_______ IL NAVICORDO

Giochi di una volta

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Di Gerardo Alfano

Giochi dei nonni quando erano ragazzi

 

 

 

Gioco delle Noci

GIOCO DELLE NOCI. Era il gioco del mese di settembre quando maturano le noci. Si giocava fino alla riapertura delle scuole che avveniva il primo ottobre. Il gioco consisteva nel disporre una fila di noci che poteva essere a singole noci o a cucco, cioè a due noci sovrapposte. In figura è rappresentato il torrino, una noce a tre gusci e quasi rotonda che andava bene a colpire il bersaglio. Tirava il primo colpo il giocatore che lanciava la sua noce più lontano dal bersaglio e che ovviamente aveva più possibilità di mancarlo. Per ultimo tirava chi aveva lanciato la sua noce più vicino, che aveva il bersaglio più facile, ma probabilmente meno ricco, perché ridotto nel numero di noci colpite dai precedenti giocatori. Il gioco delle noci risale alla civiltà greco-romana.

 

Lo Strummolo

LO STRUMMOLO. È una trottola di legno con una punta di ferro. Per farlo girare gli si avvolge attorno uno spago, di cui un'estremità si tiene in mano. Poi si lancia a terra con un tiro parallelo al pavimento dando uno strappo al filo tirandolo verso di sé. Quando gira lo strummolo si può prendere in mano aprendo le dita. Alcuni ragazzi erano capaci di lanciare lo strummolo dall'alto in basso. Questa abilità consentiva loro di giocare a spaccastrummolo. Il gioco consisteva nella capacità di far uscire fuori da un cerchio preventivamente tracciato a terra lo strummolo dell'avversario colpendolo con il proprio. A volte lo strummolo colpito si spaccava, perciò spaccastrummolo.

 

T' FOCO e T' LISCIO

T' FOCO E T'LISCIO. Un gioco che non aveva bisogno di nessun attrezzo. Un ragazzo fungeva da predatore e doveva cercare gli altri ragazzi che fungevano da preda. Si girava di fronte a un muro, che era la base, e contava fino a trenta dando la possibilità agli altri di nascondersi. Appena ne vedeva uno lo toccava e gridava t'foco e questi rimaneva immobile sul posto. Se però un ragazzo libero si avvicinava a quello bloccato e diceva t'liscio, lo liberava. Se qualcuno raggiungeva la base del predatore, gridava “liberi tutti i miei compagni” il gioco finiva e si incominciava da capo. Di questo gioco, come anche di altri, c'erano diverse versioni, ma questa era la preferita.

 

Mazza e Pivuzo

MAZZA E PIVUZO. Era un gioco le cui regole variavano da un paese all'altro. Fondamentalmente con una mazza si dava un colpo al pivuzo facendolo sollevare e poi si colpiva forte per lanciarlo il più lontano possibile. Il giocatore avversario doveva prenderlo e portarlo nel cerchio del battitore. A Lanzara era regola che il battitore corresse tra due pietre toccandole con la mazza fino a quando giungeva l'avversario. Più volte correva tra le due pietre poste a distanza di 5 o 6 metri, più punti confezionava.

IL Cappio

IL CAPPIO. Era un divertimento di primavera-estate quando con il sole escono le lucertole. Il cappio si realizzava con un'erba alta e flessibile alla punta, che consentiva la preparazione del cappio. Appena la lucertola vi entrava con la testa si dava uno strappo e si catturava. Poi per lo più si liberava.

IL Rimbalzo

IL RIMBALZO. Più di 50 anni fa via Pantrice a Lanzara non era percorribile, come oggi, dalle macchine. Era una strada sterrata con la parte centrale percorsa da un fiumiciattolo e due parti laterali più piccole che permettevano il passaggio pedonale. Era il posto ideale per giocare a rimbalzo o rimbalzello, che consisteva nel lanciare un ciottolo nell'acqua e fargli fare quanti più rimbalzi possibile. Vinceva ovviamente chi ne collezionava di più. Bisognava saper lanciare la stràsciola, come si usava dire, indirizzandola con traiettoria parallela al corso d'acqua.

Battimuro a colpi di Testa

L BATTIMURO A COLPI DI TESTA. Bisognava colpire il pallone di testa e indirizzarlo contro un muro senza farlo cadere a terra. Il pallone non era quello pesante, ma il famoso “ Superflex” conosciuto da tutti perché era leggero e si adattava al gioco dei ragazzi. I più bravi erano quelli, come me, che giocavano al calcio fin dalla prima elementare. Con i miei compagni di calcio Aniello Ferrentino, Salvatore Pirozzi, Ferdinando Pellegrino e altri, per molto tempo il pallone rimaneva in gioco senza toccare terra. Un paio di anni orsono alcuni ragazzi si divertivano in questo gioco vicino casa mia. Ma riuscivano a malapena a realizzare tre colpi di testa. Chiesi la cortesia di farmi provare a giocare e con somma meraviglia mia e loro riuscii ad eseguire numerosi colpi di testa. Mi chiesero come era possibile. Spiegai che bisognava con un gioco di gambe posizionarsi sempre di fronte alla palla e mai di lato.

 

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