Gerardo Alfano fratello maggiore di Giulio
LA CRONACA CONTINUA CON IL RICORDO DI GIULIO DOPO IL CARCERE
( a cura del nipote Dott. Gerardo Alfano )
Le vicissitudini di Trieste segnarono in maniera indelebile la psiche di Giulio. Di ritorno al paese natìo dopo la detenzione, interpretò la sua vita come Robin Hood. Chiunque gli chiedeva qualcosa, avendone bisogno, lui glielo procurava, a volte in modo illecito.
A un compaesano, che non poteva procurarsi il pasto per la famiglia, gli portò un pollo sottraendolo dal pollaio di mio nonno Gerardo, che era il fratello maggiore. Un altro amico, certo Antonino Lanzara di Roccapiemonte, si lamentava che non poteva raggiungere il posto di lavoro, faticosamente trovato, perché non aveva una bicicletta. Giulio gliela procurò sottraendola con un raggiro ai fratelli Supino di Nocera Inferiore, che avevano un negozio di biciclette.
Per questo reato fu condannato a 5 mesi di reclusione e 700 Lire di multa. Condanna che non fu mai eseguita perché Giulio scappò a Marsiglia. Era il primo Giugno 1907.
Girò mezza Europa imparando molte lingue.
Morì a Roma colpito da un proiettile vagante o intenzionalmente sparato nel 1910 o 1911. Mio nonno Gerardo, che era un maestro scalpellino, istruito, educato, dedito al lavoro e alla famiglia, cercò di riportarlo sulla retta via, senza riuscirvi.
Pur ritenendolo uno scapestrato gli voleva bene. Tanto che nel 1911, quando la moglie partorì una femminuccia, la chiamo Giulietta.
FINE DEI CAPITOLI