ARTICOLO DA " LA STAMPA "
Il Duce ad Avellino Il Duce ad Avellino
Avellino, 24 notte.
Il Capo del Governo, giunto a Napoli pilotando un trimotore, è stato accolto con vibranti manifestazioni dal popolo partenopeo che lo ha acclamato dalla Stazione Marittima, dove è salito in una automobile aperta, fino ai sobborghi della città, che il Capo ha attraversata fra un ininterrotto nereggiare di folla, il cui entusiasmo dell'applaudire e nell'acclamare non aveva più limiti. Simil-mente nei paesi attraversati lungo la strada di Avellino, le manifestazioni si sono ripetute ardenti ed imponenti.
Ad Avella, comune di confine fra la provincia di Napoli e quella di Avellino, il Prefetto, il Podestà e le altre autorità napoletane prendevano congedo dal Capo del Governo, il quale proseguiva col Segretario del Partito. Il Duce è giunto ad Avellino al- le 19,30 precise.
Corso Vittorio era un solo lunghissimo palpito di bandiere, un mosaico elettrico infocato di scritte di benvenuto. In fondo al corso, al principio del grande viale dei platani, era stata eretta una grande < M > bianca, alta 10 metri, sul fondo cupo degli alberi. Così Mussolini è passa- ! to sotto l'arco di trionfo della sua : iniziale. I Quando l'automobile del Capo è apparsa, l'amore del popolo si è o i scatenato come un maremoto. Il grido dell'Irpinia fascista si è levato altissimo nell'immensa gioia Mussolini era nella sua macchina aperta, in piedi, e vestiva l'abito civile bianco con berretto estivo,
Dall'ingresso della città fino al Palazzo del Governo, che sorge in fondo al corso, Mussolini è passato nell'altissimo clamore della gente di 114 comuni e di 123 Fasci di combattimento; è passato in un trionfo che gli ha mostrato la purissima fedeltà dell'Irpinia, guardando il popolo e illuminandolo col suo sorriso. Mussolini è salito al Palazzo del Governo con S. E. Alfieri e S. E. Starace. Tutta Avellino si è precipitata in piazza Libertà come un enorme torrente in piena che forzasse gli argini. Gremita tutta la piazza gremito il corso: << Du--;ce! Duce! Duce!». Il Duce e apparso dominando l'uragano col saluto e col sorriso. Le campane degli alti Santuari moltiplicavano e i loro fremiti sonori; da un capo e dall'altro le chiese, le torri campanarie si erano passate la novella dell'arrivo. Poi, mentre l'esplosione di battimani si faceva più grande e più alta, è uscito il Segretario del Partito, che ha esortato con il gesto la folla ad allontanarsi.
Mussolini non faceva orario di ufficio, sveglia all' alba e poi partenza per la zona delle operazioni
IL GIORNO 28 AGOSTO
Mussolini parte alle 8,00 da Avellino e giunge alle 10,30 a Matera ripartendo alle 13,30 precise diretto a Potenza
IL TRIBUTO DELLA CITTA' DI AVELLINO AL DUCE
GIORNO 30 AGOSTO 1936
ALLE ORE 15,00 CI SARA' NELLA PIANA DEL DRAGONE UNA PROVA FINALE DELLE TRUPPE MECCANIZZATE CON LA PROVA DELLE NUOVE ARMI IN DOTAZIONE ALLA PRESENZA DEL RE
ALLE ORE 10,30 INIZIA UNA GRANDE SFILATA DI CARRI E DI FAMIGLIE IN ONORE DEL DUCE
(poco prima, aveva ricevuto, nei saloni della Prefettura, il Vescovo e le maggiori autorità della Provincia, riunendo poi a rapporto nel cortile, i Podestà, i segretari dei Fasci, i gerarchi Sindacali e tutte le autorità minori. Egli ha pronunciato poche parole, parole di elogio e di incitamento)
ALLE ORE 19,30 MUSSOLINI PARLERA' AL POPOLO
IL DISCORSO DEL DUCE
LA STAMPA
La parola d'ordine per gli Italiani
Avellino, 31 mattino.
Ecco il discorso pronunciato ieri alle 19 dal Duce:
Ufficiali, sottufficiali, caporali e soldati; Camicie Nere e genti d'Irpinia! Ascoltatemi, lo parlo a voi e al Popolo italiano. Le grandi manovre dell'anno XIV dell'Era fascista sono finite. Si sono svolte dalla prima all'ultima giornata in una atmosfera di vibrante entusiasmo. La simpatia ospitale del popolo irpino ha come avvolto i reparti manovranti. Il vostro fervido patriottismo, la vostra dedizione al Regime vi facevano degni, o camerati irpini, di accogliere nella vostra terra le grandi manovre dell'anno I dell'Impero fascista.
Domani nella pianura di Volturara, davanti a S. M. Vittorio Emanuele III, Re d'Italia ed Imperatore d'Etiopia, sfileranno oltre 60.000 uomini, 200 carri armati, 400 cannoni, 400 mortai, 3000 mitragliatrici, 2800 autocarri. Questo complesso di uomini e di mezzi è imponente, ma rappresenta appena una modesta, una quasi trascurabile frazione in confronto del totale di uomini e di mezzi sui quali l'Italia può oggi sicuramente contare. Invito gli italiani a prendere assolutamente alla lettera questa mia perentoria dichiarazione: non già, malgrado la guerra d'Africa, ma in conseguenza della guerra d'Africa, tutte le forze armate d'Italia sono oggi più efficienti di prima.
Possiamo sempre, nel corso di poche ore e con un semplice ordine, mobilitare otto milioni di uomini, blocco formidabile che 14 anni di Regime fascista hanno portato alle alte temperature necessarie del sacrificio e dell'eroismo. Il popolo italiano deve sapere che la sua pace interna e quella esterna è tutelata, e con la sua pace, quella del mondo. Conclusasi con la più schiacciante, fulminea delle vittorie una delle più giuste guerre che la storia ricordi, l'Italia ha nel cuore dell'Africa gli immensi e ricchi territori dell'Impero, dove per alcuni decenni essa può dispiegare le sue virtù di lavoro e le sue capacità creatrici.
Per questo, ma non soltanto per questo, noi, pure respingendo l'assurdo della pace perpetua, che è aliena dalla nostra dottrina e dal nostro temperamento, desideriamo di vivere il più a lungo possibile in pace con tutti e siamo decisi a offrire il nostro diuturno e concreto contributo per l'opera di collaborazione fra i popoli. Ma dopo il catastrofico fallimento della conferenza del disarmo, davanti alla gara degli armamenti già scatenata ed oramai inarrestabile, davanti a talune situazioni politiche che sono in un ambiguo sviluppo, la parola d'ordine per gli italiani del tempo fascista non può essere che questa: Bisogna essere forti, bisogna essere sempre più forti, bisogna essere talmente forti da poter fronteggiare tutte le eventualità e guardare negli occhi, fermamente, qualunque destino.
A questo supremo imperativo categorico deve essere subordinata e sarà subordinata tutta la vita della Nazione. Camicie Nere, gioventù del Littorio! L'Impero non è nato dai compromessi sui tavoli verdi delle diplomazie, è nato da cinque gloriose e vittoriose battaglie, combattute con uno spirito che ha piegato le enormi difficoltà della materia e una coalizione di Stati quasi universale. E' lo spirito della Rivoluzione delle Camicie Nere, è lo spirito di questa Italia popolare, guerriera e vigilante sui mari, sulla terra e nel cielo.
E' lo spirito che avete veduto brillare negli occhi dei soldati che manovravano in questi giorni, è lo spirito che li guiderebbe domani ad ogni cimento quando il Re e la Patria li chiamassero. Camicie Nerel Dalle ultime grandi manovre sono passati dodici mesi.
Soltanto dodici mesi: ma quanti avvenimenti, quanta storiai Come questi dodici mesi sono stati ricchi di eventi, la cui influenza si fa oggi sentire, ma si farà ancor più sentire nel corso del tempo l Prima di concludere questo rapporto io vi domando: I vecchi conti furono tutti regolati? L'enorme folla grida : SI ! SI ! Ed ancora: Abbiamo tirato diritto sin qui? La folla grida ancora con una sola voce: SI!-SI! Ebbene, io vi dico e vi prometto che cosi faremo domani e sempre.
AL TERMINE DEL DISCORSO NELLA NOTTE FU SCOLPITA ED AFFISSA QUESTA LAPIDE RICORDO
(rimarrà affissa fino al 25 Luglio 1943)