La Storia Tra Sacro e Profano
MARATEA
LA_LEGGENDA_DELLE _SPOGLIE
DI _SAN _BIAGIO
Leóne III Isaurico imperatore d'Oriente
Stratego d'Oriente (n. Germanicea in Commagene 675 circa - m. 741), detto Isaurico da Teofane , da altri scrittori ritenuto siriaco, fu acclamato imperatore (717) in sostituzione di Teodosio III.
In un vasto piano di riforma volto a svecchiare lo stato e consolidare l'autorità imperiale vanno inquadrati i due decreti del 726 e del 730 che proibivano il culto delle immagini sacre, suscitando la lunga contesa iconoclastica.
L' Imperatore Leone III Isaurico , mosso sia da considerazioni di ordine pratico immediato (togliere un argomento all'incalzante propaganda musulmana che accusava di idolatria i cristiani) sia dalla preoccupazione della crescente influenza sulle masse popolari dei monasteri e dei monaci, presso i quali si trovavano immagini particolarmente e fanaticamente venerate.
I papi Gregorio II e Gregorio III protestarono, e quest'ultimo fece dichiarare la legittimità del culto delle immagini nel sinodo romano del 731.
In risposta, Leone III confiscò le rendite della Chiesa romana nei territori bizantini dell'Italia e ne sottopose le diocesi al patriarcato di Costantinopoli. Costantino V Copronimo , successore di Leone III, fu dapprima più prudente, ma, rafforzatosi sul trono, anch'egli fece proclamare il divieto delle immagini da un concilio ecumenico nel 754 (tenutosi nel palazzo imperiale di Hieria, nella periferia asiatica di Costantinopoli).
Ma il popolo e i monaci non si sottomisero, nonostante le misure violente dell'imperatore (distruzione delle immagini e delle reliquie e imposizione di rinunciare a esse, con giuramento, 764).
Mitigò alquanto la persecuzione Leone IV ; successivamente l'imperatrice Irene , madre e reggente del giovane Costantino VI (780-798), si rivolse al papa Adriano I (785) chiedendo la convocazione di un concilio che a Nicea (787) definì la dottrina ortodossa riguardo le immagini. Tuttavia l'i. non terminò: Leone V l'Armeno , nell'813, riprese a perseguitare il culto delle immagini; e queste rimasero proibite sotto gli imperatori Michele II e Teofilo ; solo con l'imperatrice Teodora , deposto il patriarca iconoclasta Giovanni I, si ristabilì l'ortodossia (843) e si cominciò a celebrare, nella Chiesa bizantina, la ‘festa dell'ortodossia'.
In Occidente, con la Riforma, si manifestarono opposizioni al culto delle immagini che in talune località portarono alla loro distruzione.
PERTANTO PER EVITARE LA
«distruzione di tutte le immagini della Vergine e dei Santi, e, per di più, disseppellire i corpi dei Martiri per darli alle fiamme e disperderne le ceneri e la memoria»
intorno al VIII secolo, le spoglie mortali di San Biagio, partono da Sebaste in Armenia, per essere trasportate e messe in salvo a Roma.
PROBABILE TRAGITTO FATTO DALLE SPOGLIE DI SAN BIAGIO
In prossimità di Maratea il vascello che trasportava le sacre spoglie di San Biagio fu colto da una tempesta.
IL VASCELLO ERA IN FORTE DIFFICOLTA' AL LARGO DELL' ISOLA DI SANT' JANNI
( Santo Giovanni )
POCO DISTANTE DA MARATEA
L'EQUIPAGGIO ALLORA DECIDE DI APPRODARE SULL' ISOLOTTO
( poco distante dalla riva )
MARATEA IL MARE E' IN TEMPESTA
MARATEA ISOLA DI SANT' JANNI
IL VASCELLO APPRODA SULL' ISOLA DI SANT' JANNI
ED ECCO CHE INIZIA LA
LEGGENDA
E fu dunque appunto nel 732 che, come dice una costante tradizione, dall’alto dell’antica Maratea si vide in mezzo al mare, a poca distanza dalla costa, lottare con le onde una nave cui era difficile stabilire una rotta. Si vide in varie riprese avvicinarsi al lido, ma prima di giungervi era costretta allontanarsi per non infrangersi tra gli scogli. In qualche momento di bonaccia cercava riprendere il viaggio, ma una forza misteriosa sembrava trattenerla...
Sopraggiunta la notte, dal Monte cominciò a vedersi una luce sempre allo stesso punto, persistentemente; nè si muoveva dal luogo dove si era vista la nave durante il giorno.
Durante la giornata seguente non si vide nulla, quindi le supposizioni furono o che la nave avesse continuata la corsa o che si fosse infranta tra gli scogli ;
ma, nella notte, comparve nuovamente la solita luce... allo stesso punto...
I Maratei reciprocamente si animarono, e se non si mossero durante la notte, si mossero ben presto sul far del giorno.
Spinti dalla curiosità e dal desiderio di sapere quello che poteva essere accaduto,
alcuni di essi, armati di coraggio e non senza una certa misura di prudenza,
giunti ad una località boscosa, a passi lenti e quasi trattenendo il respiro, si accinsero a fare la comparsa...
Si dica pure che tutto quanto abbiamo detto sin qui sia tutta una leggenda, ma si sappia pure che la leggenda è la storia dei tempi che non hanno storia........
Non è cosa troppo facile dire dello incontro tra i pochi curiosi scesi dal monte e la gente sconosciuta trovata sul posto, sull'isoletta di Santoianni (Santo Giovanni) o sulla terra ferma, a breve distanza; ma è certo che da ambo le parti dovette maturarsi una fiducia scambievole ; e quando si fu formata quella sicurezza che elimina ogni dubbio e ogni parplessità, si ebbe rincontro che non fu altro se non la tranquillante conseguenza di una incerta e terribile attesa nel luogo più solitario e più pauroso che allora vi sia stato !
Fu quella la pagina aurea, eminentemente storica che fu incisa a caratteri sfolgoranti, e che doveva per sempre serbare la data più memoranda, l' avvenimento più glorioso nel cuore di coloro che ebbero la felicità di essere presenti in quel momento, data e avvenimento sempre nuovi nella mente e nel cuore di tutte le generazioni !
CROCE SULL' ISOLOTTO DI SANTO JANNI
Dopo dodici secoli, il racconto si tramanda ancora di padre in figlio con il medesimo entusiasmo, con la stessa fede, attraverso quella stessa luce che splendette sull’isoletta, dove oggi troneggia la Croce per dire: qui fu accolta quale prezioso tesoro la Sacra Urna contenente il Torace del Santo Vescovo di Sebaste, S. Biagio.
L’incontro prodigioso era dunque avvenuto tra i discendenti di quella gente che in tempi lontani aveva avuto la medesima patria, le medesime credenze, i medesimi costumi, il medesimo linguaggio ; e se una volta i Maratei nel portarsi verso queste parti avevano seco portato dalle terre orientali i simulacri della loro falsa religione, questa seconda volta, in pieno cristianesimo, i lontani discendenti portarono un nobile Tesoro !
E’ lecito pensare che al primo gruppo delle persone che scesero al mare seguirono altri gruppi ancora più folti sia per vedere da vicino che cosa fosse accaduto sia per salvaguardare i primi; naturalmente, intorno all’urna del Martire si formò un popolo che, nel colmo della letizia e della commozione, devotamente e spontaneamente si prestò al trasporto della Sacra Urna sulla cima del Monte.
Essa fu riposta nella navata grande a destra di chi entra ; in seguito fu murata all’altezza di un metro, e al di sopra fu lasciato un piano d’altare.
Non sappiamo per quanto tempo fu lasciata così; ma è certo che fu rinchiusa da una cancellata da tutti i lati,
come si può osservare ancora oggi nella basilica di Aquileia, dove i santi Ermagora e Fortunato sono rinchiusi in una robusta gabbia di ferro.
1927 - 1941
Per quanto tempo rimase in tale stato, non si sa, certo che in una seconda ripresa fu tolta la gabbia, e allo stesso posto fu edificata una cappella larga circa due metri quadrati, nel 1619, Filippo IV re di Spagna, di Napoli e delle Due Sicilie ornò questa piccola cappellina con colonne corinzie di color bluastro, sostenute da basi di marmo bianco col rilievo degli stemmi di Spagna e di Maratea ed architrave di pietra nera lucidata.
CAPPELLA SAN BIAGIO 1927 - 1941
URNA CON LE RELIQUIE DI SAN BIAGIO
URNA CON LE RELIQUIE DI SAN BIAGIO
Nel 1619, Filippo IV re di Spagna, di Napoli e delle Due Sicilie, in seguito al miracolo ottenuto dell’immediata e completa guarigione della gola, per grata riconoscenza volle ornare il Sacello del Santo con colonne corinzie di color bluastro, sostenute da basi di marmo bianco col rilievo degli stemmi di Spagna e di Maratea ed architrave di pietra nera lucidata, Sulle pareti rimasero le decorazioni in stucchi
Nel 1622, lo stesso monarca spagnolo Filippo IV, con real carta concedeva la nomina regia alla Cappella del Santo.
La Chiesa di questa antica Maratea, di cui noi abbiamo seguito tutte le fasi lungo i secoli, diventa il cuore del popolo !
( testo estratto da : Mons. D. Damiano )
( " MARATEA - nella storia e nella luce della fede - 1965 " )