( Benevento)
LA FOCALENZIA
Ogni anno nonna Francesca riviveva la tradizione della " focalenzia", il fuoco purificatore legato alla figura di S.Antonio Abate. Verso la metà di dicembre lei e nonno Pasquale preparavano 'a leuna (la legna), e sistemavano i ceppi davanti alla casa.
L' ANTICA MASSERIA
Aspettavano, poi, tutti gli altri vicini per portarli sull "Aria", un grande spazio non distante dal terreno, per avviare la focalenzia. Ricordo l'atmosfera piacevole che la comunità contadina riusciva a creare spontaneamente:
NONNA FRANCESCA E NONNO PASQUALE
era una occasione per riunirsi attorno a quel grande fuoco per pregare,per fare " i cunti", per mangiare, per danzare.
LA_ FOCALENZIA
Alla fine di questa allegra festa, prima di tornare a casa, aiutavo nonna Francesca a raccogliere una buona quantità di cenere della focalenzia in un recipiente di rame . Quindi lei mi prendeva per mano e mi portava nel suo terreno chiamato "Verdecaro". Lì spargeva la cenere dicendomi che era di buon augurio per ottenere una terra più fertile.
CARNEVALE
Un altro emozionante e affascinante evento che aspettavo con ansia, era successivo alla focalenzia, e si concentrava nella settimana dal giovedì grasso al martedì grasso: il Carnevale.
Anch'esso era legato ai riti dell'agricoltura e al passaggio dall'inverno alla primavera attraverso danze tradizionali , ritmi sempre più crescenti e movimenti circolari e frequenti da parte di alcuni contadini mascherati. Un vero rito propiziatorio e un auspicio per raccolti abbondanti. Il frastuono delle danze e dei canti era finalizzato a risvegliare la terra.
Come in un sogno ricordo anche un fantoccio che veniva bruciato : " E' vierno ca more" - ( E' l'inverno che muore) mi diceva nonna. Morte e rinascita.
Inverno e Primavera. Il Carnevale segnava il passaggio tra i morti e i vivi; e il fantoccio, simbolo del Male, doveva essere bruciato per allontanare il vecchio dal nuovo, la cattiva stagione ( vierno) e l' invocazione della nuova primavera con i buoni raccolti.
LA PIGNATA
Durante il periodo della Quaresima la nonna preparava una pignata di creta piena di tantissime buone sorprese. Con l'aiuto del nonno l' appendeva ad un gancio di ferro per salumi, e poi bendava i miei occhi e quelli di mio fratello con due " maccaturi" ,( coloriti fazzolettoni usati come copricapo) e ci riforniva di laganaturo (matterello per stendere la pasta).
Lo scopo era quello di riuscire a colpire e a rompere la pignata ed esultare di gioia nello scoprire tutti i dolci contenuti all'interno,vivacizzati da tantissimi coriandoli. Il gioco aveva tradizioni antichissime e, per i miei nonni, anche un significato religioso : la pignata era il male che doveva essere sconfitto dal bastone, simbolo della virtù.
L'umano bendato rappresentava la fede che, anche se cieca, lottava contro il male e lo sconfiggeva. I dolcetti contenuti all'interno erano il premio per avere avuto tanta fede.
CIAMA' L'ERBA
Un rito analogo , propiziatorio del risveglio della terra,conosciuto come " andà a smarz", era tipico di alcune zone della Lombardia e vedeva protagonisti un gruppo di ragazzi, gli smarziroo .
Muniti di campanacci e di corni,camminavano lungo mulattiere di montagna facendo fracasso,scampanellando e suonando fino ad arrivare in paese.
Il rito aveva lo scopo di " ciamà l'erba" , ovvero di andare a suonare i campanacci per chiamare l'erba nuova e per dargliela da mangiare alle mucche.
Margherita Tirelli