Lanzara Storia
BREVE STORIA DI SANTA MARIA A CASTELLO
a cura di Gaetano Ricciardelli
NASCITA DELL' EREMO
Nel 1200 l'Abate Giovanni dell'Abbazia di Materdomini , sui resti del Castello di Fossalupara fondò l'Eremo , per creare un luogo di riposo, di ritiro spirituale e di preghiera per i suoi monaci benedettini (detti anche preti bianchi).
Per incrementare il culto ed il mantenimento dell'Eremo, i monaci, fecero concedere dall'Arcivescovo di Salerno 40 giorni di indulgenza a chi portasse, li sopra un'elemosina.
Nel 1578 quando il Pontefice abolì la comunità dei Benedettini, affidò l'Eremo alla cura dei Francescani Conventuali (che risiedevano in quel tempo nel convento di Sant'Antonio di Padova in Nocera Inferiore ) forse perché essendo più vicini all'Eremo potevano attendere meglio al suo mantenimento ed alla sua ufficiatura.
ARCHITETTURA DELLA CHIESA
La chiesa, restaurata nel 2015, è a pianta rettangolare, coperta con volta a botte policentrica. Sulle pareti laterali vi sono due altari in stucco di gusto barocco, preceduti da un gradino. Barocco, del resto, è tutto l'apparato decorativo, con cornici aggettanti e volute. Il pavimento è a riggiole napoletane in maiolica bianca, blu e marrone.
Sull'altare Maggiore racchiusa in una nicchia ottocentesca si trova l'affresco trecentesco, dell'icona della Madonna del Castello seduta su una sedia con il Celeste Bambino tra le braccia.
L'esterno della chiesa è semplice: presenta un portale centrale rettangolare in pietra; l'intonaco liscio sulla facciata principale e frattazzato su quella laterale.
Il tetto a capriata è costituito da una volta a botte, la linea di colmo, con chiave di volta, rialzata di forma cubica (anno 1904) che sorregge la croce con terminazioni trilobe.
Alla chiesa è addossato un campanile a pianta quadrata, in muratura di tufo duro di Nola.
LA MADONNA DEL CASTELLO
Questo autentico capolavoro di arte trecentesca che nel corso dei secoli è stato nascosto da altre immagini sovrapposte dipinte da mani inesperte, ha rivisto la luce nell'anno 1947 .
L'artista romano prof. Canale, trovandosi a restaurare le pitture del soffitto della chiesa di Materdomini, durante una visita all'Eremo, si accorse che al disotto di quei dipinti eterogenei, vi era ancora conservato il capolavoro originario.
Il lavoro di restauro fu iniziato dallo stesso professore e portato a termine qualche anno dopo da padre Stefano Macario altro esperto in materia.
L' ANTICA CAPPELLA DI SAN GREGORIO
E' da ritenere che per mantenere le relazioni diplomatiche con lo Stato Pontificio, il principe Arechi II contemporaneamente con la costruzione del castello fece edificare una Cappella in onore di San Gregorio da poco tempo innalzato agli onori degli altari ed appellato Magno per la santità, la dottrina e per le grandi opere di apostolato.
Tuttora è possibile intravedere sui pezzi di intonaco rimasti, i segni delle pitture che un tempo probabilmente adornavano le pareti e i resti dell'altare all'altezza del pavimento.
LA CAPPELLA APERTA
E' ubicata in fondo al sagrato.
All'interno vi è un dipinto su legno raffigurante la Madonna con Bambino del 1938 del pittore P. Maiorino.
LE ISCRIZIONI SU PIETRA CALCAREA
Dall'incisione si può capire che un tale D. Pietro Guardiano o Priore dei frati che allora erano i conventuali fece costruire in quel posto nell'anno 1586 la foresteria antica (l'attuale fu costruita in un secondo tempo a seguito della trasformazione subita dell'eremo).
Questa iscrizione offre la prova evidente che in quell'epoca l'Eremo era abitato dai monaci. Infatti è noto che la foresteria servisse per accogliere i forestieri ai quali era proibito entrare e trattenersi nell'attiguo Convento riservato ad esclusiva abitazione dei monaci.
Una delle iscrizioni manca della metà perché scritta su due pietre di cui una andò perduta.
Quella esistente riporta le parole in latino che rivelano il nome del pio eremita Giuseppe Nardinocchi (morto il 28 luglio 1789 all'età di 80 anni) che restaurò la cappella probabilmente nella seconda metà del 1700 : “ Frater Joseph Nardinocchi , a Marca Anconitana, pius aeremita hanc Ecclesiam restauravit anno … ”