_______ IL NAVICORDO

Lanzara Storia

 

LANZARA_ E _IL CULTO _DI _SAN BIAGIO

La Storia Tra Sacro e Profano

MARATEA

LE _RELIQUIE _DI _SAN _BIAGIO

Premessa

GIORNALE FRANCESE SATIRICO ANTICLERICALE DEL '900

 

DETTAGLIO DEL GIORNALE DI SOPRA

( n.d.r.)

La verità viene nascosta, viene ben custodita e difesa a tutti i costi.

 

Estratto dalla conferenza di Maratea

Rev. p. PLACIDO M. TROPEANO - Conferenza del 1° febbraio 1982

É il caso del martire Biagio di Sebaste , di cui rimane incerta la traslazione del corpo in occidente ; ciononostante se potessimo mettere insieme tutte le reliquie, che le chiese europee pretendono di conservare, formeremmo un corpo umano assai mostruoso : tre teste, due conservate in Italia, a Napoli e ad Orbetello, ed una terza in Francia, a Montpellier; tre braccia, due in Italia, a Capua ed a Milano, ed un terzo in Ispagna, a Compostella; diversi corpi vivisezionati e distribuiti in sedici chiese francesi, in sette chiese romane, nella vostra Maratea, a Bari, a Brindisi, a Volterra, a Ragusa in Dalmazia.

 

ECCO IL RISULTATO SATIRICO

MA CORRISPONDENTE AL VERO

che la " Calotte ", giornale satirico anticlericale, in maniera chiara, e provocatoria, propone ai suoi lettori, per mettere a nudo un evidente problema, di cui la Chiesa si è resa partecipe e complice per il passato, e di cui vuole nascondere la verità.

 

QUESTO E' IL MOSTRO DI CUI PARLA ANCHE PADRE TROPEANO

( ricostruzione satirica del giornale " La Calotte " )

 

Oggi la Chiesa ha preso le distanze da questo problema riguardante le reliquie, perchè di non facile soluzione, e come evidenzia anche Padre Tropeano, porta a screditare l' intera comunità cristiana.

Nasce infatti da queste considerazioni, l' operato di Leóne III Isaurico imperatore d'Oriente, che per evitare di essere accusato dai Musulmani di sostenere una religione in cui si " adoravano ancora gli idoli " , sotto forma di immagini sacre e di reliquie, In un vasto piano di riforma volto a svecchiare lo stato e consolidare l'autorità imperiale promulgò i due decreti del 726 e del 730 che proibivano il culto delle immagini sacre, suscitando la lunga contesa iconoclastica.

 

CAPPELLA DEL 1600 CHE CONTENEVA LE RELIQUIE

 

URNA IN MARMO CON LE RELIQUIE

 

LAPIDE CON DESCRIZIONE DELLE RELIQUIE

 

DOMANDA

Il contenuto dell' urna con le reliquie di San Biagio era noto ?

Una ricognizione ufficiale delle reliquie, prima del 3 maggio 1941, non risulta dalla ampia bibliografia consultata, però l' incisione in marmo posta in alto all' urna contenente le reliquie, come si vede dalla fotografia sopra, testimonia quello che da sempre, e prima del 1941 si era sempre creduto :

" qui giace il torace di San Biagio Vescovo e Martire "

 

SANTUARIO DI SAN BIAGIO PRIMA DEL 1941

Per motivi legati ad un aspetto architettonico della chiesa, appesantita nel corso dei secoli da interventi e corpi aggiunti che ne avevano alterato la sua consistenza ed il suo originale aspetto, fu deciso, con molta sofferenza e divisione della comunità, di spostare la piccola cappella seicentesca dalla posizione che si vede in fotografia e di portarla in fondo all'altare.

Proprio a seguito di questa modifica, il giorno 3 maggio del 1941, si completò questo spostamento, rimuovendo appunto l' urna con le sacre reliquie dalla sua posizione secolare, trasportandola nella sua collococazione definitiva ( attuale ) in fondo all' altare.

 

RICOGNIZIONE DELLE SACRE RELIQUIE

3 Maggio 1941

Sua Ecc. Mons. Vescovo, presenti tutte le autorità cittadine, offriva la grande gioia di una triplice inaugurazione: L'elevazione del Santuario alla dignità di Basilica, la strada portata a termine e la sistemazione del Trono del Santo !


Quale testimonianza di fede, quale pagina più bella di storia vissuta, quale sentimento più delicato, quale espressione più viva, più grande, più culminante di una credenza nutrita, corroborata nella convinzione più assoluta, attraverso il tacito trascorrere dei secoli.


Tutti vedemmo con i nostri occhi quello che i secoli avevano tenuto gelosamente celato, quello che da tanti si voleva sapere, quello che si è saputo di tanti altri corpi di Santi in tante città d'Italia e del mondo che la sola tradizione poteva dipingere spesso in un velario di oscura immaginazione, più scura della notte di mille generazioni.


Le sacre Reliquie del nostro illustre Martire, dopo il quarto secolo, dopo la sua gloriosa morte, dopo i tanti miracoli che lo resero caro a tutti i popoli, dopo la distribuzione a quanti ne avessero fatto richiesta, le sante Reliquie furono ermeticamente chiuse nell'urna di marmo, e da quel momento si disse sempre il Sacro Torace, per significare che solo quello era rimasto, e che non vide mai più la luce del giorno; ma, murate nel monumentale Sacello, giacquero nel silenzio, incorrose, ma operanti, e sempre illuminate dalla viva fiamma della fede immutabile del continuo succedersi di migliaia di credenti in tutti i tempi.


Il giorno 3 maggio 1941, mentre alcuni temevano che nella Urna dopo diciassette secoli non vi fosse più nulla o che tutto fosse polverizzato, la recognizione ufficiale, eseguita dal Vescovo diocesano, dimostrò esservi tutto ciò che avevamo creduto attraverso la tradizione, ed anche qualcosa in più: un femore, un osso d’un braccio e un pezzo della scatola cranica, tutto ben conservato.

Le reliquie rimasero anche esposte attraverso una lastra di cristallo di 16 mm di spessore dal 1941 al 1951.

Nel novembre di quell'anno, poi, si richiuse ermeticamente per tema che la luce o altro potesse danneggiarle.


Il grande popolo convenuto alla grande cerimonia, quel giorno vide quello che non videro le passate generazioni ; si affermò nella credenza, baciò con fervore la sacra Urna, versò la­ grime di tenerezza e si sentì più strettamente legato a Colui che per una speciale disposizione del Cielo, aveva qui stabilito la perenne dimora della parte migliore del suo corpo, quella cioè che aveva ascoltato più da vicino i palpiti ardenti del suo nobile Cuore !


Quel giorno, prima del tramonto, i cittadini dell’intero territorio marateese, come trasognati dinanzi ad una non più discussa ipotesi ma ad una lampante realtà, commossi lasciarono il Tempio, e ridiscesero, ma per ritornare sempre, per attingere nuovo vigore di fede, di speranza, d’amore !

( Testo estratto da " Maratea nella Storia e nella Luce della Fede " - Mons. D. Damiano 1965 )

 

Il prodigio della manna

Ci si domanda spesso dai visitatori : Che cosa è la Manna ? Si parla la prima volta di Manna nella Sacra Scrittura, quando per quaranta giorni, come una rugiada celeste, cadde nel deserto; gli Ebrei ne mangiarono a soddisfazione.


S. Egidio Abate, Patrono di Latronico, fa il miracolo della Manna in uno dei venerdì di marzo, sempre allo stesso posto. Molti altri Santi godono di questo privilegio. Il Sangue di S. Gen­ naro in Napoli, dopo diciassette secoli, continua a liquefarsi. Sono doni particolari concessi dal Signore a molti eroi del cristianesimo.


Nel Santuario di S. Biagio la Manna sgorga dai marmi e dalle colonne del suo trono. E’ un umore acqueo leggermente tinto di giallo : è il sudore del Martire che rivelando il vero eterno, prega il Signore per noi.


Questo insigne miracolo è autenticato da una Bolla del Sommo Pontefice Pio IV, in data 4 marzo 1563. (Il detto Pontefice era stato Vescovo di Cassano).
Nella Bolla si legge: In ecclesia S. Blasii, terrae Maratheae Cassanen Dioecesis, in qua eiusdem S. Blasii Corpus quotidie Manna scaturiens et continuis coruscans miraculis devote custoditur.
(Nella Chiesa di S. Biagio, in terra di Mara tea, diocesi di Cassano, si custodisce devotamente il corpo dello stesso S. Biagio, stillante quotidianamente Manna e corruscante di continui miracoli).
Da questa Bolla appare chiaramente che in quell'epoca il prodigio della Manna avveniva in continuazione: quotidie Manna scaturiens. Essa, raccolta in vasi di cristallo, si presenta si­ mile all’acqua, di un colore biondo; si conserva lungamente, senza sapore: medicina che ha restituito la sanità a tanti infermi.

Il miracolo assai spesso è avvenuto nella stagione rigida, quando il tempo era asciutto e la chiesa deserta; quindi la ventilata storiella del caldo afoso e dell'umidità atmosferica o dellaprecipitazione dei vapori dell'aria prodotta dalla grande folla in giorno di festa, non trovando la sua ragion di essere in una causa permanente, diventa una vera eresia scientifica.

Riportiamo un documento del Dott. Paolo D'Alitto (1728). «Nell'anno 1620, Paolo Palumbo, vescovo di Cassano, (morto a Maratea e sepolto nel Santuario (1648), essendo venuto in Santa Visita, volle essere presente nella festa di maggio per assistere al prodigio della Santa Manna. Per maggiormente esser sicuro del miracolo, fece chiudere la Cappella del Santo, e, a vista di tutti, portò seco le chiavi a Cassano.


Dopo alcuni mesi, a richiesta del Governatore della Città, il Vescovo mandò un suo delegato che, presenti molte persone, aprì la Cappella che fu trovata tutta piena di Manna, dal vassoio al pavimento !
In tale circostanza fu cantato un solenne Te Deum di ringraziamento.


Nello stesso anno furono eseguiti molti lavori in chiesa — dice l'autore del documento: chi sa quanti peccati si fecero da quegli artefici... — certo che da quell'epoca non si vide più la Manna: sembrava si fossero disseccate le sorgenti della Grazia!
Nella solennità del maggio successivo, tutti attendevano il miracolo, ma nulla...
Si può immaginare la sconcertante sorpresa dell’intero popolo delle due Parrocchie, che per otto anni di seguito, si recò in processione di penitenza a piangere dinanzi all'Urna del Santo!
Questa sospensione del miracolo durò per sessantanni !... Durante questo tempo due volte si vide appena il segno della Manna tanto desiderata: una volta nel 1635, alla presenza delladevotissima Baronessa D. Imperianna Gaetani, che salì scalza dalla Marina in cima al Monte.

Una seconda volta comparve la Manna nel 1680, di Lunedì Santo, quando una grave siccità affliggeva la regione : il popolo venne a piangere ai piedi del Santo, e insieme con la Manna, cadde anche in abbondanza la pioggia ristoratrice.

( Testo estratto da " Maratea nella Storia e nella Luce della Fede " - Mons. D. Damiano 1965 )

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