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“La tragedia del Laconia” 12 settembre del 1942
La nave inglese “Laconia”, ebbe la delicata missione di trasferire dopo la campagna d'Africa, i prigionieri italiani nei campi di lavoro alleati sparsi nel continente africano e negli Stati Uniti. Salpato nel luglio 1942 da Port Tewfik, adiacente al porto di Suez, toccò molti porti africani durante il viaggio, prima di addentrarsi nell'oceano Atlantico.
Alle 20 circa del 12 settembre 1942, al largo della costa Africana nei pressi dell'isola di Ascensione (luogo dell'affondamento 04° 34' latitudine Sud, 11° 25' longitudine Ovest), si consumò una delle più grandi tragedie del mare. Infatti, la nave che trasportava circa 1.800 italiani fatti prigionieri durante la prima battaglia di “El Alamein” oltre a circa 400 civili inglesi e 200 carcerieri polacchi, venne affondata con un micidiale attacco di siluri lanciati dal sommergibile tedesco “U-Boot 156”.
Secondo il racconto degli italiani, durante le fasi dell'affondamento, gli inglesi, dopo esser stati silurati, chiusero le stive dove si trovavano i prigionieri e respinsero con armi coloro che tentavano di raggiungere le lance di salvataggio. Poco dopo l'attacco alla nave, quando il sommergibile U-Boot 156 si accorse di aver colpito un battello carico di prigionieri italiani loro alleati, seguendo le leggi marittime cominciò le operazioni di salvataggio senza distinzione tra italiani, inglesi o polacchi, chiamando nella zona altri natanti.
A questo punto arrivarono sul luogo del disastro altri U-Boot tedeschi, ovvero l'U-Boot 506 il 15 settembre mentre il giorno successivo si presentarono l'U-Boot 507 e il sommergibile italiano “Comandante Cappellini”, per effettuare le operazioni di recupero dei naufraghi. Ma il 16 settembre un aereo americano bombardò l'U-Boot 156, danneggiandolo, e l'opera di soccorso fu interrotta.
Perirono 1.350 italiani, i sopravvissuti furono meno di un migliaio. L'episodio scatenò violente polemiche e il comandante dell'U-Boot 156 proibì da allora qualunque salvataggio di naufraghi da parte di sommergibili tedeschi. Sull'affondamento del Laconia è stata girata una miniserie televisiva nel 2011 dal titolo “The Sinking of the Laconia” (Regno Unito-Germania). In Italia è stata trasmessa in prima visione su Canale 5 il 02 ottobre 2011
“La tragedia dimenticata del Nova Scotia” 28 novembre 1942
La nave inglese “Nova Scotia” convertita al ruolo di trasporto truppe, Il 16 novembre 1942 salpò da Massaua in Eritrea e diretta in Sudafrica con circa 1.200 persone tra equipaggio, guardie e prigionieri di guerra (di cui 769 italiani reduci della campagna dell'Africa Orientale Italiana).
Il 28 novembre 1942, mentre era in navigazione a circa 244 km. da Durban in Sudafrica, fu silurata dal sommergibile tedesco “U-Boot 177” ed affondò in pochi minuti. La stragrande maggioranza dei prigionieri di guerra non fece in tempo a salvarsi nelle lance di salvataggio; il sommergibile tedesco emerse per soccorrere i naufraghi, ma a causa dello spazio limitato ne poté soccorrere solo due, mentre il resto continuò a rimanere aggrappato ad ogni oggetto galleggiante in balia delle correnti e degli squali. Nel frattempo l'U-Boot 177 emise un “SOS” diretto a tutte le marine neutrali.
Dopo due giorni dall'affondamento, la fregata portoghese “Alfonso de Albuquerque” soccorse i 181 sopravvissuti (117 italiani e 64 tra inglesi e sudafricani). Fra le vittime vi furono 651 prigionieri italiani. Si stima che almeno un quarto dei deceduti fu sbranato dagli squali. Alcuni corpi furono ritrovati alcuni giorni dopo il salvataggio dei superstiti e furono sepolti in fosse comuni per prigionieri di guerra a Durban.
I resti sono stati spostati nel 2008 nel cimitero della chiesa di Nostra Signora della Misericordia, nella frazione di Epworth della città di Pietermaritzburg in Sudafrica. In ricordo di questa tragedia, nel 1982 i superstiti che continuarono a vivere in Mozambico eressero a Durban una stele commemorativa. Anche in Eritrea, all'interno della chiesa di Santa Rita di Adi Quala inciso sulle lapidi, si trova l'elenco delle vittime italiane perite nell'affondamento della nave Nova Scotia.