_______ IL NAVICORDO

San Giorgio Capoluogo Storia

 

STORIA

IL CASTELLO DI SAN GIORGIO

di Giuseppe Benevento

 

 

SAN GIORGIO , situata in luogo piano, e il suo territorio è innaffiato dalle acque che provengono da Montoro e Sanseverino, che animavano 3 mulini. I prodotti consistono in grano, granone, vino, ed ortaggi. Il territorio chiamato anche Apudmontem confina con Sanseverino, Roccapiemonte, Sarno, e Siano.

Il simbolo per eccellenza che troneggia su tutto il territorio sangiorgese è certamente il castello medievale.

Sulla sua fondazione non abbiamo notizie certe, possiamo ipotizzare la costruzione intorno al XI secolo.

Giuseppe Benevento

 

 

 

REGNO DI NAPOLI CRONOLOGIA

 

 

 

FOTOGRAFIA GIUSEPPE BENEVENTO

 

Storici e universitari ancora oggi si dilettano a scrivere e ricercare notizie inedite degli avvenimenti succeduti sul castello, ma le notizie sono rare, per cui ci dobbiamo affidare a quelle tramandate dagli storici che in passato hanno attinto notizie in vari archivi nazionali.

Il recinto fortificato in pietra locale, quasi diruto, sovrasta San Giorgio e guarda le propaggini settentrionali della valle dell'Irno e dell'antica via consolare

Dal castello di San Giorgio non si scorge direttamente il fortilizio di San Severino, non avendo un contatto visivo avviene tramite il monte San Michele posto tra Aiello e Campomanfoli dove affiora la Chiesa di San Michele , che collegava i due castelli, con tecniche antiche quali fumi, specchi e dopo il 1800 tramite una torre semaforica e radiotelegrafia.

FOTOGRAFIA GIUSEPPE BENEVENTO

Riguardo alle notizie, lo storico nocerino M. De Santi trova un primo documento in cui viene citato il castello, S. Croce ante portam majoren castelli ( a. 1052). In un altro documento del 1087 Gilberto normanno, figlio del fu Osmundo, abitator di San Giorgio, sito in loco Apusmontem , ef fettua un'oblazione per licentiam et absolutionem Turgi sii nostro seniori filii quondam Turgisii .

Nel 1115 Gilberto normanno è il feudatario di Rocca piemonte e San Giorgio e con un documento del 1081 dona delle terre a Cava col consenso di Ruggero Sanseverino. Inoltre, nel 1126 Pagano dei Sanseverino, figlio del q. m Silvano, signore di San Giorgio, conferma a Cava la donazione di un terreno a Torello. Fino al 1130 il castello è affidato a Ruggero , figlio di Troisio il giovane, nipote di Enrico Sanseverino .

 

La Prof. ssa A. Corolla studiosa ed esperta dei castelli medievali scrive :

In analogia con la tipologia delle forti ? cazioni di San Severino, Montoro e probabilmente Serino, anche per Castel San Giorgio si registra la presenza di più cinte murarie successive. La più bassa e più ampia è la orientale che racchiude un'area in cui il declivio è più dolce e dove si trovavano numerosi ambienti, pro babilmente case e cisterne. Lungo la cortina vi sono almeno quattro torri presso ché quadrate e due ingressi, uno a Nord e uno a Sud-Est. Più in alto si trova un circuito murario dall'andamento longitudinale rispetto all'area racchiusa dalla prima cinta. Nella parte orientale dello spazio defnito dalla struttura, si trovano ancora muretti innestati sulla roccia affi orante e talvolta sagomata, che denun ciano ancora una volta la destinazione abitativa della zona mediana di alcuni dei castelli presi in esame. Nella zona occidentale, invece, il muro della seconda cinta racchiude uno spazio più limitato occupato sulla sommità da un palazzo - mastio e caratterizzato a Ovest da una torre cilindrica scarpata con redondone e aperture destinate alle prime armi da fuoco . Il sistema che prevede al centro una torre a rondella da cui partono muri di cinta laterali, si ritrova quasi nella stessa forma nella cortina più bassa del castello di Mercato San Severino (1) ..

  (1) A. COROLLA, La terra dei Sanseverino: i castelli e l'organizzazione militare, insediativa ed economica del territorio. Pp. 74.75-76-77-78

 

LA FORTIFICAZIONE

Il castello occupa un'area di 8.500 mq. circa ed è articolata in tre cinte murarie , la più alta delle quali racchiude il mastio , la seconda si estende soprattutto sul lato est e la terza scende sul fianco della collina soprattutto nel lato est.

Il mastio, quasi completamente distrutto, è ubicato nel punto più alto della collina e presenta una serie di strutture ad andamento poligonale, molto spesse alla base, sulle quali si elevano, nell'angolo ovest, muri più sottili che sembrano configurare lo spazio di una cappella a vano unico con pilastri addossati ai muri che reggono gli archi.

L'elemento caratteristico della prima cinta muraria è la torre quadrangolare , abbastanza conservata, che fuoriesce di 2 metri circa da un grosso muro a scarpata largo 1.50 metri circa,

FOTOGRAFIA GIUSEPPE BENEVENTO

posto sul lato est. La torre, con una base di 4.70 metri circa e uno spessore notevole nel quale si vedono tracce di trasformazioni, si conserva in elevato per un'altezza di 4 metri circa ed è costruita con pietre di calcare locale; gli angoli hanno dei ricorsi di pietre più grossi e regolari del resto del paramento. La seconda cinta muraria, sul lato nord , è poco distante dalla prima e crea solo un corridoio di passaggio che si allarga verso la torre tonda posta nel vertice ovest della fortificazione, mentre sul lato sud scende più basso fino ad inglobare delle strutture molto regolari. Queste strutture addossate al muro di cinta, da un'analisi attenta sembrano delle cisterne ricavate nell'ampliamento verso sud di una probabile cinta muraria presedente.

Sui muri perimetrali si notano ancora tracce dell'intonaco idraulico e l'attacco delle volte di copertura. La parte est della seconda cinta muraria racchiude molte strutture abitative come si può notare dai resti architettonici sparsi su tutta l'area.

Dal mastio scende fino alla seconda cinta un muro con andamento nord- sud quasi, a delimitare un'area ad esclusivo uso militare distinta da un'altra destinata a uso abitativo per la popolazione che risiedeva nel castello. L'elemento architettonico più significativo della seconda cinta muraria è la torre tonda con base scarpata e cornice torica. Essa si articola su due livelli; quello inferiore ricavato nella scarpa è articolato con due vani trapezoidali con i lati lunghi di 1.90 metri circa, funzionali alla difesa con armi da fuoco, serviti da un corridoio di accesso; al centro della volta di copertura è ricavato un'apertura circolare di 50 centimetri circa che serviva per l'illuminazione e aereazione dei locali. Il livello superiore solo parzialmente conservato è costituito da due muri ad andamento concentrico con un'apertura verso il lato interno della fortificazione.

Affiancato alla torre si nota un altro piccolo vano ricavato nello spessore murario e adattato per la difesa con armi da fuoco. La struttura nella parte cilindrica ha un diametro interno di 2.50 metri circa ed uno spessore murario di 1.50 metri circa e si conserva per un'altezza complessiva di 7 metri circa.

 

  1. Porta nord
  2. Porta sud
  3. III Cinta muraria con torrette
  4. Cappella
  5. II Cinta muraria
  6. Ampliamento I cinta muraria con cisterne
  7. Torre Aragonese Planimetria del castello. Anno 1934 (A. S. S.)
  8. Ingresso al mastio
  9. Torre quadrata del mastio
  10. Mastio

Il castello di San Giorgio e ipotesi in digitale di Antonio Amato

 

 

DENARO

GIOVANNA I D'ANGIÒ

Napoli

(1343-1382)

 

 

LUOGO: Castello di San Giorgio

MISTURA - PESO: 0,50 gr. DIAMETRO: 15 mm.

 

Diritto / IOHANNA DEI GRATIA, sette fiordalisi sormontati da lambello

Rovescio / IERL ET SICILIE REGINA, croce patente cantonata da 4 gigli

 

LE NOTIZIE STORICHE

 

In seguito si riportano citazioni archivistiche relative ai personaggi vissuti nel periodo storico medievale sangiorgese.

Nel 1129 Pagano de Sancto Georgio , ? lius Silvani normanni, castri Sancti Giorgi dominus concede a Cava una terra in Rocca dove si dice Campo Ripestano con l'assenso di Ruggero, Signore di Sanseverino. Sembra comunque che ? n dalla ? ne dell'XI secolo il castello di San Giorgio sia stato appannaggio dei membri più giovani della famiglia Sanseverino che lo gestivano in quanto su ? eudatari del signore di San Severino (3).

Alla metà del secolo XII , nel Catalogus Baronum il titolare è Roberto ? lius Torgisii de Cripta il quale cum matre sua , Mabilia Sanseverino, tenet Sanctum Georgium quod est sicut dixit feudum duorum militum et cum augmento obtulit milites quatuor .

Nella collezione delle pergamene di Materdomini si hanno due carte del 1169, in cui il milite Gugl. Cafaro dona un arbusto in S. Giorgio a petro qui dicitur de la Regina pro parte Eccl. S. semper virginis dei genitricis Marie, quam ipse Petrus a novo fundamine nunc construere facit in pertinenciis Rocce. (4)

Alemanno o Alimanno , uscito dall'illustre prosapia dei Butrumile , durante la dominazione normanna è di altissimo grado sociale in Salerno ed in Nocera, ha la Signoria della Barra (5) in San Giorgio ed è contemporaneo ed amico del fondatore di Materdomini Pietro della Regina. Guglielmo II gli fa dono di 12 moggia di terra in S. Giorgio, forse in rimunerazione di servigi militari. (6)

Nel 1170 Roberto, raggiunta la maggiore età, viene confermato dalla Curia del possesso di San Giorgio. Poco dopo però, per un decennio (1172-1182) , è dominus Sancti Georgi , Roberto, miles francese , ? glio di Troisio II (7).

Nel 1171 Guglielmo del fu Bernardo de Gaudiosa di San Giorgio dona il dominio eminente di un castagneto a Petrizza, attiguo ad altro del Miitel. Dallimano. Esso si detiene da Bernardo Pagano. Maria, figlia di Guglielmo, consenziente suo marito Bertolotto, che lo vende nel 1299

(3) A. COROLLA, La terra dei Sanseverino: i castelli e l'organizzazione militare, insediativa ed economica del territorio. pp 74.75-76-77-78

(4) )M. DE SANTI, Studio Storico sul Santuario S. Maria di Materdomini in Nocera De' Pagani, Vol. I, 1905, p. 50

(5) Il sito assume la denominazione di “Barra” perché c'era il “passo”, la “dogana”, sulla via che conduce a Cortedomini dove si controllava il passaggio verso il castello.

(6) M. DE SANTI, Studio Storico sul Santuario S. Maria di Materdomini in Nocera De' Pagani, Vol. I, 1905, p. 65

(7) A. COROLLA, La terra dei Sanseverino: i castelli e l'organizzazione militare, insediativa ed economica del territorio. Pp. 74.75-76-77-78

 

 

a Giacomo De Marsilia, salvo il jus del monastero. (8) Nello stesso anno è citata una donazione di Roberto di Sangiorgio .(9)

Nel 1172 Roberto flilius qm. D.ni Turgisii, territorii S. Severini Dominus, offre a Pietro Rector et Custos eccl. etc., la starza detta di S. Salvatore in S. Giorgio , confinante con la pubblica via e col fiume Saltera , e si rendono suoi fideiussori il milite Alessandro di Sangiorgio e Gugl. figlio di Gugl.de Sinocolfo (M.S) (10). Il medesimo Roberto , terratorii S. Giorgio D.nus , dona a Materdomini altri 2 terreni a Salice (11).

Nel 1174 il milite Giovanni Pagano , nato dal milite Silvano, figlio di Turgisio , stipite dei Sanseverino, già feudatario in S. Giorgio e probabilmente di origine all'illustre lignaggio dei Pagano, che godette fama di essere tra più grandi del Regno. Le pergamene di Materdomini, congiunte a quanto dicemmo nell'accennata Opera, ci forniscono queste notizie: Silvano genera Pagano (vivo nel 1126), che genera a sua volta Ruggiero ed il Giud. Giovanni, da cui nascono il milite Giovanni, detto Peregrinus, forse perché fu in Terra Santa, il milite Riccardo e Benedetto (1170-1180). Giov. Peregrinus dà vita al milite Guglielmo, ricco di beni in Rocca, Nocera e Scafati (1227-1241) ed uno dei Baroni di Principato, che ebbero in custodia nel 1239 i prigionieri lombardi (12.

Nel 1174 Pietro del fu Roberto di S. Giorgio largisce 7 terre nelle pertinenze di Nocera al ridetto Pietro, che per la prima volta viene qualificato Abbas et Rector (13.

Nel 1177 Guglielmo Gaudioso del fu Bernardo concede con l'autorizzazione di Roberto, Signore di S. Giorgio, all'abate de Regina un castagneto in quel tenimento ad plescum silice (14).

Nel 1178 Matteo del fu Riccardo Sanfelice col consenso di Roberto, figlio di Ruggiero, Signore di S. Giorgio, dona all'abate de Regina una vigna e un castagneto a Preturo, presso i beni di Gugl. Calvinese, e pone per fideiussori Pietro figlio di Roberto Caput Asini ed Adamo Budetta del fu Matteo (15).

Nel 1179 Pietro, Landolfo, Rocco, Cioffo, Marotta e Sighelgaita Ferrara del fu Landolfo e Nicola qm Roberto con l'assentimento di Roberto Signore di S. Giorgio , offrono a Guglielmo, abate di S.M. de Fracta, un terreno a Selice, e gli vendono altresì un fondo alli Ferrari presso San Giorgio , confinante col fiume Saltera e coi beni del sig. Filippo Guarna (16).

Molti documenti arrivano da donazioni al santuario di Materdomini: nel 1180 Nicola de Iudice del q m Grimoaldo cede alla stessa chiesa altra terra ivi, confinante coi beni del signore Guglielmo di San Giorgio (17).

(8) M. DE SANTI, Studio Storico sul Santuario S. Maria di Materd. in Nocera De' Pagani, V.I, 1905, pp . 95- 96

(9) M. DE SANTI, Studio Storico sul Santuario S. Maria di Materdomini in Nocera De' Pagani, Volume I, 1905, p.94

(10) M. DE SANTI, Studio Storico sul Santuario S. Maria di Materdomini. in Nocera De' Pagani, V.I, 1905, p. 96

(11)M. DE SANTI, Studio Storico sul Santuario S. Maria di Materdomini. in Nocera De' Pagani, V.I, 1905, p. 96

(12)M. DE SANTI, Studio Storico sul Santuario S. Maria di Materdomini. in Nocera De' Pagani, V.I, 1905, p. 97

(13) M. DE SANTI, Studio Storico sul Santuario S. Maria di Materdomini. in Nocera De' Pagani, V.I, 1905, p. 98

(14) M. DE SANTI, Studio Storico sul Santuario S. Maria di Materdomini in Nocera De' Pagani, V. I, 1905, p. 100

(15) M. DE SANTI, Studio Storico sul Santuario S. Maria di Materdomini in Nocera De' Pagani , V. I, 1905, p. 101

(16) M. DE SANTI, Studio Storico sul Santuario S. Maria di Materdomini in Nocera De' Pagani , V. II, 1909, p. 8

(17) M. DE SANTI, Studio Storico sul Santuario S. Maria di Materdomini in Nocera De' Pagani, V, I, 1905, p. 43

 

Nel 1181 Alfano q m Sergio o Marotta, ved. del milite Salomone de Rocca, dànno un fondo in S. Giorgio , subtus Eccles. S. Crucis, ubi Ullara dicitur, limitato da poderi del milite Dallimano e di Roberto di S. Giorgio (18).

Nel 1181 , Anno XV del Regno di Re Guglielmo, con attestazione del notaio Truppoaldo nativo di S. Giorgio , si costituisce Roberto di S. Giorgio, figlio del fu Turgisio de Cripta davanti al giudice Rugerio insieme a Simone, figlio del fu Martino, viceconte della Chiesa di S. Giovanni Battista che è detta di Apud Montem. Roberto in caso di sua morte per discarico dei suoi peccati promette di dare a Simone e per esso alla Chiesa di S. Giovanni due galline e settanta uova per la terra che tiene vicino alla Chiesa di S. Potito, e un'altra sita nello stesso luogo detto ai Luporanaci. Roberto nomina come suo fideiussore Malgerio de Cripta

Anno 1182 - I militi Giovanni e Marino de Rocca figli di Benedetto, donano terra a Tusciano o Marillano di S. Giorgio, confinante co' poderi del mil. Gugl de Rocca (19).

Nel 1183 Giorgio, figlio di Giovanni de Montoro, fa donazione di tre pezzi di terra nelle contrade S. Giovanni e li Barrili e del Nocelleto fra San Giorgio e Rocca , contigui ai possedimenti di Gugielmo de Raynone e di Riccardo Pagano (20).

Il nobile Marcello Fayella , padre di Giovanni fu R. capitano in S. Giorgio nel 1640 e con Lucrezia Montefusco generò Carlo e Marcello (21).

Un Giuseppe Calenda condusse in moglie Beatrice de Rescinia, d'antica stirpe in Rocca, suffeudataria in S. Giorgio , ed ebbe da lei Domenico 2 o (n. 1660), Francesco e Rosa. Un ramo di questa famiglia si trova in Fimiani nel 1643 (22).

Nel 1193 il milite Riccardo Sangiorgio col consenso della moglie Sorella, figlia di Roberto barone di Sangiorgio, offre la decima parte di un latifondo, sembra feudale, alle Lenze , di cui altra parte era stata già donata al Monastero dal suocero (23).

Nel 1200 il Costantino del fu Alessandro di Sangiorgio con la fideiussione del fratello Alessandro ratifica la concessione fatta nel 1197 dal milite Osberto Ungaro. Martino de Rota dona un terreno al Nocelleto in San Giorgio (24).

Nel 1230 Roberto, Signore di S. Giorgio , figlio del qm Riccardo, detto de Avenabulo . Per rimedio dei suoi delitti offre un latifondo a S. Elia, fra S. Giorgio e Roccapiemonte, limitato dalle vie, dal fiume e dai possedimenti della chiesa di S. Elia, di Riccardo qm Ruggiero de Guarrello di Ricc. de Stancione, gli eredi di Pietro de Arpacho, e di Gugl. Domini Adami. (25)

Durante gli anni della dominazione sveva (1196 - 1253 ) vi sono solo due menzioni del castrum.

Nel 1239 Federico II ordina al giustiziere di Terra di Lavoro di indagare in seguito alla denuncia di Riccardo de Sancto Germano e di suo fratello Giovanni che accusano Roberto de

(18) M. DE SANTI, Studio Storico sul Santuario S. Maria di Materdomini in Nocera De' Pagani, V. II, 1909, p. 9

(19) M. DE SANTI, Studio Storico sul Santuario S. Maria di Materdomini in Nocera De' Pagani, Vol. II, 1909, p. 10

(20) M. DE SANTI, Studio Storico sul Santuario S. Maria di Materdomini in Nocera De' Pagani, Vol. II, 1909, p.11

(21) M. DE SANTI, Studio Storico sul Santuario S. Maria di Materdomini in Nocera De' Pagani, Vol. II, 1909, p. 225

(22) M. DE SANTI, Memorie delle Famiglie Nocerine , 1887, Volume I, p. 183

(23) M. DE SANTI, Studio Storico sul Santuario S. Maria di Materdomini in Nocera De' Pagani, Vol. II, 1909, p. 15

(24) M. DE SANTI, Studio Storico sul Santuario S. Maria di Materdomini in Nocera De' Pagani, Vol. II, 1909, p. 19

(25) M. DE SANTI, Studio Storico sul Santuario S. Maria di Materdomini in Nocera De' Pagani , Vol. II, 1909, p. 40

 

 

Barone, chierico del castello di San Giorgio (de castro Sancti Georgii), di averli defraudati dei frutti di alcune terre. Dalla documentazione angioina risulta che il castello faceva ancora parte dei possedimenti dei Sanseverino di Marsico da cui dipendevano i rappresentanti della feudalità minore che tenevano San Giorgio (26).

Anno 1247 Sibilia, moglie di Riccardo Ungaro, ed i figli Giovanni e Nicola in suffragio dell'anima del detto Riccardo, seppellito in Materdomini, offrono una terra a Malloni al di sopra della Ch. di S. Fortunato e parte di alcuni pometi ad Arenula e Campomanfro. (27)

Nel 1248 Robertus dominus noster, fil. qm Dni Riccardi, qui dictus est de Avenabulo , alla presenza dei nobili Rinaldo qm Riccardo Pagano, Andrea Budetta, Pagano Budetta, Roberto qm Ugone di Sangiorgio, Tommaso qm Riccardo de dragone, del maestro Nicola de Lanzara, medico, del prete Peregrino, del napoletano Giov. de Valle Valletta e del Giudice Iacopo, detta il suo testamento, con cui lascia al Santuario parte della starza feudale di SS. Salvatore presso S. Giorgio, che da oriente e settentrione tiene la via e degli altri lati il fiume ed i beni degli eredi di Riccardo de Serino. Elegge poi sepoltura nel Santuario medesimo. (28)

BERARDO fu Signor dello Stato di Sangiorgio in Principato, e Delicito, e Monteilario in Capitanata. Ebbe per conto di confini lite con Rostaimo Cantelmo Signor di Popoli e poich è si offesero l'un l'altro furono ambedue per ordine di Re Carlo II imprigionati. Nel 1281 Berardo che era in grazia di Re Carlo, fu mandato in Alemagna con altri Baroni del Regno ad accompagnare Clementia figlia dell'Imperatore Rodulfo sposata con il Principe Carlo Martello suo nipote, che poi fu Re di Ungheria. Chiamato Cavaliere Familiare del governo nell'anno 1284 fu nominato da Re Carlo II, Capitano Generale, e Giustiziero della Capitanata, e nell'anno 1292 egli fu mandato come Ambasciatore in Grecia a conchiudere il matrimonio di Filippo Principe di Taranto figlio del Re Carlo con Tommara figlia di Nigiforo. Berardo ebbe tre mogli, la prima fu Isabella Maletta sorella di Francesco Conte d'Apici, dalla quale ebbe un figlio di nome Roberto , e una figlia di nome Roberta . La seconda moglie fu Ebolenia d'Evoli figlia di Tommaso, la quale visse poco e non generò figli. La terza moglie fu Adolitia della Marra figlia di Nicolò Signore di Serino con la quale nacquero Gentile e Berarduccio. Roberto , il primo figlio del primo Berardo essendo succeduto al Conte Francesco Maletta suo zio materno s'intitola perciò Conte d'Apici nell'anno 1306 , ma morì senza figli. Sua sorella Roberta nata dalla Maletta si sposò con Guglielmo di Sabrano figlio d'Ermigano Conte d'Ariano Gran Giustiziero del Regno, e parente del Re, portò ai Sabrani il Contado d'Apici, e morto il primogenito del Conte Ermigano chiamato Gran Giustiziere, come il Conte Elisario il Santo, senza figli, il Conte Guglielmo marito di Roberta di Sangiorgio s'intitolava Conte di Ariano e di Apici nell'anno 1313 . Alla morte del Conte Roberto , lo Stato di Sangiorgio andò a Berarduccio , perché Gentile, primo figlio di Berardo e di Adolitia della Marra, morì giovane senza figli. Questo secondo Berardo del Consiglio di Re Roberto, e Viceré di Abruzzo nell'anno 1338 ebbe un figlio di nome Gentile III, che per essere chiamato primogenito di Berardo da indizio che egli avesse avuto altri fratelli, onde figlio di Berardo sarà quel Iacopo di

(26) A. COROLLA, La terra dei Sanseverino: i castelli e l'organizzazione militare, insediativa ed economica del territorio. pp 74.75-76-77-78

(27) M. DE SANTI, Studio Storico sul Santuario S. Maria di Materdomini in Nocera De' Pagani , Vol. II, 1909, p. 46

(28) M. DE SANTI, Studio Storico sul Santuario S. Maria di Materdomini in Nocera De' Pagani , Vol. II, 1909, p .46

 

 

Sangiorgio, che vendette nell'anno 1347 la sesta parte di Sangiorgio, in Abruzzo a Gio' Nicolò Gentile che poi fu Cardinale e ad Ugone di Sangro fratelli (29).

Nel 1250 il Barone Donadeo di Sangiorgio, fratello di Roberto suddetto, Barone di Mariglianella, cede il reddito, dovutogli dal proprio vassallo Nicolò Stella. (30)

Per la spedizione in Romania, nel 1269 , Rogerio Comiti Marsicensi, ottenne una provisio ut, nec Bernardum de Sancto Georgio, eius feudatarium, nec alios eius barones et feudatarios, compellant ad prestandum servitium in partibus Romanie .

La cu ria nel 1273 emette un provvedimento in favore di Mayno de Angara mil., contra vassallos suos castri Sancti Georgii de Iustitiariatu Principatus, qui proprium derelinquerunt incolatum ma otto anni dopo Bernardo è signore di San Giorgio ( Berardo di S. Giorgio miles petit assecurari a vassallis Sancti Georgii in Iustitieratu Principatu ) e nel 1284 si assicura un sollecito per le sovvenzio ni. Nello stesso anno Raimondo Carbonello è castellano castri Sancti Geor gii e due anni dopo vengono donati a Hugone Lebayne i castra Sancti Georgii e Sancti Nicandri de Iustitieratu principatus (31).

 

Nel 1279 p er atto di notaio Tommaso de Angelo Berardo, Signore di S. Giorgio, qm Roberto , offre la metà dei proventi della starza feudale del Salvatore < noviter oblata per qm dominum Robertum> presso il fiume Saltara , e presenta per i suoi fideiussori Iacopo de Cappellano e Giov. de bernardo. Con altro atto cede la 10^ parte della starza feudale di S. Renato nello stesso tenimento, e posseduta in condominio con altri di sua famiglia. (32)

Nel 1304 Guglielmo Sabrano , secondogenito figliuolo d'Ermingano primo Conte d'Ariano, casato con Roberta di San Giorgio figliuola di Berardo Signor dello stato di San Giorgio , e altre terre, e d'Isabella Maletta figliuola del Conte d'Apici, essendo mancato Roberto di San Giorgio fratello di Roberta sua moglie, succedendo quella, a quel contado, diviene anch'egli Conte d'Apici. E passato a vita beata Elizario il santo suo fratello maggiore, diviene nel 1323, per anco herede di quello, divenendo conte d'Ariano, ritrovandosi anco Signor di molte altre Terre. A Guglielmo succede Ludovico, nato da Roberta di San Giorgio (33).

 

Nel 1301 l a nobile. Altruda, ved. di Matteo Pagano da S. Giorgio , e la figlia sua Gisolda donano tre terre alle Taverne , il cui dominio utile appartiene agli eredi di Filippo de Ayrola (34).

Nel 1310 Tommaso de Angelo di S. Giorgio cede i suoi diritti su un latifondo nelle pertinenze di Rocca, delimitato dai beni dello stesso monastero di Mater Dominii e dell'altro della SS. Trinità di Cava (35.

Nel 1310 Berardo de Sangiorgio, signore di S. Giorgio e Casali, di Deliceto ed altri feudi, nell'istituire erede della sua fortuna il figlio Berarduccio , ordina che si fondi un Ospedale in

(29) F. DELLA MARRA, Discorsi delle famiglie estinte, forestiere, Napoli 1641

(30) M. DE SANTI, Studio Storico sul Santuario S. Maria di Materdomini in Nocera De' Pagani , Vol. II, 1909, p. 59

(31) A. COROLLA, La terra dei Sanseverino: i castelli e l'organizzazione militare, insediativa ed economica del territorio. pp 74.75-76-77-78

(32) M. DE SANTI, Studio Storico sul Santuario S. Maria di Materdomini in Nocera De' Pagani, Vol. II, 1909, p. 61

(33) C. DE LELLIS, Discorsi delle Famiglie Nobili Del Regno di Napoli, Parte Prima, Anno 1654, p. 161

(34) M. DE SANTI, Studio Storico sul Santuario S. Maria di Materdomini in Nocera De' Pagani , Vol. II, 1909, p. 68

(35) M. DE SANTI, Studio Storico sul Santuario S. Maria di Materdomini in Nocera De' Pagani, Vol. II, 1909, p. 69

 

San Giorgio nelle sue case a la barra e lascia dieci once d'oro l'anno, da prelevarsi dagli introiti della sua terra di S. Giorgio , à frati di M.dni, perchè ne prendano cura (36).

Nel XIV secolo San Giorgio è direttamente nelle mani dei signori di San Severino. Nel 1352 Tommaso III Sanseverino è detto, tra l'altro, Signore di San Giorgio , come attestato anche dalla sua epigrafe tombale, conservata nella chiesa di Sant'Antonio a Mercato San Severino. Rimane ai Sanseverino di Marsico ? no al 1454 quando Roberto vende a Gio vanni Miroballo il feudo, insieme con Bracigliano. Morto nel 1465 gli succede il ? glio Carlo e in seguito dal 1482 al 1520 è proprietà del nipote Giovanni II. Appartiene alla famiglia Miroballo almeno ? no al 1580 , quando è testimoniato come Barone della terra di San Giorgio Scipione de Santis. Alla ? ne del XVIII secolo la baronia appartiene alla famiglia dei Sarno - Prignano .

 

Nel 1387 Agnese Manganaro, vedova del nobile Galgano de Buonomo di S. Severino, largisce un fondo, a la cupa di S. Giorgio (37).

Il nome della contrada Codola, potrebbe derivare dalla famiglia di Ramundazzo Caudola o Candola , signore nel 1348 di parte di Castel San Giorgio, di cui il resto apparteneva allora ai fratelli Berardo e Tommaso de S. Giorgio , ed eziandio dalla famiglia Caudola, di cui in Nocera si rinvengono notizie sino al finire del XV° secolo. Cùdola, chiamato anche Fossato, formò poi un suffeudo rustico, per cui si adobava al Barone di S. Giorgio, e che passò successivamente dal nobile cavese Giov. Antonio Casaburi (1548-73) a Vincenzo d'Adinolfo, dal quale a Giov. Leonardo Angrisano (1604 c.) per nuova concessione del Barone Ottavio de Santis (38).

Dopo la metà del 1400 tra le università indipendenti c'era anche quella di S. Giorgio . (39

Nel 1465 Stefano Cioffo viene eletto Priore e fu curatore del Monastero. Nato in San Giorgio di Nobile stirpa Normanna, vissuta in Sanseverino, Salerno e Napoli, la quale era in quei tempi illustrata da Giov. Andrea, Presidente della Regia Camera, sin dalla giovinezza erasi affezionato al Santuario sì per il vero spirito di pietà, che lo animava, sì per la lunga dimora nel Convento; onde fatto Commendatario, non pensò a sé, né ai suoi; ma le rendite destinò per intero all'insigne monumento. E portò a compimento la decorazione della Chiesa, spingendo Re Ferrante I a concorrervi; fece da costui ordinare la rinnovazione della platea di tutto il patrimonio, principalmente per poter rivendicare i beni usurpati; rialzò il livello intellettuale de' frati, perché potessero meglio provvedere ai bisogni spirituali della popolazione, e fornì una campana del peso di 13 quintali. I cronisti all'unisono lo giudicarono uomo di ottimo governo e di somma pietà. L'abate Cioffo morì nel 1486, e per singolare onoranza venne deposto accanto al maggiore altare dove stava il trono abbaziale. A suo tempo, nel 1485 ci fu la congiura dei Baroni contro il Re Ferrante. (40)

(36) M. DE SANTI, Studio Storico sul Santuario S. Maria di Materdomini in Nocera De' Pagani, Vol. II, 1909, p. 69

(37) M. DE SANTI, Studio Storico sul Santuario S. Maria di Materdomini in Nocera De' Pagani , Vol. II, 1909, p. 76

(38) M. DE SANTI, Memorie delle Famiglie Nocerine , 1887, Volume I, p. 38

(39) M. DE SANTI, Memorie delle Famiglie Nocerine, 1887, Volume I, p. 53

(40) M. DE SANTI, Studio Storico sul Sant. S. Maria di Materdomini in Nocera De' Pagani , Vol. II, 1909, pp. 153 -154 - 155

 

 

Nel 1469 esistono tre passi in cui si esigono i diritti di transito e delle merci e uno di essi si trova a S. Giorgio (41). La Camera della Sommaria nello stesso anno invia un editto a Roberto, Principe di Salerno e Conte di S. Severino, riguardante i diritti di passaggio che bisogna riscuotere da tutti coloro che transitano, vendono o comprano merci nel casale di S. Giorgio e le tariffe sono fissate nel seguente modo:

•  Per ogni carro pesante grana 10;

•  Per ogni salma grande grana 4;

•  Per ogni salma piccola grano 1;

•  Per ogni collato grano 1;

•  Per ogni bue domato grana 5;

•  Per ogni bue indomito o macellando grana 2;

•  Per ogni porco grano 1;

•  Per ogni castrato o pecora mezzo grano;

•  Per ogni cavallo tarì 1;

•  Per ogni schiavo tarì 2;

•  Per ogni bue che si comprava in S. Giorgio e si estraeva grana 10 (42).

(41) Il passo si trovava nel luogo dove è ubicato il Comune, fino all'anno 1893 era stretto e ci transitava appena un carro.

(42) G. IZZO-L- NOIA- P- TROTTA- La Terra di Sanseverino nel XVI secolo . Grafiche Printart, 2008, p. 14.

 

per contattare l'autore gius.bene@libero.it

 

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