alla Cappella della SS. ma Pietà, seù La Barra, sita e posta in mezo la publica piazza di questa Terra di Sangiorgio; sincome ha trattato questa mattina 14 di venire avanti della Speziaria sotto le finestre di esso Supp. te Michele, che sta accosto e dirimpetto a detta Cappella, unitamente con suo padre e madre in tempo che stava esso supplicante ancora a letto, dicendo ad alta voce datemi la chiave della Cappella schefenzuso briccone e birbo, e con tante altre ingiuriose parole che non convengono scriverli in carta, ma a suo tempo si faranno costare a tali proposte esso supp. te li disse che la chiave stava in suo potere, e che non era lui il Padrone, ma la parrocchia del SS. Salvatore, e che la teneva come uso per fare asciugare detta Cappella, stante la lammia a molte parti piove, e le mura piene di sale nitro e con fetore di perute, che da più d'un anno stava serrata, e dovendone ritornare con profume, e fuoco il supp. te suddetto, ed il medesimo D. Pascale disse che era lui il padrone di detta cappella , e calice, e con tante male parole, e minacce, che se non era per la divozione che esso supplicante teneva dell'indulgenza della B.V. di nostra signora succedere potesse qualche inconveniente, e volendo vivere da Cristiano, ne ricorre esso supplente all'Ecc. ma sua R. ma a dare il rimedio opportuno per evitare qualche sinistro avvenimento; poiché il suddetto D. Pascale dalla mattina oltre l'ingiuziose parole dettole dal medesimo e seco padre e madre disse volerli cacciare le stentine del corpo se calava a basso detto d. D. Pascale, e che se recitavano la litania, voleva fare sangue in detta cappella con un coltellone e farne correre La lava, quanto che detta chiave è stata sempre tenuta da vari figliani di detta Parrocchiale, ed in ogni Casa per essere lontana dalla Parrocchiale del SS. Salvatore; preghiamo V. a Ecc. za a rimediare a tali attentati, ed inconvenienti; tanto più che esso D. Pascale non tiene messe in detta Cappella, ne ci ave avuto mai dominio; ma dopo la morte del B.A. del sig. Angelo Antonio Abbadessa, vi ha celebrato tre o quattro messe, a solo fine di ripigliarsi il calice e chiave per fare stare sepolta detta Madre di dio, come prima riservata, e pigliarsi il dominio di detta cappella, e calice, che però Domenica prossima passata dal supplente e noi compagni mastri fece celebrare la festività in detta Cappella con corcordo di tutto il popolo, e per gelosia, e capricci che esso Don Pascale teneva verso la persona del Sacerdote D. Donato Silvestro, il quale per carità celebrava qualche volta in detta Cappella per sua donazione, esso Don Pascale Sarno si pigliò il calice candele che si erano fatte per elemosine; al fine di non far celebrare più detto sacerdote D. Donato, per causa non aveva voluto firmarsi sotto dell'attestato, che si aveva procurato per la cura della medesima Parrocchia, da farsi fra poco spazio di tempo; perochè prostrati à piedi di V. Ecc. za R. ma ordinare al detto don Pascale Sarno, che affatto non s'inserisca, ne vi intrighi di detta cappella, essendo del pubblico,ma si deve stare sotto l'occhio delli medesimi Mastri, li quali spendono del proprio, per avanzare la devozione di Maria Santissima, non tenendo ne pure un carlino d'entrate ma solo per carità de divoti, e per comodo di tutti li Complatearii di detta Terra, li quali hanno hanno hanno divozione recitarli La Litania ogni sera con allunarci la Lampata; che però ne ricorrono à piedi di V.E. za R. ma , e la supplicano restare servita ordinare a detto D. Pascale Sarno, che affatto non s'inserisca dell'affare di detta cappella, non spettando a lui tale affare, e che consegni il Calice e Pianete in forza delli sacerdoti D. Domenico e d. Ciriaco Izzo, anche camici di detta Venerabile Cappella, acciò ogni volta che bisogna solo consegnino abuso di detti mastri, e poi si ritornano in loro potere, acciò si tolgono tutti l'inconvenienti e disturbi, che se potranno risorgere, tanto più che detto d. Pascale non è nativo della Parrocchiale del SS. mo Salvatore, ma della Parrocchiale di S. Giorgio; e di tutti gli attestati fatti dal medesimo d. Pascale di parole ingiuriose, e minaccie dicendo che voleva tirare le stentine al supplente e arrovegliargli in canna e che quando si diceva La Litania voleva fare correre la lava del sangue con un coltello, con scandalo di tutta la piazza di questa terra, se ne prenda diligente informazione al fine sia castigato, secondo le stante Leggi; che altre essere di tutta giustizia. A grazia deus.

Io Michele Femiano Supplico come sopra

Notarius Joseph Figliolini a Sancto Severino

 

Nel 1785 a S. Giorgio risulta sempre che vi è un'altra Cappella sotto il titolo di Santa Maria della neve , volgarmente detta la Barra , cappella fatta per loro comodo come at altre Cappelle per essere detto Casale distante dalla P. ale , Cappella filiale , dove il Parroco pro tempore ci ha ministrato , e ministra i sacramenti at insormontabile che non tiene altro di rendita che carlini 125 per incanto fatto di alcuni casi dal antecessore Parroco D. Angelo Antonio Abbadessa con il Sig. Giuseppe Zambrano di S. Giorgio nel anno 1748 , siccome appare dalla instanza fatta dal fu Not. Ciriaco Silvestri con peso di Messe le quali sono state celebrate dal parroco pro tempore allora quando vi è stata la necessità di fare la comunione alli infermi di quel Casale, apparisce ancora dalle visite essere grancia del Salvatore jus Patronato di quel Casale standone in possesso tanto il casale quanto il Parroco, celebrandone la festa alli cinque d'agosto. Al presente è venuto in pensiero al R. do D. Pasquale Sarno d'essere cappella di jus patronato di sua Casa , non avendo fondazione né restaurazione , perché sta nella necessità di rifarsi essendo carente possesso , ave impedito al pubblico di rifarla , litando colla Università in Consiglio , che ave molto disperniata , sul pretesto , che teneva lui la chiave di detta Cappella e per conseguenza ne finisce di (…) non potendo si più dire Messa , detto d. Pasquale Sarno pretendeva da me Parroco che avesse osservato che detta Cappella fosse stata sua non pregiudicando al parroco pro tempore le sue funzioni , e amministrazione, è stata la causa che il medesimo porta ancora al parroco, pur sapendo che detta Cappella era stata fondata come at altre per la distanza della P. ale per comodo dei figliani del Casale medesimo di S. Giorgio , che fa Anime n.° 250 incirca .

 

Nel 1814, compare il signor Don Girolamo Salvati di anni ventiquattro di professione cancelliere nativo del Comune di Roccapiemonte e domiciliato di passaggio in questo Comune e ha dichiarato che ieri sera, alle tre e mezzo, è nata una bambina, che egli riconosce per sua figlia naturale, essendo nata dalla signora Don Angela Rosa Rescigno sua legittima moglie di anni trenta; la quale si è sgravata nella casa di Notar Giacomo Rescigno (Palazzo della Grotta) padre sita in questo comune detto il seggio dalla parte del SS. Salvatore.

 

 

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