_______ IL NAVICORDO

Lanzara Storia

 

LANZARA_ RICORDO _DEL_

Rev.mo Mons. Gennaro Apostolico

Di Rocco Amendola e Gaetano Izzo

SCRITTI_ E_ DISCORSI

 

 

LANZARA TRA STORIA E LEGGENDA

IL MOVIMENTO GIOVANILE DI TAVERNE

1920 - 1943

di Gennaro Apostolico

Il primo movimento giovanile risale, a Lanzara, negli anni che si distendono nell'arco storico posto tra le due guerre mondiali.

Il movimento era costituito dagli attuali uomini dai capelli brizzolati, come quelli di “ Speciale per Voi “ , ma una volta vivaci e dotati di dinamismo , nei confronti dei quali i giovani d'oggi appaiono infanti.

Passiamo in rassegna alcuni nomi : Don Peppino Lanzara, di felice memoria, i fratelli Cioffi, i fratelli Sica, Mastro Ciccio, il signor Venanzio, ecc. ecc. . . . . Omettiamo la completezza della lista, per evitare una litania di nomi.

MASTRO _CICCIO

Il movimento si raccoglieva a Taverne, nelle sale di Mastro Ciccio, già da quel tempo rubicondo come una rosa rossa, ora ( purtroppo ! ) rosa appassita.

SOTTO GLI ARCHI I LOCALI DI MASTRO CICCIO

L'attività del movimento, che non aveva un nome etichettato, era molto varia. Ma un argomento di inusisata vivacità si incentrò su una figura in quel periodo notissima : l' onorevole Palumbo.

Era costui, come ben ricordano le persone meno giovani, un personaggio che fisicamente assomigliava a Vittorio Emanuele II per alcune fattezze somatiche e per la grossezza dei baffi.

Ma, per sua sfortuna, un incidente militare o extra familiare, non sappiamo, lo privò di una gamba. Il suo incedere, quindi, vieppiù solenne per l'alto basso che imprimeva alla sua persona, per lo spazio che richiedeva la virata della gamba non funzionale e per il rumore che il legno, divenuto sua gamba di sostituzione, produceva nel movimento.

La barba compariva sì e no sul suo volto incartapecorito, in dipendenza dell' uso degli arnesi da barba, uso che in quel tempo non era infrasettimanale.

La gamba di legno, però, a lui era molto utile, per il lavoro che quotidianamente svolgeva. Egli in qualità di ciabattino, anzi meticoloso artista del martello e dell'ago grosso, era infaticabile nel lavoro.

Ogni colpo del martello assestava inesorabilmente il pezzo di scarpa malata, oggetto delle sue cure. Qualche volta, però, il colpo del martello usciva fuori dal bordo della scarpa e, naturalmente, cadeva sulla sua gamba di legno.

Così pure nell'impeccabile uso dell'ago, talvolta errava, pungendo e cucendo non già il cuoio della scarpa, bensì la parte superiore dei suoi pantaloni che aderivano al legno della gamba.

Non per questo il Nostro avvertiva dolore, né si rammaricava. La puntura d'ago, invece, e le martellate erano piuttosto interne al suo cuore.

Il suo tormento era una principessa, una fantomatica principessa azzurra. La visione dolce di una principessa era stata creata appunto dal movimento giovanile. Questo, con la fertile fantasia dei suoi rappresentanti, inventava presumibili lettere d'amore disperato della sfortunata principessa con il nostro ciabattino fortunato.

E con le lettere d' amore venne fuori la pergamena che dichiarava “ onorevole “ il ciabattino Signor Palumbo, principe di ecc. ecc. . . . . Per questo, l' onorevole ciabattino poteva fregiare il suo petto di medaglie, che, in verità, numerose, folgoranti e sonore, aumentavano il rumore nella sua faticosa ambulazione, producendo armonia di sonaglieria.

I momenti di maggiore intensità di vita del movimento giovanile erano quelli in cui si celebrava il trionfo dell'onorevole, a conclusione dei suoi discorsi.

Tutto il popolo di Lanzara partecipava alla ilarità con applausi, fiori, cartestraccio e grida interminabili di evviva, che soffocavano la stridula e, gracchiante voce dell'oratore.

Questi, tra il patetico, il commosso e l'eccitato, tremava e balbettava per l'incontenibile fiume di idee da esprimere.

E quando il fiume di idee si essiccava, erano i giovani del movimento a suggerire, a soffiare all'orecchio dell'oratore, a dargli la carica del furore retorico : tutti gli astanti, in coro, applaudivano e gioivano. Dopo il discorso, il corteo e il trionfo.

A questo punto finisce la leggenda dell'onorevole ciabattino. Scoppia la guerra. Questa distrugge uomini e cose ; disperde il movimento, inviando al fronte i singoli aderenti ; disperde la gioia e la vita. E l' onorevole scompare nell'ombra e nell' oblìo.

Pochi oggi lo ricordano ; e questa pagina serve a ravvivare con un leggero sorriso la memoria di colui che ha fatto spuntare sul volto di tutti un vivo sorriso.

Gennaro Apostolico

n.d.r.

( le fotografie sono state aggiunte dalla redazione al testo originale che è in forma dattiloscritta )

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