_______ IL NAVICORDO

Lanzara Storia

 

LANZARA_ RICORDO _DEL_

Rev.mo Mons. Gennaro Apostolico

Di Rocco Amendola e Gaetano Izzo

SCRITTI_ E_ DISCORSI

 

RAFFAELE LANZARA

( 2 Ottobre 1897 - 24 Luglio 1945 )

E LA SUA INTERPRETAZIONE DEL FASCISMO

di Gennaro Apostolico

n.d.r.

( Breve Autobiografia scritta personalmente da Don Gennaro e riportata in testa alla intervista )

Gennaro Apostolico, sacerdote e docente viene dalla Scuola di mons. Nicola Monterisi, l'arcivescovo di Salerno che si rifiutò di celebrare la messa in suffragio di Italo Balbo allorché il gerarca fascista cadde con il suo aereo colpito dalla contraerea... Non si sa quale contraerea sia stata.

Monterisi rifiutò la celebrazione perché Italo Balbo era stato uno dei principali artefici della barbara uccisione di don Giovanni Minzoni avvenuta il 24 agosto ad Argenta ad opera di squadracce fasciste.

Gennaro Apostolico è laureato in storia e filosofia, materia che ha insegnato per 40 anni dopo aver vinto un regolare concorso. È autore di molti articoli, di carattere diverso. E stato presidente del Rotary di Nocera e Agro. Ha pure insegnato presso il seminario arcivescovile di Salerno. Nell'agosto del 2004 è stato nominato cappellano del Papa. È nato nel 1928.

 

La stesura di queste pagine è il risultato di un colloquio memorabile, svoltosi tra Raffaele Lanzara e l'estensore di queste considerazioni. Un colloquio di fine giugno, avvenuto nel giardino accanto all'abitazione dell'avvocato.

Egli, in tutte le sue conversazioni con amici, mostrava sempre, poiché era suo stile di vita, vigore espressivo nell'eloquio e vibrante esaltazione delle idee che nella sua mente fluivano come un torrente impetuoso.

Chi ebbe la fortuna di ascoltarlo era quasi diciottenne, curioso di apprendere da uno dei testimoni degli “anni ruggenti” non tanto le informazioni degli eventi, che pur erano diffusi dalla stampa, quanto ciò che sub-strutturava lo sviluppo degli avvenimenti, cioè i motivi segreti della storia, quello che noi indichiamo come tematiche recondite dei fatti.

Il tema dominante del colloquio fu la “nazifìcazione”

dell'Italia, secondo la concezione di Raffaele Lanzara, dell'adesione di Mussolini ai disegni di Hitler, di instaurare, cioè, un nuovo ordine nel mondo attraverso il “mito della guerra”.

L'oggetto del colloquio, quindi, verteva sull'ultimo mese del regime mussoliniano.

La traiettoria politica di Mussolini, secondo Raffaele Lanzara partiva dall'accettazione del “mito della lotta”, espresso da |èrgio Sorel che Mussolini apprese nel periodo giovanile del suo “socialismo rivoluzionario” e che trovò il corrispettivo nel libro-manifesto “Mein Kampf ' (La mia lotta) di Hitler. Dal “mito della lotta” egli, successivamente, passò al “mito della guerra” nel momento in cui si legò ad Hitler con il “patto d'acciaio” del maggio 1939, tre mesi prima dell'invasione della Polonia da parte di Hitler e di Stalin.

Per Raffaele Lanzara, Mussolini fu come l'edera, avvinta al tronco della quercia di Hitler, per cui l'esito tragico dell'uno, sarebbe stato omologo a quello dell'altro.

Infatti, egli dimostrò, in quella circostanza, con melanconica riflessione che il periodo più angoscioso di Hitler, di Mussolini, del popolo italiano e di quello tedesco fu il mese di aprile del 1945: periodo agonico dei due regimi.

Fu in quel mese che le vittoriose armate degli americani, ad ovest, e quelle sovietiche, ad est, dilagarono, nel cuore dell'Europa e assediarono Berlino, combattendo fino alla cintura della Cancelleria del Fuhrer. Sulla linea parallela in Alta Italia le armate anglosassoni sferrarono l'offensiva favorendo alle accanite forze della Resistenza Italiana la insurrezione e la liberazione totale anche dell'Alta Italia dall'invasore nazista; la Repubblica di Salò era soltanto una larva di potere.

Per Raffaele Lanzara il mese di aprile, di 59 anni orsono, è stato il periodo che ha bruciato tutte le colossali illusioni suscitate dalla follia dei seguaci dei due miti: il “mito della guerra” e il “mito della razza”.

L'interpretazione della storia del fascismo, espressa, allora, da Raffaele Lanzara si arricchisce di altra considerazione aggiungendo che il “mito della guerra” hitleriana fu la logica conseguenza di una esaltazione mussoliniana: l'idolatria dello Stato e della Nazione, colonna centrale della “mistica fascista”, così come veniva insegnata nelle scuole italiane.

Secondo Raffaele Lanzara, Mussolini offrì ad Hitler il concetto dell'idolatria dello Stato ed il Fuhrer rinvigorì tale concetto pro­ clamando, attraverso il “mito del XX secolo” di Rosenberg, la concezione assoluta e totalitaria dello Stato-nazione incentrato sul mito della pura razza ariana, razza dominatrice (Herren- volk).

Questi miti si infransero, secondo Raffaele Lanzara, come pezzi di carta bruciata dal fuoco, nell'aprile del 1945.

Infatti, l'Europa divenne in quella primavera, un territorio devastato, percorso da armate tedesche in ritirata e da armate vittoriose ma distruttrici di tutto, da colonne di profughi tremanti per la paura e per la fame, e da ombre di uomini vacillanti fuori dai campi di sterminio e finalmente liberi fisicamente. Ovunque lutti, rovine, disastri, e soprattutto, le macerie; dominava il disordine.

Verso la metà del mese moriva, per emorragia cerebrale, il presidente degli Stati Uniti, Franklin Delano Roosvelt. L'emozione fu vivissima. Ma il nuovo presidente, Harry S. Truman, mostrò subito di essere dotato di qualità eccezionali, in grado di reggere le redini del potere in un momento difficile per il mondo.

I tedeschi nelle zone di guerra, intorno e all'interno di Berlino, gettavano tutto nella mischia, impegnavano anche i ragazzini delle organizzazioni giovanili e gli anziani della milizia nella lotta.

II 20 aprile ricorreva il compleanno del Fuhrer; era con lui anche Èva Braun, che lo raggiunse nel bunker della cancelleria. Qui si svolse l'ultima grande conferenza dei capi; erano presenti tutti i big del regime. Questi “gli uomini del Fuhrer”, gli giurano fedeltà e restarono con lui nel bunker. I sovietici, intanto entrarono in Berlino fino al centro.

Anche in Italia, frattanto, , giunse la fine della Repubblica di Salò e la fine di Mussolini. Nel giorno stesso in cui a Berlino esplose l'ultima battaglia, Mussolini lasciò la prefettura di Milano, dirigendosi a Como. Essendo fallito l'incontro all'Arcivescovado con i delegati del Comitato di Liberazione Nazionale, insorse tutta l'Alta Italia.

Erano le ultime ore disperate, ore di incubo dove si svolse la caccia all'uomo. Mussolini venne riconosciuto nel camion e, conseguentemente catturato. Il 28 di aprile venne fucilato e con lui anche altri gerarchi del regime.

Nel frattempo, nel racconto lucido di Raffaele Lanzara, svolto in parallelo tra fascismo e nazismo i sovietici combattevano ad un chilometro dal bunker, il complesso blindato.

Il 30 aprile, due giorni dopo l'uccisione di Mussolini, Hitler ed Èva Braun si suicidavano. Goebbels, il delfino di Hitler, si avvelenò, prendendo una capsula di cianuro dopo aver sparato nelle tempie della moglie, Magda. Questa, poco prima, aveva àwelenato 6 figli nel sonno con una iniezione a ciascuno dei figli.

Mussolini ed Hitler scomparvero a distanza di due giorni l'imo dall'altro. Con la loro scomparsa, finì la guerra in Europa.

Raffaele Lanzara concluse la conversazione esprimendo con convinzione la sua seconda tesi: la dittatura di Mussolini era subordinata alla tirannia di Hitler. Ambedue furono schermiti') dalla spirale della guerra, causando nell'Europa 50 milioni di vittime.

Raffaele Lanzara, deceduto il 24 luglio del 1945, portò con sé nella tomba questo convincimento, insieme con la speranza di una rinascita democratica dell'Italia.

Gennaro Apostolico

 

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