CATTOLICI_ E _ARMENI COMUNE PROFESSIONE DI FEDE IN GESU' Il contenzioso cristologico risaliva al Concilio di Calcedonia di Andrea Lonardo (tratto da Roma-sette, Supplemento di Avvenire del 9 febbraio 1997)
“Con l'antica Chiesa di Armenia esisteva un contenzioso cristologico risalente al Concilio di Calcedonia (451), cioè ad oltre 1500 anni fa. Incomprensioni teologiche, difficoltà linguistiche, diversità culturali avevano per tutti questi secoli impedito un vero dialogo. Il Signore ci ha concesso, con nostra profonda gioia, di confessare finalmente insieme la stessa fede in Gesù Cristo vero Dio e vero uomo. Di Lui, nella Dichiarazione comune, abbiamo riconosciuto che è “Dio perfetto nella sua divinità, uomo perfetto nella sua umanità; la Sua divinità è unita alla Sua umanità nella Persona dell'Unigenito Figlio di Dio, in una unione che è reale, perfetta, senza confusione, senza alterazione, senza divisione, senza forma di separazione alcuna”. Ora, per la prima volta dopo quell'evento, nell'anno di preparazione al Giubileo dedicato all'approfondimento della persona e dell'opera di Gesù Cristo, una comune professione di fede cristologica viene espressa dalle due Chiese, che pure restano in una comunione non ancora totale. Questo accordo va ad aggiungersi agli altri con le cosiddette “antiche Chiese d'Oriente” che il Papa Giovanni Paolo II ha sintetizzato nel numero 62 della sua enciclica “Ut Unum sint”: “Dal Concilio Vaticano II in poi, la Chiesa cattolica, con modalità e ritmi diversi, ha riallacciato fraterne relazione anche con quelle antiche Chiese dell'Oriente che hanno contestato le formule dogmatiche dei concili di Efeso e di Calcedonia. Tutte queste Chiese hanno inviato osservatori delegati al Concilio Vaticano II; i loro Patriarchi ci hanno onorato della loro visita e con essi il Vescovo di Roma ha potuto parlare come a dei fratelli che, dopo lungo tempo, si ritrovavano nella gioia. “La ripresa delle relazioni fraterne con le antiche Chiese dell'Oriente, testimoni della fede cristiana in situazioni spesso ostili e tragiche, è un segno concreto di come Cristo ci unisca nonostante le barriere storiche, politiche, sociale e culturali. E proprio per quanto riguarda il tema cristologico abbiamo potuto dichiarare insieme ai Patriarchi di alcune di queste Chiese la nostra fede comune in Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. Papa Paolo VI di venerata memoria aveva firmato delle dichiarazioni in questo senso con Sua Santità Shenouda III, Papa e Patriarca copto ortodosso; e con il Patriarca siro-ortodosso d'Antiochia, Sua Santità Jacoub III. Io stesso ho potuto confermare tale accordo cristologico e trarne delle conseguenze: per lo sviluppo del dialogo con il Papa Shenouda, e per la collaborazione pastorale con il Patriarca siro d'Antiochia Mar Ignazio Zakka I Iwas.
Oggi infatti possiamo affermare di avere la stessa fede in Cristo, allorché per lungo tempo essa è stata causa di divisione tra di noi”. Tenendo conto delle formulazioni teologiche differenziate, abbiamo così potuto professare insieme la vera fede in Cristo”. Noi ci uniamo alla lode che è stata espressa al termine della firma della dichiarazione, sottoscritta il 25 gennaio 1997:
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