_______ IL NAVICORDO

Lanzara Storia

 

LANZARA_ E _IL CULTO _DI _SAN BIAGIO

La Storia Tra Sacro e Profano

MARTIRIO DI SAN BIAGIO

IMPERO ED IMPERATORI ROMANI

 

(n.d.r.)

Nello scorrere le informazioni riportate sulla Storia degli Imperatori Romani, più che il ricordo delle date, in quanto esse saranno ben evidenziate nei grafici di sintesi, occorrerà concentrarsi invece sul modo con cui essi amministratavano il potere, i loro legami tra famiglie dell' Impero e le relazioni sociali con i popoli conquistati .

 

SOTTO LA MAPPA STORICA DELL' IMPERO ROMANO A RIDOSSO DEGLI ANNI IN CUI E' DATATO IL MARTIRIO DI SAN BIAGIO DI SEBASTE

MAPPA DELL' IMPERO ROMANO TRA IL 293 ED IL 305

 

In questo periodo Storico, l' Impero si definisce ad " Ordinamento Tetrarchico " per la presenza di un Governo che sovrintende alla gestione del territorio mediante la suddivisione dello stesso in < quattro parti >.

 

(n.d.r.)

Per semplificare il concetto e l'importanza dei titoli Imperiali, si sottolinea che la diversità del titolo dell' Imperatore : Augusto oppure Cesare, non è puramente simbolica o descrittiva, ma possiede una forte connotazione giuridica, soprattutto nei riguardi della possibilità di promulgazione di nuove " Leggi " o di abrogazione di " Leggi " esistenti .

Possiamo sintetizzare, guardando con più attenzione la mappa riportata sopra, che pur essendo l' Impero governato in maniera " Tetrarchica " in realtà già si configura, alla luce dei titoli posseduti dall' Augusto Massimiano e dall' Augusto Diocleziano, una suddivisione dell' Impero in due parti.

Per maggiore chiarezza, gli Augusto comandavano e promulgavano leggi, i Cesari avevano il compito di far rispettare dette leggi sui territori di loro competenza .

 

Tetrarchìa s. f. [dal gr. (v. tetrarca ), lat. tetrarchia ]. – Nell'antichità classica, governo della quarta parte di uno stato unitario

COSTANTINO

(parte 1°)

Imperatore romano dal 306 al 337.

Nacque probabilmente nel 280, da Costanzo Cloro e da Elena , a Naisso ( Mesia ); visse prima alla corte di Diocleziano, seguì poi il padre in Britannia e alla sua morte fu acclamato imperatore dall'esercito (306), ma non fu riconosciuto da Galerio.

Galerio era il genero di Diocleziano in quanto aveva sposato la figlia Valeria.

Vinse i Franchi e gli Alamanni, si alleò quindi con Massimiano e ne sposò la figlia Fausta , ma quando questi congiurò contro di lui lo fece uccidere (310). La morte di Galerio (311) portò allo sfacelo del sistema tetrarchico e all'alleanza tra Massimino e Massenzio contro Costantino e Licinio

(n.d.r.)

( L'esercito inizia ad avere un ruolo molto importante nella vita politica dell' impero, determinando gli orientamenti per la scelta del nuovo imperatore )

(n.d.r.)

Questa parte Storica è fondamentale per comprendere gli sviluppi successivi che, hanno determinato l'assetto del nuovo Impero Romano dopo il periodo del Tetrarcato.

Si sottolinea, se dovesse essere sfuggito nella lettura della prima parte di Costantino, che la proclamazione di imperatore gli fu tributata dall' esercito e non da Galerio, che possedeva il titolo di Cesare, titolo questo di livello inferiore a quello di Augusto.

Galerio però, essendo genero di Diocleziano, avrebbe voluto contare di più su questa investitura, e si sentiva messo da parte, per questo motivo non la riconobbe ufficialmente.

Attenzione ancora ad una quasi omonimìa, quella tra Massimiano con titolo di Augusto e quella di Massimino, figlio di una sorella di Galerio, e avente titolo di Cesare.

Nota : matrimoni tra famiglie nobili erano la premessa per poter tutelarsi da congiure di palazzo, ma come si può ben vedere, Massimiano, suocero di Costantino, non esitò a congiurare contro di lui. Quindi anche questi legami non sempre erano garanzia di tutela per la propria incolumità e continuazione del buon Governo mediante il titolo posseduto . Si può affermare pertanto che i sospetti, gli intrichi di corte, il potere e le ambizioni, erano costantemente pronti ad innescare conflitti.

E' quest' ultima considerazione infatti, la chiave di lettura che porterà Costantino a firmare insieme a Licinio, che diventerà proprio in questa occasione suo cognato, sposando Costanza la sorella di Costantino, il trattato di Milano del 313, pietra miliare per i nuovi rapporti di " tolleranza " tra impero Romano e la Cristianità, rapporti peraltro, già consolidati dal precedente editto di Serdica, riportato nei suoi dettagli qui sotto.

 

Editto di Serdica

( 311 )

Per la politica interna dell'Impero romano e per il ruolo che il cristianesimo assume all'interno di questa realtà statuale, gli anni 310 e 311 rappresentano una pausa significativa che è messa in luce in particolar modo dall'editto di tolleranza dell'imperatore Galerio, succeduto a Diocleziano nel 306.

Nel 310 i rapporti di potere assumono una nuova configurazione, che apre la strada agli eventi del 312 . All'inizio del 310, Costantino riesce a consolidare il proprio potere, avendo messo fuori gioco il concorrente Massimiano, che, dopo avere tentato un colpo di Stato nella Gallia meridionale, infine si toglie la vita  al termine della primavera dello stesso anno.

( n.d.r.)

Galerio è l' Imperatore che nel 303, quindi appena sette anni prima, costringeva Diocleziano ad emettere un editto proprio contro i Cristiani, in realtà, quest' editto non voleva colpire direttamente i Cristiani, ma voleva eliminare il problema di " richieste da parte dei soldati di fede cristiana a non rispettare l' obbligo di eseguire sacrifici di natura pagana ".

Ovviamente l' editto nel suo contenuto mirava a risolvere la questione alla fonte, colpendo i Vescovi Cristiani, imponendo loro di fare dei sacrifici pagani, costringendo in tal modo, in maniera indiretta, i soldati dell' esercito a fare altrettanto ed a uniformarsi quindi alle direttive dell' Impero.

L' Editto di Serdica, possiede una forma giuridica di Editto vero e prorprio, e contiene già tutto quanto sarà poi solo ratificato successivamente con l' Editto di Milano, quest' ultimo, sarà oggetto sul finire del '900 di un forte dibattito tra gli Storici.

Su quest' Editto di Milano nascerà un dibattito tra storici, nato 1895 ad opera del edesco Otto Seeck, che pubblica a Berlino la sua poderosa  Geschichte des Untergangs der antiken Welt 24 . In un breve articolo, egli cerca di dimostrare che l'editto di Milano non è mai esistito e quindi neppure mai promulgato.

Già nell'anno successivo , Amedeo Crivellucci  si oppone all'idea avanzata da Seeck , affermando che a Milano è stata concordata da Costantino e Licinio una misura legale per l'Occidente, estesa all'Oriente dopo la vittoria conseguita da Licinio su Massimino Daia. Inoltre sostiene che il rescritto di Nicomedia, di cui parla Lattanzio, non fa altro che riprodurre nella sostanza l'editto di Milano, con alcune aggiunte e modificazioni rese necessarie dall'ambiente cui si indirizza.

La polemica che ne scaturisce suscita interesse, tanto che la Pontificia Accademia Romana di Archeologia, per il concorso archeologico di cui si fa promotrice, propone appunto un tema di studio sull'editto di Milano.

Ne nasce un contributo di cui è autore un professore svizzero di Lucerna, Wilhelm Schnyder . In esso lo studioso, dopo avere utilmente fornito indicazioni sulla bibliografia in materia uscita tra il 1852 e il 1898, prima menziona le ragioni addotte da Seeck e poi richiama la confutazione fattane da Crivellucci, affermando di condividerla.

Nondimeno, ritiene che la prova più importante dell'esistenza e dell'autenticità del provvedimento milanese risieda nell'esame delle condizioni politiche e sociali della Chiesa prima del 313.

A tale proposito, segnala tre aspetti: la possibilità per i cristiani di possedere beni (chiese e cimiteri), l'effettivo possesso di tali proprietà da parte loro e il fatto che esse prima del 313, a seguito della persecuzione, si sono trovate a disposizione di possessori illegittimi.

Per Schnyder, tutto ciò induce a rendere plausibile la promulgazione dell'editto di Milano.

 

STEREOTIPO DELLA PERSECUZIONE DEI CRISTIANI

Si sicorda che lo" Stereotipo " è un modello a cui si è fatto e si fa riferimento nella trattazione di un determinato argomento. Nel nostro caso questo modello ha implicato, fino ai nuovi e recenti studi sulla " Persecuzione dei Cristiani ", la lettura di un comportamento " vessatorio e persecutorio " dei Romani verso la nascente religione Cristiana, sopra ben rappresentato, che va da Nerone fino all' Editto di Milano.

IN REALTA'

I rapporti tra la Chiesa cristiana e lo Stato romano sono più complessi.

Non è corretto, infatti, pensare a un lungo periodo di tolleranza dello Stato romano verso i cristiani intervallato da ricorrenti periodi di persecuzione. Nel termine " persecuzione " si riassumono situazioni molto diverse tra loro, che andrebbero distinte e precisate; similmente anche i concetti di tolleranza e intolleranza si prestano a essere usati in senso generico e fuorviante.

 

IL GRAFICO RAPPRESENTATIVO E' PERTANTO IL SEGUENTE

In cui il termine " persecuzione " deve essere sostiuito con il termine " tolleranza "

MAPPA GENERALE DEGLI AVVENIMENTI FINO ALL' ANNO 313

 

Potrebbe sembrare questa nuova lettura dei rapporti tra Romani e Cristianesimo un addolcimento storico contemporaneo, per non parlare di " revisionismo storico ", ma la realtà storica inconfutabile, ci perviene dalla analisi della Legislazione Romana sui rapporti dello Stato con altre Religioni.

Non dimentichiamo che molti Romani erano anche

" Cristiani "

 

(n.d.r.)

Si ricorda al lettore, che il " Diritto Romano " è alla base della regolamentazione dello Stato e della sua complessa gestione, sia pubblica che privata.

A tal proposito, si noti, come all'inizio del III secolo, anche per un polemista come Tertulliano, che è ispirato dalle idee di Paolo ( omnis potestas a Deo ), l'Impero romano sia una potenza voluta da Dio, che ha come fine l'ordine terreno. Pertanto il cristiano è devoto suddito dell'imperatore. (fonte Treccani )

 

Tertulliano Quinto Settimio Florente

o semplicemente Terulliano, Apologeta e scrittore cristiano (sec. 2º-3º d. C.). Considerato il padre della teologia latino-occidentale, che già allora si differenziava dalla grande speculazione teologica greco-orientale, fu uno dei più grandi scrittori della letteratura latina, nella quale la sua opera rappresenta una svolta decisiva; a lui si deve inoltre la creazione del latino ecclesiastico.

 

Persecuzioni e tolleranza cristiana e pagana

Va inoltre tenuto conto di come lo Stato romano abbia un atteggiamento di fondamentale indifferenza (o, se si preferisce, di tolleranza in senso generico) per le confessioni religiose che non interferiscono con la religione statale e non minacciano la morale e l'ordine costituito.

Il druidismo, in Britannia, è severamente perseguitato, perché questo culto faceva ricorso ai sacrifici umani, non certo perché religione diversa da quella di stato.

Gli episodi di persecuzione dei cristiani, per quanto abbastanza eccezionali, almeno all'inizio sembrano corrispondere alla necessità di trovare comodi capri espiatori per situazioni di crisi di varia natura che interessano la vita collettiva.

Si consideri che in sostanza, sino alla metà del III secolo e alla persecuzione di Decio, la legislazione anticristiana si riassume nel rescritto di Traiano, vale a dire nella risposta che l'imperatore aveva dato a Plinio il Giovane, all'epoca governatore di Bitinia e Ponto (112-113), che lo aveva interrogato sul comportamento da tenere nei confronti dei cristiani.

Il cristianesimo si era diffuso nella provincia ormai da qualche decennio. Plinio aveva condannato già molti cristiani per la semplice professione di cristianesimo. A chi abiurava, egli chiedeva, a conferma dell'abiura, di sacrificare agli dei e all'imperatore. Traiano risponde approvando il comportamento di Plinio: non ci deve essere una ricerca sistematica dei cristiani; a essere puniti devono essere solo coloro che vengono colti in flagranza di reato .

 

La prima disposizione generale riguardante i Cristiani

( Fonte - Luigi Pareti : " Storia di Roma " - U.T.E.T. 1962 - Vol. VI, p. 185 - 200 )

La prima disposizione generale riguardante i Cristiani , a nome dei tetrarchi, fu presa fra gli anni 298-302 (*), evidentemente in conseguenza della guerra Persiana (§ 7), e della riforma dell'esercito (§ 8), per eliminare gli inconvenienti creati da parte almeno dei soldati volontari e coscritti cristiani (cap. I, § 7) ; e può dirsi più che di persecuzione, di « epurazione »

E il primo dei tetrarchi che avrebbe deciso di eliminare i Cristiani intransigenti dall'esercito (ossia quelli che pretendevano di essere esonerati dalle cerimonie pagane ) sarebbe stato Galerio .

In primo luogo egli avrebbe fatto inchieste su quelli che servivano nel palazzo, destituendoli, ed in alcuni casi punendoli anche colla morte ; poi, per mezzo del « magister militiae » Veturius, avrebbe disposta un'ispezione generale sui militari della (sua) armata : « lasciando loro la scelta di conservare il loro grado, obbedendo agli ordini imperiali (abiura e sacrificio agli dei), o di dimettersi in caso di rifiuto ».

Ma anche qui, in alcuni casi, si ebbero condanne.

Questa epurazione , disposta da Galerio Cesare, per le truppe alle sue dipendenze, non sarà verisimilmente avvenuta, senza avvertirne l'Augusto, Diocleziano.

Il quale poco appresso, stando a Lattanzio (de mort., 10; Divin. instit., IV, 27) mentre era in Antiochia, per un sacrificio non riuscito, «a causa della presenza di profani » (ossia di soldati cristiani), avrebbe imposto anche alle sue truppe di sacrificare agli dei, pena le dimissioni, senza però far versare sangue a nessuno. .

Non consta che quella disposizione fosse applicata anche in Occidente; e nulla dimostra Odessa portasse ad un vero esodo di soldati cristiani. Ad ogni modo le conseguenze delusero le speranze che n'erano state concepite .

(*) Cedr., p. 409; Teofan., p. -10; Hieron., a. 2317, trad. arrn. (anno XIV) oscillano tra il 3° e il 16° anno di Diocleziano ; Cronaca di Euseb., dà: XIV; XVI; XVIII anno.

COSTANTINO

(parte 2 °)

Costantino dalla Gallia valicò le Alpi, vinse a Torino, conquistò Milano , Verona, e nella battaglia del ponte Milvio (28 ott. 312) vinse Massenzio che morì nel crollo di un ponte sul Tevere. Costantino fu riconosciuto Augusto dal senato , sciolse il corpo dei pretoriani, a Milano (313) emanò il decreto di tolleranza verso i cristiani.

Licinio, desiderando, peraltro, d'impadronirsi di tutto l'Oriente, si alleò con Costantino, mentre Massimino cercava un appoggio in Massenzio. Costantino, in seguito alla vittoria di Ponte Milvio, eliminò Massenzio e divenne padrone dell'Occidente: Licinio s'incontrò con lui a Milano, dove sposò la di lui sorella Constantia (Costanza), di nota fede cristiana , (febbraio 313). (*)

(*) UTET - Storia Romana pag. 185

Poi si volse contro Massimino, che aveva attraversato il Bosforo, e lo sconfisse a Camposereno presso Adrianopoli, lo inseguì in Asia ed entrò vincitore a Nicomedia, dove lo raggiunse la notizia che il suo rivale era morto di malattia a Tarso. Così tutta la sezione orientale dell'impero passò a Licinio (agosto 313), il quale fece massacrare familiari e seguaci di Massimino.

 

Morto Massimino, Costantino e Licinio furono i soli capi dell'Impero.

 

NEL GRAFICO SOTTOSTANTE

IL RIASSUNTO STORICO DELLA TRATTAZIONE

GRAFICO DETTAGLIATO DEGLI AVVENIMENTI DAL 311 FINO ALL' ANNO 313

 

IL NUOVO ASSETTO DELL' IMPERO DOPO IL 313

MAPPA DELL' IMPERO ROMANO TRA IL 307 ED IL 324

(n.d.r.)

E' opportuno ricordare qui, per le conseguenze future, che l' Ordinamento Giuridico Romano, prevedeva che a parità di " titolo " posseduto, era l' Imperatore più anziano a promulgare le leggi.

(n.d.r.)

Ecco un primo spunto di riflessione sul martirio di San Biagio di Sebaste, fornito dal fatto che, dopo l' Editto di Milano del 313, in cui viene ratificato quanto già previsto dall'Editto di Serdica per la liberalizzazione di qualsiasi fede religiosa, e quindi anche quella Cristiana, si sia potuto perpetrare questo Martirio.

Perché ?

Per capire e rispondere al perché sopra espresso, entriamo in alcuni dettagli storici

 

COSTANTINO

(parte 3°)

L'accordo tra Costantino e Licinio non durò a lungo. Ciascuno dei due, inorgoglito dei successi conseguiti, aspirava al dominio assoluto dell'impero. Licinio cospirò segretamente ai danni del collega, valendosi di Bassiano, cognato di entrambi, che Costantino aveva creato Cesare. La trama fu scoperta, Bassiano fu messo a morte e scoppiò così il primo conflitto armato tra i due Augusti (314).

Ma una nuova battaglia fu impegnata al Campus Mardiensis presso Adrianopoli: l'esito rimase incerto, ma Licinio si piegò ad accettare un accordo, in base al quale Costantino annetteva al suo territorio la Pannonia e la Macedonia, mentre Valente veniva destituito e ucciso.

Per attestare solennemente la rinnovata unità dell'impero, Costantino e Licinio assunsero il consolato nel 315 e il 1° marzo 317 vennero proclamati Cesari Crispo e Costantino, figli di Costantino, e Liciniano, figlio illegittimo di Licinio.

Ma la pacificazione tra i due imperatori era solo transitoria: lo screzio sempre maggiore tra i due è dimostrato in modo evidente dall'esame dei fasti consolari degli anni 318 - 324.

 

Una delle cause del dissidio si deve ricercare nel fatto che Licinio si era attribuito il diritto di emanare leggi, mentre, secondo l'ordinamento dioclezianeo, tale facoltà spettava soltanto a Costantino per la sua maggiore anzianità nella dignità di Augusto.

Ma il contrasto si accentuò, ( n.d.r. - in maniera pretestuosa ), specialmente per motivi religiosi. Licinio si era dapprima dimostrato favorevole ai cristiani; aveva emanato, insieme a Costantino, l'editto di Milano: a Camposereno, prima d'impegnare battaglia contro Massimino in seguito a un sogno, insegnò ai soldati una preghiera d'intonazione cristiana.

Divenuto padrone dell'Oriente, si affrettò ad abrogare le limitazioni imposte da Massimino al culto cristiano: poco dopo intervenne nello scisma ariano (v. arianesimo ). Ma Licinio non si era convertito al cristianesimo, né era in cuor suo favorevole ai cristiani: verso il 320 passò gradatamente a una politica apertamente ostile ai seguaci della nuova religione, allontanandoli dalla corte, dagl'impieghi, dai reparti scelti dell'esercito, proibendo i concilî dei vescovi, ordinando la chiusura delle chiese.

I cristiani furono indotti a rivolgersi con simpatia sempre maggiore a Costantino.

La nuova guerra cominciò nel 324: Costantino per respingere un'incursione di Goti nella Tracia, passò attraverso il territorio di Licinio : da questo derivò lo scoppio delle ostilità. Anche questa volta Costantino disponeva di forze inferiori, ma la vittoria gli arrise ugualmente.

Licinio fu sconfitto ad Adrianopoli, resistette per qualche tempo a Bisanzio, poi a Calcedonia: passò in Asia dove nominò un nuovo Augusto, il suo magister officiorum Martiniano, mentre la sua flotta veniva distrutta da un temporale. Sconfitto nuovamente a Crisopoli, si arrese al suo rivale, che, grazie all'intercessione della sorella Costanza, gli risparmiò la vita e lo confinò a Tessalonica (ottobre 324).

Ma l'anno successivo Licinio imbasti oscure trame coi Goti ai danni di Costantino. Giudicato colpevole di alto tradimento fu decapitato (325) "contra ius sacramenti" (Eutropio).

"contra ius sacramenti"

L’espressione fa riferimento soprattutto al linguaggio giuridico e alla consolidata prassi romana nell’ambito del diritto civile.

L’espressione “contra ius” lascia intendere qualcosa di lesivo di una posizione o di un interesse tutelati dall’ordinamento.
Il “sacramentum”, invece, era un giuramento solenne di fedeltà e lealtà.


L’espressione, pertanto, potrebbe essere tradotta così: “per aver leso un interesse tutelato da un solenne giuramento di fedeltà oltre che, naturalmente, dall’ordinamento giuridico”.

( traduz. del Prof. Gennaro Pappalardo Storico e Latinista )

 

Licinio è descritto da fonti pagane e cristiane come uomo violento e crudele, di sfrenata lussuria, nemico di ogni forma di cultura e specialmente delle discipline giuridiche. Ciononostante ebbe non comuni qualità militari e politiche. Mantenne con grande energia la disciplina nell'esercito, protesse gli agricoltori, dimostrò una cura singolare per la prosperità delle città del suo territorio, non permise alcuna ingerenza negli affari dello stato a eunuchi e cortigiani, fu prudente amministratore del denaro pubblico. Fu travolto non dalla sua incapacità, ma dall'evidente superiorità del suo antagonista Costantino.

Ma allora il martirio di San Biagio fu causato da una vendetta trasversale di Licinio nei riguardi di Costantino ?

Quale evento particolare ha scatenato questa vendetta ?

Dal momento in cui San Biagio viene avvisato di essere ricercato dai Romani, quindi del suo allontanamento da Sebaste per rifugiarsi sul Monte Argéo, fino alla decapitazione vera propria, passano diversi giorni se non addirittura settimane,

San Biagio viene lasciato solo ?

L' argomento sarà trattato nel capitolo Martirio di San Biagio

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