_______ IL NAVICORDO

Narrativa

LA ZOCCOLARA

RACCONTI DI STORIE VERE

di Margherita Tirelli

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" STREGHE "

 

Benevento, qualche anno fa..........

La Zoccolara

Me lo avevano raccontato ma non avevo mai voluto crederci. Tutte fantasie, solo per metter paura. Questo pensavo.

La mattina del nuovo 1960, a Benevento, pare che anche il Signore del Cielo avesse dimenticato di voltare pagina al calendario. Di buon'ora,ancor prima dell'alba, col fiato grosso e con l'alito sulle labbra per il freddo sferzante, percorrevo il Triggio per imboccare Via San Filippo. Una fitta nebbia che mi impediva di vedere anche i piedi, un freddo bagnato le cui gocce contavano tutte le mie ossa,mi spingevano ad affrettare il passo e ad avvolgere più forte il lungo scialle attorno al corpo.

Comare Filomena mi stava aspettando per la siringa. Diceva che avevo una mano di fata e non solo, ma anche il dono della delicatezza e della pazienza. In cambio, poi , lei mi dava il lievito per il pane,per i taralli,per le zeppole.

Così i miei pensieri si affollavano,si incrociavano,si mescolavano in un tumulto silenzioso come la strada vuota che avevo davanti. Il selciato era umido e a tratti debolmente illuminato dalla luce fioca dei lampioni; tutto intorno un silenzio gelido, disturbato solo dal rumore ovattato dei miei passi. E fu allora che accadde...

Ebbi sentore di uno scalpitìo in lontananza. Più si avvertiva vicino,più si faceva frenetico. Allungai il collo e aggrottai le sopracciglia nel tentativo di mettere a fuoco qualcuno, o qualcosa. Ma meritavo di ricevere solo il gelido bianco del freddo e la nebbia intorno. Un cavallo, pensai. Ma subito mi resi conto che non poteva essere. Il cavallo "fa un rumore a quattro zampe". E poi la presenza di un animale l'avrei percepita subito, per istinto.

Sentivo il rumore più forte, più vicino. Ma nessuna presenza. Aspettavo incuriosita.

All'improvviso, in un lampo che squarciò anche la nebbia,scorsi una sagoma deforme,scura,più nera della terra dei morti. Un brivido mi corse per tutto il corpo. Anche i denti tremavano. Come un sortilegio riuscito, ero pietrificata. Un improvviso silenzio innaturale mi gelò il cuore.

Il mio sguardo era fisso su un volto livido, su occhi spiritati e lucenti e su un naso sfuggito dalla grazia del Creatore. La vidi, funerea da capo a piedi. Mi fissò, malefica,arcigna e mi sputò il suo veleno. " Che vuoi? Che mi guardi?" gracchiò perfida e sprezzante. E mi sputò tutto il suo veleno,le sue maledizioni.

Una litania macabra, accompagnata dalla musica dei suoi zoccoli. Avvertii la terra tremare sotto i miei piedi. Chiusi gli occhi,per annientare l'immagine di quella figura spettrale davanti a me. Ora capivo e credevo a tutte quelle dicerie. La zoccolara non era una fandonia. Tutto nel giro di pochi attimi! Fui grata al suono dei suoi zoccoli,frenetico ma debole .

Si stava allontanando. E come in un sogno inquietante, sparì nella nebbia. Solo allora riaprii gli occhi. Tutto si era ricomposto secondo Natura: la nebbia,il freddo,il silenzio,la terra sotto i piedi. Ultimo, solo il suono degli zoccoli in lontananza, più lento,come il rintocco di una campana a morte

Margherita Tirelli

 

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