_______ IL NAVICORDO

Lanzara Storia

 

LANZARA_ RICORDO _DEL_

Rev.mo Mons. Gennaro Apostolico

Di Rocco Amendola e Gaetano Izzo

SCRITTI_ E_ DISCORSI

 

" ENZO_ PIRONE "

 

“ PRESENTAZIONE ”

 

 

Enzo Pirone è, in questo momento, l'espressione della vivacità culturale dei cittadini di Eboli, animati vigorosamente da un clero intelligente.

Sorge spontaneo l'interrogativo: perché, oggi, Enzo si accinge a riscoprire, con una interessante ricerca, la biografia e l'attività di Matteo Papa, ebolitano puro sangue?

C'é, nei nostri giorni, una curiosità che cattura l'interesse delle persone colte ed è la riscoperta del mondo cinese, di cui uno degli antesignani all'apertura della conoscenza della civiltà, fu proprio l'ebolitano Matteo Papa.

La Cina odierna è un immenso Paese solcato da stridenti contraddizioni. Essa è un lanciato locomotore dell'economia mondiale, in direzione, persino, del liberismo economico, ma la sua Costituzione o carta fondamentale dello Stato controlla pesantemente tutte le attività politiche, la libertà di stampa, di parola e di associazione: espansione di “business” da una parte, ma repressione della coscienza, dall'altra.

La Cina appartiene, oltre tutto, ai 75 Paesi che mantengono la pena di morte. E nel 1999, secondo Amnesty International, si sono verificate 1.077 esecuzioni. Ma i dati sono certamente inesatti, per difetto.

Il regime di Pechino, mentre liberalizza i mercati, inasprisce la sorveglianza sul cattolicesimo cinese. Basta ricordare che nella provincia dell'Hebei c'è un grande seminario con 200 posti, ma il numero dei seminaristi è tenuto fermo dal governo a 29 alunni, nonostante il diffuso manifestarsi di vocazioni.

La Chiesa, quella ufficiale, è “costretta" ad assicurare obbedienza all' Autorità nazionale, piuttosto che alla Santa Sede.

Il regime cinese, oltre tutto, vuole “illuminarsi d'immenso" nella conquista dello spazio, attraverso l'astronautica, avviata tecnologicamente verso confini che superano l'attuale ardire dell'uomo, ma, nello stesso tempo, getta una fosca ombra sui diritti umani e sulle libertà civili.

Ebbene su questo contraddittorio mondo cinese converge, oggi, lo sguardo penetrante di Enzo Pirone, attraverso la figura di Matteo Ripa.

Infatti l'attività di Ripa, nella poliedrica espressione delle sue capacità, ha proiettato nel futuro intuizioni che, ai nostri giorni, possono imprimere feconda realizzazione.

E necessario fare, però, per un'esatta e pur breve descrizione dell'evoluzione del cattolicesimo in Cina, una premessa storica.

Colui che concepì l'idea di entrare in contatto con i Mongoli per convertirli, o, almeno, averli come alleati dei Crociati contro i Musulmani, fu il Papa Innocenzo IV.

Per questo, nel 1245 egli mandò, come legato pontificio, alla corte mongola, uno dei primi compagni di S. Francesco, Giovanni da Pian di Carpine, presso Perugia.

Questi fu il primo viaggiatore a recarsi in Estremo Oriente per via di terra. Sia l'onore di aver iniziato la prima missione cattolica nell'immenso Regno mongolico spetta a Giovanni da Montecorvino, che fu il primo a giungere in Cina per via di mare.

Arrivò a Pechino “la città del re" nei primi mesi del 1294; e amministrò più di 6 mila battesimi nell'arco di 11 o 12 anni. Poi scoppiò la grande rivoluzione nel 1368 che sostituì la dinastia mongola con quella cinese dei Min e Ming e, allora, tutta l' opera dei Francescani, davvero eroici, si spense.

Per due lunghi secoli 1368 — 1551 la storia della Chiesa cattolica cinese nulla può registrare.

La stessa Cina si isola dal resto del mondo e assorbe la lingua e la religione di Confucio.

Nella seconda metà del secolo XVI la giovane compagnia di Gesù invia in Oriente un propulsore di primo piano: Francesco Saverio, e un capo eccezionale: Alessandro Valignano; un precursore paziente: Michele Ruggiero, e un intelligente esecutore: Matteo Ricci. Questi impianterà la Chiesa in quell'immenso Paese.

Ruggiero, alla fine, si ritirò a Salerno, dove finì i suoi giorni nel primo decennio del ‘600.

Matteo Ricci tra il 1583 e il 1601 fondò cinque residence dal Sud al Nord della Cina fino a Pechino, dove restò sino alla sua morte nel maggio del 1610.

Matteo Ricci e i suoi collaboratori ebbero un influsso enorme sulla più alta società della Cina.

Alla fine del sec. XVII comincia la fase più acuta della questione dei riti. L'invio in Cina di due legati del Papa, Carlo de Tournon e Ambrogio Mezzabarba, irritò maggiormente la corte dell'imperatore, che non riuscì a comprendere come mai stranieri, ignoranti della lingua e della storia della Cina, pretendessero interpretare e sentenziare sul senso di certi testi e di certi usi plurisecolari del Paese.

Dalla irritazione dell'imperatore alla persecuzione mancava poco. E la persecuzione fortemente influenzata da quella del vicino Giappone si estese dal primo decennio del sec. XVIII a circa la metà del secolo successivo, uccidendo missionari e cristiani e distruggendo le chiese.

In tale clima infocato si inserisce l'attività e la strategia di Don Matteo Papa per riavviare l'apertura al cristianesimo delle popolazioni cinesi. Ed instancabile fu l'opera dell' ebolitano nella fase preliminare, sempre finalizzata alla diffusione del cattolicesimo in Cina. Ma prima di accedere alle sponde cinesi, egli, nella intelligente preparazione, fu al centro della diplomazia europea.

Ea conoscenza e i rapporti da lui sviluppati riguardano personalità di primo ordine nell'Europa del 1° settecento.

Colui che scopri il vero volto, quello spirituale, di Matteo Papa fu il Papa Clemente XI, Giovanni Francesco Albani, nato a Urbino

nel 1649. Egli ebbe un pontificato travagliato, sia per lo scoppio della guerra di successione di Spagna, e sia per un dibattito molto appassionato sulle questioni giansenistiche.

Clemente XI diede forte impulso alle missioni, particolarmente quelle del Mediterraneo Orientale, dell'india e della Cina. Le controversie a proposito dei riti cinesi che il Papa intese troncare, con la sua bolla del 9 marzo 1715, provocarono polemiche e dissensi e furono causa di persecuzione.

Clemente XI comprese il valore di Matteo Papa esclamando per ben due volte: “costui è un santo”.

Altra conoscenza di rilievo di Matteo Papa fu quella con il Papa Benedetto XIII, che lo convocò mostrandogli stima illimitata.

E' utile ricordare qualche curiosità storica sul Papa amico di don Matteo. Egli, Pierfrancesco Orsini, fu creato cardinale a 23 anni; fu anche arcivescovo di Benevento. Nel 1725 celebrò il giubileo e tenne un sinodo per i vescovi d'Italia, in Laterano.

Durante il suo pontificato avvennero numerose canonizzazioni; fra le altre, quelle di Luigi Gonzaga, di Stanislao Kostka, di Giovanni della Croce. Approvò l'istituzione dell'università di Camerino, dove fioriva un centro di studi.

Oltre le conoscente egli incontri con i Papi del suo tempo, Matteo Ripa ebbe molteplici visite con i governanti europei, sempre per realizzare il disegno di aprire al Cristianesimo il mondo asiatico.

In tutti i ricevimenti egli mise in luce la qualità tipica della sua vita: la misura di sé, ossia l'umiltà.

Da Vienna partì per “salutare sovrani che lo accolsero con benevolenza". Questi gli promisero favori, sostegno e gli fecero donativi: il Duca di Lorena, l'Arciduchessa governatrice dei Paesi Bassi e il Duca di Richelieu, erede del famoso cardinale che avviò la politica francese verso il primato europeo. Anzi il Duca propose a don Matteo di fondare a Parigi la sua istituzione, offrendogli un magnifico palagio e una rendita di mille scudi all'anno.

Ma don Matteo declinò l'allettante proposta, per evitare di divenire un efficace strumento di una apertura della Branda con il mondo cinese sul piano politico ed economico più che su quello religioso. Invece le coordinate del progetto di Matteo Pipa erano essenzialmente cristocentriche , e, pur iniziando con la Cina, si proiettavano verso l'unità del genere umano, nello sviluppo lento e dialettico, avente, però, come forza irresistibile l'amore cristiano e il raggiungimento di un ideale sublime: la dignità di figlio di Dio.

E da questo ideale, secondo don Matteo, sarebbe scaturito il supremo valore della pace, nella unificazione della famiglia degli esseri umani, in una terra comune, con una storia comune e con un Padre comune.

Cosi viene anche chiarito, nella vita di Matteo Ripa, il motivo di sconfinare con i viaggi in un orizzonte geografico immenso, che spazia dai diversi punti del Continente europeo fino all'Asia e attraverso l Africa. E così si spiega, altresì, come il viaggio da lui intrapreso sia apparso un'interminabile odissea, la quale s' impernia sul principio agostiniano: “chi prega ha in mano il timone della storia”.

Infatti le rischiose vicende del faticoso itinerario sono imprescutabilmente superate da quel filo conduttore degli avvenimenti umani che è l'opera della Divina Provvidenza.

In fondo, nel caleidoscopio di idee, nel quale emergono per

fosforescenza il progetto di pace e quello di unificazione universale, l'ebolitano anticipa, tra le altre, la visione sognante di Giorgio La Pira e il persistente disegno planetario di Karol Wojtyla. Anche per questo Matteo Rapa suscita un fascino, oggi. Enzo Pirone, rapito dalla sua attrattiva, offre a tutti un avvio all'approfondimento del pensiero e dell'attività di Matteo Rapa, autentico scopritore non solo del mondo geografico ma, soprattutto, dell'animo umano.

Gennaro Apostolico

 

 

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