_______ IL NAVICORDO

Torello Storia

 

 

 

IL CASALE DI TORELLO

di Giuseppe Benevento

 

 

 

 

Il nome della borgata di Torello deriverebbe, secondo la leggenda, da un nucleo di spagnoli che nella zona si esercitavano nel tipico spettacolo iberico con protagonista i tori. E lo stemma di Torello rappresenta proprio un toro con alle spalle una torretta che raffigurerebbe il Castello di San Giorgio. I torellesi hanno pure il soprannome di mangiavipere

 

 

 

Le prime notizie sul casale di Torello ci vengono tramandate dagli storici nocerini, Gennaro Orlando e Michele De Santi. La prima è dell'anno 1042 e così recita “una pecia de terra cum aliquante quertie infra fines de nucerie, ubi dicitur sianum, et proprio locum ubi berdiarium et torellum vocatur “.

 

 

 

Nel contesto è bene precisare che il toponimo Tostatium apparso in vari libri come nome di antica denominazione di Torello, non appartiene al nostro territorio, ma è un toponimo Nocerino, come pure Agella cioè Aiello era un luogo sempre di Nocera e non appartenente al nostro Comune (1).

I Longobardi durante il loro periodo non riconobbero alcun possesso feudale. Conti, Duchi e Gastaldi erano per essi ufficiali di giustizia e non feudatari, sebbene questi titoli sovente passassero di padre in figlio. Con la conquista dei normanni furono introdotti i feudi con i privilegi.

Dopo il Codex Cavensis, le notizie più numerose di persone, luoghi e fatti del borgo di Torello si trovano come per gli altri casali nell'Archivio Diocesano Provinciale e di Stato di Salerno a partire dall'anno 1500 in documenti dell‘antica Chiesa parrocchiale di Santa Barbara, che nel suo distretto comprendeva anche la piccola Cappella di S. Maria del Carmine, posta tra i casali di Torello e Campomanfoli. Per le notizie più antiche di epoca medievale dobbiamo essere grati ai due storici nocerini de Santi e Orlando che nei loro libri hanno citato testi del casale di Torello tratti dalle pergamene della Badia di Cava e del Monastero di Materdomini, oltre ad altri scrittori del 1500, quali De Lellis ecc. In seguito vengono riportati i documenti integrali che interessano Torello, senza apportare nessun commento o modifica ai testi originali, al fine di garantire un quadro riepilogativo generale ai lettori ed ai giovani studiosi. Il villaggio di Torello nel medioevo è stato il più importante, per la presenza in quel luogo delle nobili famiglie Budetta e Pandone, e per la baronia cinquecentesca.

Nel medioevo la maggior parte della popolazione viveva in nuclei familiari ristretti e ciò è dovuto al tipo di attività che i “cittadini” svolgevano. In massima parte erano artigiani e commercianti che vivevano del frutto del proprio lavoro e, per tale motivo, una struttura familiare di piccole dimensioni era propedeutica a tale modello economico e permetteva soddisfacenti condizioni di vita. Si deve ricordare che, spesso, erano presenti casi di persone che, almeno nella fase centrale e/o finale della propria vita, vivevano sole.

Caso a parte è quello delle famiglie dei ceti più elevati: al momento di contrarre il matrimonio la moglie si trasferiva stabilmente presso la casa del genitore del marito e vi risiedeva vivendo in

1 (Archivio Benevento, Atti e cartine documentabili )

 

Il villaggio di Torello ai piedi del castello sangiorgese

famiglie multiple nelle quali erano presenti più generazioni di persone o più nuclei matrimoniali e/o persone.

La famiglia tipica rurale era invece necessariamente numerosa, in quanto la sussistenza economica era legata al podere di proprietà o preso in affitto, la cui lavorazione richiedeva un'ampia composizione della famiglia stessa. Alla fine dell'ottocento fu costruita la nuova strada, prima si giungeva in paese attraverso una strada stretta di campagna, oggi denominata Via Antica, ed alle case si entrava dai vicoli dove all'ingresso c'erano i cortili che raggruppavano varie abitazioni intorno. Le case erano costituite da un ambiente a piano terra con cucina e una stanza da lavoro. Al primo piano c'era la stanza da letto a cui si accedeva solitamente da una scala esterna. Nel cortile c'era il pozzo e il forno ed era il luogo dove si incontravano le persone che abitavano nella curtis . L'acqua veniva attinta dal pozzo mediante un argano di legno.

La camera da letto si trovava in alto ed il letto era formato da due cavalletti di ferro alti circa 80-90 cm, su cui venivano poste le tavole. Nella cucina c'era la credenza per riporre gli utensili, piatti e bicchieri. La madia o matre aveva lo scopo di impastare la farina e lavorare il pane. Al centro c'era il tavolo in legno con le sedie. In casa se c'era il camino, questo era posto a piano terra dove c'era la cucina, e per riscaldare altre stanze si adoperava il braciere a carbonella che con il suo calore riscaldava anche i panni. Alcune abitazioni avevano la cantina per conservare l'olio, vino e legumi secchi in recipienti ed accatastare la legna. Appesi al soffitto spesso c'era il lardo e le soppressate. Nel cortile si svolgevano anche i giochi dei bambini tra i quali viene ricordato Seca seca, mastu Ciccio, un mmont a luna ed altri giochi per tenere in costante movimento i ragazzi. L'alimentazione giornaliera delle famiglie generalmente era il frutto del lavoro di campagna, dove i contadini portavano in casa broccoli, fave, cipolle, cocozze , cavoli, cereali e frutta. La carne si consumava quasi sempre la domenica col il sugo nel tiano in terracotta. Non c'era la televisione e i mezzi di comunicazioni era ridotti e dopo la II Guerra mondiale si diffuse la radio. Fu il boom economico del 1960 che contribuì al desiderio della famiglia ad avere una casa propria. Queste esigenze determinarono una fuga dai paesi per approdare nei palazzi.

 

per contattare l'autore gius.bene@libero.it

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