Portale del palazzo De Caro. In pietra calcarea locale con arco a tutto sesto e stemma al centro dell'arco. In questo palazzo Carmine De Caro visse per un periodo di tempo non molto lungo. Infatti fu arrestato nel 1925 per la sua attività politica nel partito comunista, che nonostante non fosse ancora formalmente fuorilegge, era di fatto un partito clandestino. Nel 1926 fu condannato al confino, ma riuscì a scappare in Francia. Qui collaborò con il grande architetto e urbanista francese Le Corbusier e rimase influenzato dalle sue teorie sull'organizzazione delle città. Nel 1930 fu arrestato alla frontiera e inviato al confino a Ponza. Sull'isola si ammalò di tubercolosi e per le gravi condizioni di salute fu liberato nel 1937. A casa stette poco perché dovette ricoverarsi al sanatorio di Curteri, dove morì il 30 agosto 1939.
Palazzo De Caro. Si trova a Castel San Giorgio capoluogo. Fu ristrutturato da Giuseppe De Caro, scalpellino e poi imprenditore edile. Il figlio Carmine, nato il 23-9-1895, fu un antifascista di primo piano in provincia di Salerno. Egli studiò a Napoli e divenne Perito agrimensore. Ben presto frequentò lo studio dell'ingegnere Amedeo Bordiga, il primo segretario del Partito Comunista d' Italia, e ne fu stretto collaboratore. Dopo la prima guerra mondiale aprì la Camera del lavoro sul Pendino Scarano di Castel San Giorgio. Dovunque c'era da difendere i lavoratori stava in prima fila. Con l'avvento del fascismo la sua attività politica divenne più intensa, ma dovette operare in clandestinità. Il 20 gennaio 1925 organizzò una riunione di antifascisti sulla collina del Salvatore, ma qualcuno fece una soffiata alla polizia, che si recò sul posto arrestando 17 persone. Successivamente la riunione fu tenuta nelle campagne di Cava de' Tirreni. Nel salernitano, insieme agli amendoliani, furono i comunisti quelli che riuscirono a creare maggiori grattacapi alle istituzioni e ai fascisti