_______ IL NAVICORDO

Narrativa

IL SALUTO DI MICHELE

RACCONTI DI STORIE VERE

di Margherita Tirelli

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( Irpinia )

 

IL SALUTO DI MICHELE

Guidare lungo una strada in collina che conduce ad una piccola frazione nel cuore dell' Irpinia,diventa un'attività piacevole e rilassante. Il paesaggio da lassù offre uno straordinario gioco di colori, di luci e di ombre tra i campi ricchi di uliveti e di vigneti.

 

E' la giusta terapia per la mente.

Essere rispettosi e accennare ad un semplice gesto di saluto agli anziani del luogo, è ancora una “buona creanza” ed è il segno di una antica e intramontabile civiltà.

In tal senso tra i miei ricordi riaffiora la figura di un vecchietto di quella frazione, il quale era solito appoggiarsi al muretto del suo balcone e godersi il calore del sole quando il tempo lo permetteva.

Era un omino esile e curvo, dignitoso nel suo completo nero, da cui spiccava il colletto bianco della camicia.

Col tempo era diventata una tacita consuetudine tra noi, due sconosciuti, riconoscerci a distanza e alzare la mano nello stesso istante, per accennare ad un reciproco saluto. Accompagnato anche da un lieve tocco di clacson dalla mia auto.

Un gesto spontaneo, ripetuto ogni volta grazie ad una straordinaria coincidenza e casualità. Un fugace cenno della mano a cui nessuno dei due mancò mai per alcuni anni.

Si era creata una breve intesa tra due estranei, motivata certamente da una condivisa forma di rispetto, ma anche da uno spontaneo e inspiegabile, strano affetto.

Non per un lungo tempo avrei incontrato il suo sguardo sorridente e pronto a quel consueto scambio di saluto. Ne ero consapevole.

Il suo aspetto era inesorabilmente segnato dal tempo, e le sue gambe rigide e incerte nel passo, sostenevano a fatica il corpo ormai curvo e tremante.

Lo riconobbi un giorno, da una foto sul muro di casa sua. Ne comunicava la scomparsa. Solo allora lessi il suo nome.

 

Ora, a distanza di tempo, provo a rammentare il suo viso e a ricomporne il ricordo in una immagine che cerca di restituirmi quel saluto.

Margherita Tirelli

 

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