_______ IL NAVICORDO

Storia

UN EROE DELLA NOSTRA TERRA

IL Carabiniere

 

Antonio D'ANDREA

Medaglia d'Argento al Valor Militare

(nato a Mercato San Severino fraz. Costa)

di Giovanni Salierno

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Eroica morte in Battaglia

    L'eroica morte in battaglia del carabiniere M.A.V.M. Antonio D'ANDREA, come scrive Don Antonio Pagano in un opuscolo commemorativo dedicato all'eroe “ è il frutto di una rigorosa educazione verso i sacri valori della patria, della fedeltà e della famiglia ”. Infatti, ripercorrendo la vita del Carabiniere D'Andrea si osserva facilmente come essa sia imperniata su tre cardini: l'amore per la Patria; la fedeltà per l'Arma dei Carabinieri; l'affetto per la propria famiglia.

 

L'eroica morte in battaglia del carabiniere M.A.V.M. Antonio D'ANDREA, come scrive Don Antonio Pagano in un opuscolo commemorativo dedicato all'eroe “ è il frutto di una rigorosa educazione verso i sacri valori della patria, della fedeltà e della famiglia ”. Infatti, ripercorrendo la vita del Carabiniere D'Andrea si osserva facilmente come essa sia imperniata su tre cardini: l'amore per la Patria; la fedeltà per l'Arma dei Carabinieri; l'affetto per la propria famiglia.

Antonio d'Andrea nacque il 29 aprile 1904 in frazione Costa del comune di Mercato San Severino (SA), da Benedetto e Rosa Pisano. Quattro di cinque figli. Abbandonò presto gli studi per ragioni economiche. Erano tempi duri. Il primo dopoguerra. L'instabilità sociale. Eppure, Antonio crebbe sereno in un ambiente umile e dignitoso ma dai sani principi. Iniziò presto a esercitare l'arte del muratore. All'età di 18 anni, il 26 giugno 1922, si arruolò come volontario nell'Arma dei Carabinieri. Il corso di formazione a Roma e la destinazione. Allo scadere del triennio decise di tornare alla terra natia. Presso la sua famiglia. La campagna reclamava le sue braccia forti. Incontrò Concetta. Buona e saggia donna potentina. Dal matrimonio nacquero tre figli: Rosa nel 1929, Benedetto nel 1930 e per ultimo Vincenzo nel 1936. Pensava, Antonio di non staccarsi più dalla famiglia, da quella terra, dal suo lavoro. Sopraggiunse la Mobilitazione in vista della guerra. Il 22 maggio 1940, come tanti, anche Antonio d'Andrea venne richiamato. Riprese servizio nell'Arma e inviato in Africa Orientale.

L'11 giugno giunse a destinazione: Addis Abeba inquadrato nell'omonimo Gruppo Carabinieri Reali. I primi mesi passarono tranquilli tra turni di vigilanza, pattuglie e posti di controllo. Appena possibile Antò, così familiarmente era chiamato, si ritrovava con i suoi commilitoni. Presto divenne, per loro, un punto di riferimento. Una voce di conforto e incoraggiamento per i più giovani. Un leale compagno per i più anziani. Un fedele e affidabile collaboratore per i superiori. Le sue virtù umane, era generoso e altruista, sommate a una spiccata professionalità gli consentirono di farsi amare anche fuori delle mura della caserma. Numerose furono le testimonianze d'affetto che ricevette dalla popolazione locale come riportato nelle missive alla famiglia

La guerra incombeva. Gli inglesi intendevano dare una dura lezione agli italiani che s'erano alleati a un esercito (quello tedesco) che nulla aveva in comune. L'offensiva fu terribile. Una decisa manovra a tenaglia che aveva lo scopo di annientare e scacciare definitivamente le truppe italiane da tutto lo scacchiere dell'Africa Orientale.

L'avanzata raggiunse minacciosa anche Addis Abeba (all'epoca Africa Orientale Italiana, oggi Etiopia) che venne dichiarata “città aperta” per evitare che la popolazione civile subisse gravi conseguenze. I due eserciti raggiunsero un compromesso. Quello italiano avrebbe consegnato la città agli inglesi. Quest'ultimi s'impegnavano a non attaccare i reparti avversari fino a quando non fossero lontani dal centro urbano. Alle ore 12 del cinque aprile 1941 i Carabinieri del Gruppo di Addis Abeba lasciarono la città. Destinazione: Succurrù, oltre il fiume Omo Bottego per unirsi alle truppe del Generale Mambrini. Fu una “Lunga Marcia” (VDS Notiziario Storico “ La Lunga Marcia ” n. 1, pag. 62, anno 2019) durante la quale i Carabinieri del Gruppo e con essi Antonio D'Andrea, vissero giornate dure. Trascorsero notti insonni. Patirono la fame e la sete. Continuamente attaccati dai reparti inglesi. Costantemente braccati dalle tribù ostili. Anche in tali drammatiche circostanze come tramandato dal Carabiniere Ferdinando Guariniello, compaesano e compagno d'arme, Antonio D'Andrea fu per tutti un “ esempio ammirevole ”. Coraggio e buon umore che Antonio traeva pensando alla famiglia lontana. Alla moglie. Alla propria sorella Carolina. Appena le condizioni lo permettevano egli scriveva a casa. Alla piccola figlia: “ cara sisinella comportati in modo degno da sentirmi fiero per il fatto che tu sia mia figlia ”.

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Frattanto i l tre giugno 1941, il 3° Gruppo, cosi era stato riorganizzato e denominato il Gruppo Carabinieri di Addis Abeba, ricevette l'ordine di raggiungere la sede del Comando di Difesa del Bottego. All'alba del cinque gli uomini agli ordini del Tenente Colonnello Calderari raggiunsero l'obiettivo. Lo stesso giorno, anniversario della festa dell'Arma, si recò a far visita il Generale Taddei.

L'alto Ufficiale si fermò a rincuorare gli uomini e a distribuire loro viveri di conforto, sigarette, liquori e generi di prima necessità. Al termine della visita gli uomini, che avevano assoluto bisogno di riposo, si disposero sulla sponda destra del Bottego e alle quattordici presero in consegna la sede del Comando di Difesa. Alle 17.00, il reparto venne attaccato. E' qui che il carabiniere Antonio d'Andrea trovò tragicamente la morte. Ma il suo sacrificio non fu vano. Fino all'ultimo respiro incoraggiò i suoi colleghi, perfino i superiori, a resistere per salvarsi da quell'accanito combattimento. In molti ci riuscirono.

Per il coraggio mostrato al Carabiniere Antonio D'Andrea venne concessa la M.A.V.M. con la seguente motivazione: “ Durante aspro combattimento impegnato dal suo reparto, rimasto improvvisamente circondato dal nemico, trascinava coll'esempio ammirevole del suo slancio i suoi compagni alla lotta. Ferito gravemente alla testa e all'addome continuava a combattere finché, privo di forze, si accasciava spirando, dopo aver fino all'ultimo incitato i compagni a resistere. Magnifico esempio di virtù militari ”. Omo Bottego Africa Orientale 5 giugno 1941 Comando Superiore CC dell'Africa Orientale DPR 17 novembre 1950. Pochi giorni dopo due carabinieri si presentarono a casa del signor “ Ciccio ” fratello maggiore del Carabiniere d'Andrea e gli comunicarono la tragica notizia.

La figlia Rosa così rievoca quei momenti: “ avevo soltanto 13 anni. Ricordo quelle ore di angoscia e dolore per la nostra famiglia. Una vicina con una zuppiera piena di maccheroni al sugo, bussò alla nostra porta cercando di consolarci con un pasto caldo. Innumerevoli furono le attenzioni e le preghiere dei cittadini locali e dei paesi vicini, in quei giorni e negli anni successivi ”.

Emblematiche le parole di monito espresse dalla stessa congiunta, oggi novantenne, in occasione di un evento dedicato all'Eroe.

Al tramonto della mia vita, desidero lasciare un monito alle nuove generazioni, esortandole di tenere sempre presente il sacrificio di coloro che hanno dato la vita per la patria, perché sappiano, a loro volta, essere generose e forti, dimostrino di possedere senso civico e di trattare tutti con viva fraternità ".

 

Ad Antonio D'Andrea è stata intitolata la sede della caserma della Compagnia di Mercato San Severino (SA).

Luogo di collocazione: All'esterno, parete sinistra dell'ingresso principale della Caserma adibita a sede della Stazione e Compagnia Carabinieri di Mercato San Severino Data di collocazione: 31/07/1993

 

CASERMA DEI CARABINIERI DI MERCATO SAN SEVERINO

 

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