_______ IL NAVICORDO

San Giorgio Capoluogo Storia

 

SAN GIORGIO ARCHEOLOGICA

di Giuseppe Benevento

 

SAN GIORGIO

A R C H E O L O G I C A (1)

 

I PRIMI INSEDIAMENTI

Il territorio del Comune di Castel S. Giorgio è parte integrante dell'agro nocerino-sarnese e occupa una parte del bacino del torrente Solofrana. I confini amministrativi lo separano a nord dai comuni di Sarno e Siano, ad est da Mercato Sanseverino, a sud dai comuni di Roccapiemonte e Nocera Inferiore. Presenta un impianto urbano articolato in piccoli nuclei separati e variamente distribuiti sul territorio, visto che da un punto di vista amministrativo risulta costituito dal capoluogo, Castel San Giorgio, e da undici frazioni: Aiello, Campomanfoli, Cortedomini, Torello, Santa Maria a Favore, S. Croce, Lanzara, Castelluccio, Casalnuovo, Fimiani, Trivio.

L' ager nucerinus rappresenta la parte meridionale della pianura campana, verso oriente si assottiglia biforcandosi nella valle solofrana che raggiunge la Serras Montorii , il cui valico confina con l'Irpinia, e nella valle cavaiola che termina nella stretta di Cava de' Tirreni, da cui raggiungere il golfo di Salerno. L'agro è caratterizzato dalla presenza del bacino del fiume Sarno, spartiacque che delimita le valli di Montoro, Mercato Sanseverino, Cava de' Tirreni, Nocera. È un territorio per buona parte cinto dai monti, a nord est dai Picentini che si ergono alle spalle del Saro da dove nasce il fiume Sarno e che si legano all'appennino campano congiungendosi ai monti Lattari della penisola sorrentina e dal Vesuvio ad ovest. Tutta l'area è percorsa dai principali assi di transito del Meridione

Le origini della nostra terra non sono ben documentate, grazie a leggende tramandate nel corso dei secoli che possiamo indicare i Sarrasti o Sarrastri, provenienti dalla vicina piana di Sarno, come i primi abitanti della nostra vallata. Questo popolo era di origine Osca e probabilmente discendevano dalla mitica ondata dei Pelasgi che, intorno al 1600 a.C. provenienti dal Peloponneso, si insediarono in gran parte dell'Italia Meridionale. Volendo fare una ricostruzione storica, possiamo dire che il nostro territorio è stato abitato prima dagli Oschi e poi dal popolo Sannita, successivamente è stato oggetto delle vicende storiche romane. Dalle frammentarie notizie archeologiche pervenuteci e dalla storiografia latina, i primi insediamenti nel nostro territorio furono dei Sanniti, verso il IV secolo a.C. Essi erano pastori e si dedicavano all'agricoltura e originariamente stanziatesi lungo la fascia pedemontana compresa tra il monte San Michele ed il Monte Julio per terminare nella zona di Paterno. Questa ipotesi è supportata dai ritrovamenti archeologici nel botgo di Campomanfoli, di monete preromane in bronzo, di una villa rustica, e tantissimo vasellame a vernice nera e dal Santuario ellenistico a Trivio.

Tra i secoli X e VI a.C. con la dominazione greca ad etrusca, le popolazioni indigene vengono ricacciate verso l'interno. Quando si parla di storia locale, il pensiero ci porta subito all'antica Nuceria Alfaterna, città Romana, e ad Annibale che nel 216 a.C. attraversa il valico della montagna Spaccata o Campanile dell'Orco a Codola. Il territorio della federazione sannitica degli Alfaterni, con a capo la città di Nocera, comprendeva l'intera valle del Sarno, spingendosi a nord verso l'Irpinia e attraversava la zona di San Giorgio.

L'importanza della città di Nuceria Alfaterna, intorno al IV Secolo a.C., è attestata dal suo notevole sviluppo urbano, e socio culturale. Il massimo splendore è testimoniato dalla produzione di una zecca, intorno al III secolo a.C. Il Passo dell'Orco riveste un ruolo di primo piano nelle vicende storiche nelle quali furono coinvolte le regioni circostanti, fin dal tempo degli antichi Romani. Esso, infatti, era divenuto via ufficiale ed obbligata di transito militare fin dal 216 a.C., anno in cui, sarebbe stato attraversato dal generale Annibale che, dopo la strepitosa vittoria di Canne, reduce da Capua, si diresse contro Nola, proseguendo nella Valle del Sarno per giungere a Nocera e distruggerla perché era alleata dei Romani. Queste notizie sono state tramandate da Tito Livio e Silio Italico.

Nel III sec a.C. i Romani si spingono alla conquista della Campania per ragioni più economiche che politiche. Roma, infatti, a causa del costante aumento demografico, aveva bisogno delle produzioni agricole campane. Nelle guerre con i Sanniti e poi in quelle contro Taranto, la Campania e la Lucania passano sotto il potere romano.

Il tentativo da parte dei Romani di creare in Campania una popolazione prevalentemente agricola fallisce in seguito agli avvenimenti successivi la seconda guerra punica, durante la quale alcuni territori della Campania e della Lucania avevano parteggiato per Annibale mentre altri erano rimasti fedeli a Roma. Annibale, dopo aver sconfitto i romani in Puglia, nel 216 a .C. si dirige verso la Campania per punire Nocera alleata di Roma. Parte del suo esercito si stanzia nella valle sangiorgese, e secondo la leggenda , la cavalleria viene collocata tra Campomanfoli e Siano da cui prenderebbero il nome da due luogotenenti Seyanus e Manpholis.

Finita la guerra, la capitale ordina lo sterminio di alcune città; le azioni punitive provocano lo spopolamento dei territori campani. La diminuzione della popolazione rende impossibile la coltivazione delle terre e segna la fine della piccola proprietà, producendo la costituzione dei latifondi. È questa la situazione dell'impero nel V secolo quando si trova a dover affrontare i barbari. Il fenomeno più importante che producono queste invasioni è l'abbandono definitivo, da parte degli abitanti, dei piani e delle coste, ed un certo ripopolamento dei monti.

Nel VI secolo parte dei territori campani passano sotto il dominio longobardo.

Tra la fine del VI e l'inizio del VII secolo il duca Arechi I conquista i territori che si estendono dal Sannio fino a Capua e Salerno. La fine del nomadismo e la progressiva conversione al cattolicesimo, insieme ai contatti più frequenti con le popolazioni conquistate, li portano ad apprendere e ad assimilare modi di vita e di esercizio del potere più avanzati rispetto alla loro tradizione.

(1) G. BENEVENTO. La Terra di San Giorgio , MedCOM Italia, Anno 2022

 

 

IL LAPIS POLLAE (2)

(2) Da descrizione del Lapis di Polla da parte della Soprintendenza

 

Il Lapis Pollae del II secolo a. C. (nella foto), che si trova a Polla, in provincia di Salerno la testimonianza della via antica Regio Capuam ed è stato sempre oggetto di discussione sull'attribuzione del suo costruttore. Da ciò scaturiscono varie versioni, personalemente, mi attengo a quanto sottoscritto dal Gruppo archeologico salernitano che negli anni scorsi ha eseguito uno studio dettagliato sull'antica strada ed ha attribuito il fondatore della strada a tre consoli che si sono avvicendati in quel periodo storico, Popilio, Aquilius e Annius, anche se molti esperti sostengono che sia il primo.

La strada da Capua attraversava il Passo dell'Orco, giungeva a Nocera, proseguiva per Materdomini, Roccapiemonte dove fu rinvenuto un tratto di strada, Sanseverino e Salerno.

Un altro tratto di strada, forse più antico, attribuito al passaggio di Annibale, costeggiava le montagne di San Giorgio, la Chiesa del SS. Salvatore e si congiungeva all'altra verso Rota di San Severino.

L'ELOGIUM è il documento più importante, attestante la romanizzazione del luogo. Detto anche Lapis Pollae, l'epigrafe datata 153 a.C. ricorda la costruzione della strada da Reggio Calabria a Capua, ad opera del console Tito Annio Lusco, che ancora oggi si può osservare davanti alla Taverna del Passo.

Si tratta di un'iscrizione ritrovata all'ingresso settentrionale del Vallo di Diano presso San Pietro di Polla, dove molti collocano l'antico Foro Popili; essa si presenta piuttosto composito, potendosi interpretare al tempo stesso come miliarum, itinerarium ed Elogium; vi è rivendicata, infatti, in una prima parte, la paternità della costruzione della via, subito seguita dalle distanze computate dal luogo del rinvenimento sino a Nocera (51 miglia) ed a Capua ( 84 miglia) verso nord, mentre verso sud sono citate le tappe e le distanze, sempre partendo dal LAPIS.

Questi è quanto scritto sulla lapide:

Feci la via da Rggio a Caoua e in quella via posi tutti i ponti, i miliari e i tabellarii. Da questo punto a Nocera 51 miglia, a Capua 84, a Morano 74, a Cosenza 123, a Vibo Valentia 180, allo Stretto presso la Statua 231, a Reggio 237. Da Capua a Reggio in totale 321 miglia. E io stesso pretore in Sicilia, catturai e riconsegnai gli schiavi fuggitivi degli Italici, per un totale di 917 uomini, e parimenti per primo feci in modo che sull'agro pubblico i pastori cedessero agli agricoltori. In questo luogo eressi un foro e un tempio pubblici.

 

CAMPOMANFOLI ROMANA

 

 

Iniziamo a parlare di archeologia locale con il luogo più antico del Comune, il borgo CAMPOMANFOLI ; secondo la leggenda il suo nome trae origine da un Generale di Annibale accampatosi con le truppe nelle zone limitrofe di Nuceria , alleata di Roma, per distruggerla. In realtà, il borgo è antico per la presenza nel periodo preromano di uno stanziamento del popolo Sannitico/Romano, conprovato dai miei ritrovamenti archeologici, insieme al'amico Gaetano Izzo, rinvenuti nel 2005 nella zona adiacente la Chiesa S. Maria Costantinopoli a Campomanfoli, alle pendici del Monte Julio e San Michele e che la Soprintendenza decreta con: “il sito è un area di notevole interesse archeologico, dove indagini condotte di recente hanno accertato l'esistenza di strutture riconducibili ad un insediamento di età Ellenistico – Romano”. Da scavi successivi, vengono alla luce delle mura appartenenti ad una villa rustica, si prelevano tre cassette di anfore con frammenti di terracotta a vernice nera del IV/ II sec. a.C. Dai reperti venuti alla luce, si evidenzia in particolare una parte di Louteria e delle monete in bronzo, una del periodo medievale con inciso una croce dell'anno 1500, un'altra raffigurante la testa laureata e un granchio del III sec. a. C, e un'altra di colore verdastro chiaro con testa di Apollo laureata e toro con volto umano androprosopo, con scritta IDNOI poi attribuita dagli esperti alla leggenda di Irnthi (Fratte) sempre intorno al III secolo a.C. Questi reperti sono depositati all'Ufficio Scavi della Soprintendenza a Nocera Superiore. Il sito ad oggi è ancora inesplorato.

Il 10 luglio 2006 , il Ministero dei Beni e le Attività Cultarali, Direzione Regionale di Napoli con Prot. 112, decreta il sito archeologico di Campomanfoli vincolato e sottoposto a tutte le disposizioni di legge. : Le strutture antiche individuate nel corso di alcuni saggi preliminari di verifica, eseguiti a seguito del recupero di materiali di interesse archeologico, fanno ritenere l'area nei pressi della Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli in località Campomanfoli del Comune di Castel San Giorgio, interessata da un insediamento, per il momento di natura ed estensione ancora incerta, risalente all'età ellenistica e che sembra già essere stato abbandonato in epoca precedente all'eruzione del 79 d.C. i reperti recuperati dai saggi di verifica eseguiti consistono in frammenti ceramici a vernice nera e sigillata italica, in resti di tegole ed in qualche frammento di oggetti di bronzo. L'orografia attuale è rappresentata da una successione di alcuni pianori, mentre quella antica sembra essere costituita da un pendio piuttosto regolare. Prima del rinvenimento occasionale, causato dalla costruzione di alcuni fabbricati, non si aveva nessun indizio dell'interesse archeologico dell'area.

Firmato: L'Archeologo Direttore Dott. ssa Laura Rota, Il Soprintendente Dott. ssa Giuliana Tocco, Il Direttore Regionale Stefano De Caro.

 

CAMPOMANFOLI VILLA RUSTICA ROMANA

 

 

IL SANTUARIO ELLENISTICO DELLA DIVINITA' HERMES

MERCURIO E NECROPOLI DI PATERNO

Il Santuario Ellenistico dedicato al Dio Mercurio, intorno all'ottavo secolo d. C. lo troviamo con il nome Fractanova . Il luogo posto sulla montagna della frazione Trivio è soggetto a vincolo archeologico, ed è visitato già nel IV secolo a.C.; a tale periodo, risalgono anforette e frammenti di ceramica a vernice nera rinvenute in passato e che ancora oggi si rinvengono, che attestano la presenza del Santuario, come ci riferisce la Soprintendenza con il suo vincolo archeologico. Negli anni scorsi sul pianoro sono state rinvenute alcune monete, che raffigurano una conchiglia con tre delfini ed altre della Zecca di Irnthi con un toro con volto umano detto “ androprosopo ” risalenti al IV-II secolo a.C.

L'ultimo ritrovamento che potrebbe confermare un Santuario Ellenistico sul posto, è il rinvenimento da parte mia di un pendaglio in bronzo raffigurante una mano con il mignolo lungo, attestato alla divinità Mercurio, Dio dei ladri e viaggiatori. Nell'anno 1901, in località Paterno durante i lavori di scavo, per l'estrazione del tufo nella cava del signor Carmine Sica, viene trovata una necropoli risalente alla prima epoca cristiana ove emergono diversi reperti archeologici, e il professore Giuseppe Cosenza dell'Accademia di archeologia lettere e belle arti dell'Università di Napoli, intervenuto sul luogo perché amico della famiglia Calvanese pubblica la scoperta sul “Rendiconto dell'accademia di archeo­logia, lettere e belle arti di Napoli” anno XVI Gennaio - Aprile 1901 ".

Il sito archeologico è vincolato il 17 luglio 1989 con decreto Ministeriale ai sensi della legge n. 1089 del 1.6.1939 sulla tutela delle cose di notevole interesse storico, artistico e archeologico: considerato che nel Comune di Castel San Giorgio in provincia di Salerno, nel suolo distinto in catasto al fg. 7, partita 4413, particella n. 3 intestata a Orefice Alba nata a Nocera Inf. Il 18,1,1925 è stata individuata l'area di un Santuario di età preromana di cui è affiorato materiale del IV- III sec. a. C., ed inoltre avanzi di costruzioni posteriori di notevole interesse archeologico. Firmato P. il Ministro, il Sottosegretario di Stato F. Spitella.

Sempre in riferimento alla stessa legge il 17 luglio 1989 il Ministero per i Beni culturali vincola tutta l'area perimetrale del Santuario denominata Fractanova: considerato che nel territorio del Comune di Castel San Giorgio, esiste una vasta zona interessata dai resti di un circuito murario, in pietra locale e malta, dotato di torri parzialmente conservatesi nell'alzato, e da abbondante cocciame affiorante sia a vernice nera che di età medievale.

 

Il PASSO DI ANNIBALE

 

Il Passo dell'Orco o di Annibale, o Campanile dell'Orco riveste un ruolo di primo piano nelle vicende storiche nelle quali furono coinvolte le regioni circostanti, fin dal tempo degli antichi Romani. La strada transitava sotto un rudere o mausuleo in pietra a circa 4 metri, il quale poteva essere inizialmente una torre di controllo sulla via sottostante. In quel tempo l'unica via militare che collegava Roma alla città di Nocera e il meridione era l'antica Popilia che passava dal Passo dell'Orco, dove dal 216 a.C. Annibale si diresse e distrusse la Romana Nuceria. Il cippo appare come un rudere a forma di parallelepipedo, alto circa quattro metri, sulla roccia che, a sua volta sovrasta la strada sottostante. La posizione e la sua forma lascerebbero pensare ad una torre di controllo sulla via sottostante, il cui tracciato non deve essere troppo diverso da quello dell'antica via di Annibale. Studi archeologici della Soprintendenza hanno ipotizzato il rudere come un monumento funerario .

Il sito archeologico viene vincolato il 12 gennaio 1982 con decreto Ministeriale ai sensi della legge n. 1089 del 1.6.1939 sulla tutela delle cose di notevole interesse storico, artistico e archeologico: considerato che nel territorio del Comune di Castel San Giorgio, esiste un importante mausoleo chiamato “Campanile dell'Orco”, a pianta quadrata con nicchie nella parte alta, risalente al periodo frat il I sec. a.C. inoltrato e il I sec.d.C., considerato l'estremo interesse archeologico che il predetto complesso riveste, in quanto unico esempio di monumento del genere conosciuto nell'antico territorio nocerino.

 

L'ACQUEDOTTO AUGUSTEO

L'opera più importante e visibile del nostro territorio sangiorgese è senza dubbio l'Acquedotto Augusteo (3) , di notevole interesse archeologico e di studi da parte dell'Architetto Felice Abate nel 1840 e nell'ultimo periodo anche di Ingegneri americani. Lungo il nostro territorio si possono ancora intravedere i resti dell'acquedotto nel tratto S. Croce (4) – Paterno, mentre ai piedi della Chiesa del SS. Salvatore, l'Abate ci dice che si trova cavato

(3) Nel 1840 veniva chiamato Acquedotto Claudio.

(4) Nella foto.

 

Nella foto in alto l'acquedotto Augusteo a S. Croce e g rafico dell'Arch. Felice Abate (1862)

in un banco di tufo , confermato da un pozzo o sfiato a circa 6 metri di profondita'. L'Acquedotto Augusteo Serino- Neapolis - Misenum nasce presso la sorgente Acquaro-Pelosi di Serino (AV), fu probabilmente costruito nel periodo compreso tra il 33 e il 12 a.C. quando Marcus Vipsanius Agrippa era curator aquarum a Roma. Esso rifornisce la flotta romana di Misenum ; soddisfa la crescente domanda dell'importante porto commerciale di Puteoli ; e rifornisce di acqua potabile le grandi città come Cumae e Neapolis . La lunghezza dell'intero Complesso Acquedottistico è di 145 km. L' acquedotto lungo il tratto citato è vincolato con decreto del 20/8/ 984 e 19/12/1985: considerato che nel territorio del Comune di Castel San Giorgio in località Casalnuovo e Vigna, esiste una vasta zona interessata dai resti di un acquedotto romano, che dalle sorgenti di Serino portava l'acqua a Nola, Atella, neapoli, Puteoli, costruito peraltro da un cunicolo in opus incertum rivestito di cocciopesto creato in età augustea e ritenuto la più lunga opera opera di tale tipo in Italia. Considerato che tali resti rivestono importante interessa archeologico ai sensi della citata legge del 1/6/1939, n. 1089 e si trovano nell'ambito degli immobili sottoindicati al foglio nr. 8 del Comune. Visto gli art. 1 e 3 della stessa Legge, Decreta gli immobili sopradescritti, contenenti i resti archeologici sopracitati ed individuati nell'unita planimetria, che fa parte integrante del presente decreto, sono dichiarati di importante interesse archeologico ai sensi della citata legge e sono quindi sottoposti a tutte le disposizioni contenute nella legge stessa.

 

 

per contattare l'autore gius.bene@libero.it

 

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