_______ IL NAVICORDO

Piatti Tipici

SAN GIORGIO

La straordinaria storia della nascita dell'Arte Bianca nella contesa tra Conti e Baroni per il dominio dell'Acqua nella Valle del Sarno.

    Di Gennaro Cibelli

 

Verso la metà del XVI sec. il risveglio culturale, economico e civile irrompe nel Territorio attraversato dal Fiume Sarno. Il fiume blu che, nell' antichità dispensava refrigerio nelle caldi notti d'estate nell' intera Valle e che nel corso dei secoli era stato immortalato nella leggenda da scrittori come Svetonio, Plinio il Vecchio, Cicerone,Tito Livio e Lucano, apriva una nuova fase di progresso economicoimprenditoriale ai paesi del circondario del Regno di Napoli.

Una vera e propria civiltà crebbe e si alimentò, attraverso l'espansione dei Mulini lungo l'intero corso del Fiume e dei suoi affluenti: il Solofrana e il Cavaiola. Una rete di canali presero il nome degli stessi Mulini ai quali conferivano l'acqua per alimentare”Gli Ingegni”capaci di molire il grano prodotto in loco o proveniente dagli altri Paesi,fuori dalla Campania. Nella Valle del Sarno il grano giungeva dai porti di Torre Annunziata e di Castellammare di Stabia.

Ma, il tragitto per raggiungere Sarno era lungo. E, spesso, il prezioso alimento veniva predato da banditi e ladroni i quali infestavano le contrade della Valle attraversata dal Sarno e dai suoi affluenti. Non erano solo queste le ragioni che spinsero i Tuttavilla, Conti di Sarno a pensare di cambiare strategia. Alla fine del XVI secolo una disputa feroce si scatenò tra le Feudalità locali di Sarno e Scafati. L'usurpazione dell'acqua, un bene pubblico di primaria importanza anche per quei tempi, accese la disputa tra i Tuttavilla e il Conte di Celano padrone e signore di Scafati. Quest'ultimo, possedeva in quella Città ben undici mulini e due Gualchiere, per cui aveva creato vari sbarramenti al corso d'acqua, allo scopo di potere esercitare l'esercizio della molitura del grano e di altre indispensabili derrate. Fù cosi che Muzio Tuttavilla nel 1593 decise, di incaricare il grande architetto Domenico Fontana, per progettare una soluzione capace di potergli permettere di attivare i mulini che aveva pensato di costruire a Torre Annunziata.

L'architetto dal 1593 si era trasferito a Napoli perché chiamato dal Viceré di Miranda il quale l'aveva nominato “Architetto Regio e Ingegnere maggiore del Regno”. Il Fontana apparteneva ad una celebre famiglia di architetti, originari del Canton Ticino. Incaricato da Sisto V° (1585 –1590) lavorò alla sistemazione urbanistica di Roma, elaborando nuovi percorsi tra cui via Sistina, Santa Maria Maggiore, Santa Croce in Gerusalemme, nonché alla realizzazione dell'Acquedotto Felice e del Palazzo del Laterano. Per avere la dimensione di ciò di cui stiamo parlando, vogliamo ricordare che il grande architetto consultato dal Conte Tuttavilla di Sarno, era lo stesso che aveva già realizzato a Napoli Palazzo Reale ed aveva progettato importanti interventi urbanistici per questa Città al tempo in cui era capitale del vicereame di Spagna.

La costruzione del Canale Conte di Sarno si rese necessaria per la preminenza assunta dalla Valle per la sua eccezionale feracità nell' economia annonaria della capitale del regno di Napoli. Il Fontana realizzo il” Canale “di derivazione dal Sarno fino a Torre Annunziata, attraverso la Collina della “Cività” (foce Sarno). La grande opera di ingegneria idraulica, traforò, a quei tempi per un tratto l'antica Pompei, allora del tutto sconosciuta e dallo stesso architetto Fontana ”scambiata” per la città di Stabiae Il “Canale” lungo 21 Km favorì fortemente il conte di Sarno Muzio Tuttavilla ,“feudatario ed imprenditore che nel 1592 aveva deciso di potenziare l'attività dei suoi mulini presso la Torre dell' Annunziata”,oggi Torre Annunziata. Fù lo stesso grande architetto a rendersi conto, per primo, della bellezza e della utilità dell'opera da lui disegnata. Al punto di fargli affermare: ”Come fu eseguita la qual opera è riuscita bellissima ed utilissima a questa città di Napoli,essendo detti mulini li più comodi e più vicini alla città di tutti li altri,macinando 1500 tumuli di grano invintiquattro hore e forse più ,è si possono condurre per terra e per mare secondo che li currono li tempi (…)”. Fu cosi che nacque “l'Arte Bianca”! Fu cosi che La produzione della Pasta inondò la terra di Napoli. Numerosi pastifici vennero realizzati tra Torre Annunziata e Gragnano.

PASTA MESSA AD ASCIUGARE

Tra Nocera Inferiore, Castel San Giorgio e Roccapiemonte. Gli opifici per la realizzazione della Pasta rappresentano, tutt'oggi il vanto di una produzione altamente specializzata di Maccheroni prodotti dalle “Trafile di Bronzo”. L'invenzione e la nascita dell'Arte Bianca, dunque, si afferma e si sviluppa nel Mondo, partendo specificamente dal nostro Territorio.Il Territorio della Valle della Campani Felix come fenomeno nato dall' intreccio meraviglioso dei tre elementi costitutivi dell'Universo. Acqua -Terra-Fuoco,i punti cardine della concezione dei principi della filosofia “Eraclitea”. L'invenzione dell'“Arte Bianca”si completò quando la Pasta si unì al Pomodoro. Il Pomodoro San Marzano tanto famoso nel mondo, nel momento in cui si sposò con la Pasta prodotta tra Torre Annunziata e Gargnano, finì per nobilitarla.

La Pasta a Napoli veniva bollita all'aperto, in mezzo alle strade, in grosse pentole di rame, per sfamare lazzari e plebei. Essi, se la buttavano in bocca con le mani. Veniva offerta ad un costo accessibile. Brevi note con un episodio rivelatore del folclore di Napoli. La pasta bollita per le strade dai maccaronari dell'Ottocento a Napoli, veniva offerta a due Cavalli (la decima parte di un Carlino di allora) e veniva propagandata come“O roie allattante”.Forse ,perché,costantemente bollita nella stessa acqua, finiva per diventare come un qualcosa che ricordava il latte.

LA PASTA A NAPOLI ( maccaronaio )

Quando poi la Pasta venne unita al Pomodoro, la musica cambiò di colpo. Dopo l'entrata a Napoli di Garibaldi (1860) il prezzo praticato dai maccaronari subì un'impennata. In omaggio al colore rosso del fazzoletto garibaldino il”due allattante” si trasformo in “O tre a Garibaldi”. Dai due Cavalli il prezzo aumentò a tre Cavalli per il rosso valore aggiunto conferito alla Pasta dal Pomodoro. Nel corso degli anni, i maccheroni, hanno permesso di conservare il grano, di far provvista di farina e di stabilire il primato dei napoletani nella produzione della pasta alimentare. La bontà della pasta alimentare campana deriva dalla bontà e leggerezza delle acque di tutto il comprensorio Vesuviano e dalla buona qualità del grano duro che i pastifici adoperano a Torre Annunziata, a Gragnano, a Nocera e in altri centri della valle del Sarno. Ancora oggi le aziende del settore rappresentano il vanto del Territorio da bonificare e rilanciare in Italia e nel Mondo .

Gennaro Cibelli

 

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