_______ IL NAVICORDO

Lanzara Storia

 

LANZARA_ E _IL CULTO _DI _SAN BIAGIO

La Storia Tra Sacro e Profano

C I T T A ' _D I _R A G U S A

DOVE SI TROVA RAGUSA E COSA CENTRA CON SAN BIAGIO

( RAGUSA antico nome fino al 1918 ) - DUBROVNIK CROAZIA

 

GEOGRAFIA

 

STORIA _DELLE _CROCIATE

MESSALE SPECIALE DI SAN BIAGIO 1717

 

MESSALE SPECIALE COME PROTETTORE DI RAGUSA

 

STORIA IMPERO AUSTRO UNGARICO

Anche se in maniera superficiale e fotografica, emerge però da quanto sopra, una importanza di Ragusa nello scenario medievale e non solo, importanza che come titola il lavoro di Marco Moroni " L' Impero di San Biagio ", diventerà uno snodo cruciale tra l' Impero Turco e l' Europa Occidentale.

Ragusa (l'attuale Dubrovnik), la città dalmata devota a San Biagio, che fu così definita per il ruolo di primo piano nei commerci marittimi e terrestri delle regioni appartenenti al quadrante orientale del Mediterraneo.

A lungo gli studiosi hanno concentrato la loro attenzione sulla rilevante presenza dei mercanti ragusei negli scambi marittimi del basso Medioevo; in questa ricerca, basata su fonti finora poco indagate, si privilegiano invece i rapporti con l'entroterra balcanico dove, con la fase nuova che si apre dopo la caduta di Belgrado e Buda nel terzo decennio del Cinquecento, la Repubblica di San Biagio riuscì a realizzare un grande impero economico.

La conquista turca infatti, migliorando la rete stradale e unificando territori prima divisi e spesso contrapposti, portò alla formazione di un'area economicamente più omogenea e di un mercato tendenzialmente sempre più unificato.

Di tutto questo seppe approfittare Ragusa che, svolgendo il ruolo di intermediario economico privilegiato tra l'impero ottomano e i regni dell'Occidente europeo, per oltre un secolo visse un periodo di grande prosperità, da cui poté trarre consistenti vantaggi anche il mondo balcanico, vivificato non solo dai rapporti commerciali con le potenze occidentali, ma anche dall'emergere o dal consolidarsi di importanti centri urbani. In tal modo, il secolo considerato in questo libro si rivela cruciale non solo per la storia di Ragusa e dei Balcani, ma anche per la storia dell'intero Mediterraneo.

(n.d.r.)

Proprio per la sua posizione su quella che sarà chiamata la " via della seta " , e per i contatti con l' Oriente e Sebaste in particolare, lungo questa via di passaggio è possibile " ipotizzare " sia avvenuta una probabile traslazione delle reliquie dei Santi Martiri, provenienti da Sebaste, Cesarea, ecc.

Questa ipotesi è suffragata da quanto riportato nel testo del 1876 di cui sopra, in cui a pag. 98 leggiamo : - Secondo alcune memorie manoscritte, questo lavoro fù portato a Ragusa dall' oriente nel 1026, da un abbate greco ; - e fra gli altri avvi una particella portata da Gerusalemme dal raguseo fra Bonifazio de Stephanis , guardiano di terra santa , indi vescovo di Stagno, il quale nell'anno 1555 pel primo dopo s . Elena apri il sepolcro di Cristo , e trovatovi un frammento del s . Legno, lo di stribui fra il pontefice ed alcuni cardinali, trattenendo una porzione per se, che ora si venera nella detta cappella.

 

RAGUSA CENNI STORICI 1876

( estratto )

La città che surse dalle fumanti ceneri d'una illustre colonia romana ; che in breve seppe svolgere la propria attività sì, da stringere relazioni diplomatiche e commer ciali con tutti i regni finitimi, e colle più discoste nazioni ; l' amica della mezzaluna ed il baluardo della cristianità ; l'alleata dell'Ungheria e della Spagna, e la negoziatrice coll'oriente ; la città senza estesa territoriale, e colle sue colonie sparsa per ogni dove, e dominatrice di tutti i mari ; la culla delle lettere, e l'Atene della nazione Slava - attende tuttora una storia, quale si addice al suo glorioso passato.

Era il dì 6 aprile 1667, giorno di mercoledì santo, quando pel consueto si raccoglieva il consiglio generale per accordar grazie ai delinquenti.

Tutto ad un tratto, alle ore 9 antim ., senza che si abbia potuto minimamente presentire, una breve ma forte scossa di terremoto, ridusse due terzi della città in un mucchio di rovine.

A ciò si aggiunse un generale incendio , che portò il turbamento e la disperazione nei pochi superstiti.

Per oltre 5000 persone rima sero vittime in quel infausto momento, e fra questi il Rettore della repubblica, Simeone Ghetaldi, e gran parte della nobiltà.

In casi di bisogno, veniva ingaggiata truppa estera, per lo più italiana, con a capo persone graduate nel servizio militare. Negli estremi bisogni, in caso di nemiche aggressioni, si armava la popolazione. E per tenerla addestrata nel maneggio delle armi , ancora nel 1383 fù deciso, che ogni mese si dovessero fare esercizi di manovre, oltre quelle dei 3 febbrajo e 5 luglio, giorni sacri a S. Biagio , patrono della città.

Dal 1418 si dovevano tenere mensilmente due manovre ; e vi erano i rispettivi premi. In questa maniera i sudditi si avvezzavano al maneggio delle armi, senza discapito delle loro occupazioni, risparmiando allo stato la spesa del mantenimento di uno stabile corpo di truppa.

Ragusa fù tra le prime potenze che abbia introdotto l'uso della polvere ed i cannoni ; e vi istituì tosto le rispettive fabbriche. Già nel 1417 vi era il maestro per fare le bombarde. E dal 1455 in poi , si riscontrano parecchi fabbricatori nazionali ed esteri, al servizio della repubblica. Da una decisione del detto anno si rileva, che un certo maestro Mario , era incaricato di fonder una bombarda, appellata s . Biagio , che doveva portare palle di pietra del peso di 300 libbre, e da 50 a 60 libbre di polvere :

La bandiera repubblicana aveva sul fondo bianco l ' effigie di s . Biagio in abito pontificale, mitra in capo, col pastorale e la città nella manca, benedicendo colla destra.

IL LEGAME CON SAN BIAGIO

"La leggenda narra che nel X secolo San Biagio apparve nel sogno di un prete per avvertirlo delle navi nemiche che arrivavano a Dubrovnik con l'intenzione di attaccare. Il sacerdote prese sul serio l'avvertimento e allarmò tutti i membri del governo locale, prepararono la difesa e la città fu salvata grazie a San Biagio, per cui fu adottato come patrono della città.
Ci sono quasi 30 statue di San Biagio che fiancheggiano e proteggono tutti i più importanti edifici pubblici: una vera protezione simbolica".

In segno di gratitudine, la cittadinanza scelse Biagio come patrono e nel Medioevo, sulle fondamenta di una precedente chiesa romanica, gli fu dedicata quella bella chiesa in stile barocco che è diventata il fulcro della devozione del santo non soltanto per gli abitanti della città-Stato, ma anche per gli abitanti delle isole di Melèda (Mljet) e Lagosta (Lastovo) e per i contadini dei Canali (Konavli).

L'atto ufficiale che segna l'inizio della festa è l'alzabandiera, ossia la sollevazione del vessillo di s. Biagio nel piazzale antistante alla chiesa addobbata a festa, atto che precede la processione della statua-reliquia dorata che raffigura s. Biagio nell'atto di tenere tra le mani un plastico della città.

E mentre ai festanjuli spetta il grande onore di condurre il santo in processione, ai trombunjeri spetta il compito di gran lunga più divertente dell'intero programma della festa: far brillare a salve le micce di alcuni cannoni d'epoca nel porto cittadino.

Al suono delle prime note dell'inno della festa (Cuj, Sveti Vlaho naš.../Oh s. Biagio nostro, ascolta le nostre preghiere...), il corteo imbocca in processione lo splendido Stradun, dove il passaggio del Santo viene accolto, oltre che dagli alti prelati e da tutto il clero della diocesi, anche dalle più illustri personalità cittadine e dal popolo, senza alcuna distinzione di età o ceto sociale.

L'attenzione del pubblico e dei tanti turisti presenti alla festa viene rapita, in modo particolare, dalle meravigliose ragazze di Ragusa vestite con gli abiti della tradizione, il cui sfarzo non teme confronto. Nei giorni di festa, tutti gli abitanti della Repubblica accorrevano alla città ai piedi del Monte Sergio (Srd).

Per capire quanto fosse importante questa festa e quanto fosse rispettato lo spirito libero della Repubblica, basta menzionare il fatto che, durante i festeggiamenti, la città accoglieva chiunque, persino coloro che avevano qualche pendenza con la giustizia ancora da scontare, ai quali era concesso il beneficio della sospensione della pena per i due giorni di festa.

Vi sono parecchie reliquie di s . Biagio ; e fra le altre un frammento del suo cranio , rinchiuso in una magnifica corona d'oro alla bizantina, lavorata a filagrana.

RELIQUIARIO BIZANTINO CONTENENTE FRAMMENTO DEL CRANIO

CONTATTI ARMENO CROATI

 

Sebaste - Dubrovnik ( antica Ragusa )

Vinicije B. Lupis

ESTRATTO DELL ' ARTICOLO DI

Vinicije B. Lupis

Il 30 luglio 1902 Dubrovnik fu visitata dal penultimo arcivescovo cattolico armeno di Sebaste Isaac Hagian , che è stato accolto con la chiesa più alta onori.

L'arcivescovo di Sebaste è venuto a Dubrovnik con l'obiettivo di raccogliere fondi per il riacquisto della Tomba del Santo dagli infedeli.

Da allora fino al 2010, e l'arrivo di Sua Eminenza Nareg Alemezian, Arcivescovo del Catholicosato armeno del Grande Casa di Cilicia, c'era una frattura nei rapporti ecclesiastici tra Dubrovnik e gli armeni.

L'instaurazione dei rapporti ecclesiastici e il ristabilimento delle relazioni culturali si riflette anche sulle attività di il ramo Ston di Matica hrvatska, che ha rilasciato il libro Armenia – Patria di San Biagio, coautore di Artur R. Bagdasarov e Vinicije B. Lupis, che hanno anche curato il libro. Una decina di anni fa, lo storico Vinicije B. Lupis è stato il primo in Croazia a parlarne in pubblico la questione armena, il genocidio ei legami armeni croati.

Pertanto, questa raccolta è allo stesso tempo la risposta a molti dubbi tra i croati pubblico sull'importanza di Christian Sebaste e sulle prove credibili di San Biagio come simbolo spiri tuale che collega permanentemente il croato e il popolo armeno.

Dall'arrivo dell'arcivescovo Nareg Alemezian all'arrivo dell'arcivescovo Kegham Katcherian, e grazie alle attività degli Amici di Armenia Society a Dubrovnik, ce ne sono state molte cambiamenti, e sia il Dubrovnik che il più ampio croato il pubblico ha conosciuto meglio gli armeni, la loro cultura e spiritualità. Inoltre, questo libro bilingue sarà un ponte che collegherà le due persone, perché lo scopo stesso di questo progetto del ramo di Ston di Matica hrvatska nell'anno jubi lee di San Biagio è quello di commemorare il santo patrono della Città di Ston e del Comune di Ston, ma anche dell'unica diocesi croata la cui cattedrale è stata sotto la protezione di San Biagio dal XIV secolo.

Ci auguriamo che in questo libro sia gli armeni che i croati riconoscano la necessità di conoscersi e comprendersi meglio e l'affiliazione del Chiese apostoliche all'ecumenismo cristiano universale in questi tempi difficili e bui per i cristiani.


 

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